Doppio taglio del tradizionale nastro inaugurale all’EUR, in particolare al Museo delle Civiltà, istituito nel 2016, che ha il compito di conservare, studiare e promuovere le collezioni anche di altre strutture. Dipende finanziariamente dalla Direzione Generale dei Musei del Ministero della Cultura, ma gode di una autonomia speciale. Nell’occasione sono stati riaperti e riattivati i vasti e luminosi spazi del Palazzo delle Scienze e di quello delle Arti e delle Tradizioni Popolari, posti uno al cospetto dell’altro in piazza Guglielmo Marconi. Gli edifici erano stati costruiti per l’Esposizione Universale di Roma del 1942. Ad illustrare l’imponente collezione conservata negli almeno 80 mila metri/quadrati del Museo, oltre due milioni fra opere, documenti e oggetti di ogni epoca, ha pensato il direttore Andrea Viliani accompagnato dal responsabile dei Musei Massimo Osanna. Viliani ha annunciato che, al di là dell’attuale esposizione, è in corso un vero e proprio ammodernamento generale con nuovi sistemi di ricerca, catalogazione, archiviazione, digitalizzazione, comunicazione e disseminazione, in modo da condividere con i visitatori e con gli altri luoghi d’arte italiani nuove conoscenze, esperienze e narrazioni. Le collezioni originali arrivano dalla condivisione con il Museo Preistorico Etnografico ‘Luigi Pigorini’ e con quelli d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’, dell’Alto Medioevo, delle Arti e delle Tradizioni Popolari, dell’ex Coloniale e, dalla fine dell’anno, anche con l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in passato Real Servizio Geologico d’Italia. Il saluto di benvenuto ai visitatori da parte degli allestimenti, comunque “ancora parziale”, è lo ‘Schiaccianoci’, minuscolo strumento musicale, testimonianza del XVIII secolo, preferito nell’ancora incalcolabile e incredibile campionario dall’artista Bruna Esposito, impegnata, fra l’altro, in una mostra a Napoli. E, poi, il suggestivo e spettacolare tour, fra passato remoto e prossimo, continua con alcuni attrezzi d’epoca, simboli, sempre affascinanti e articolati, del Made in Italy, ma anche l’occorrente per il faticoso lavoro dei campi o dell’impegno praticamente quotidiano dei pescatori. Materiale avvolto e confuso fra i costumi delle feste con tanto di carri, le ‘macchine’ e i trespoli da mostrare nel giorno dei santi patroni cittadini e delle infinite professioni che hanno caratterizzato nei secoli le varie zone della nostra penisola. Alcuni angoli sono riservati anche ai giocattoli, ai ‘suoni della tradizione’, agli ‘spettacoli e ai giochi di piazza’, al ‘teatro di figura’, ai ‘carretti siciliani e romani’, al trasporto con le slitte, ai presepi, alla mobilia e ai modelli delle case, moderne, mix di fattorie e alloggi di Puglia, Toscana e Trentino Alto-Adige. Altri pannelli sono destinati agli inquietanti casi di presunta degenerazione genetica risalenti allo scorso secolo. “Cenci e cocci che venivano ammassati per essere dispersi eliminando una parte apparentemente significante delle realtà, usi, costumi e attività del nostro Paese”, ha sottolineato Viliani. E anche in questo modo, raccogliendo e conservando quel materiale che sarebbe andato disperso, è diventato voluminoso il catalogo da offrire all’interesse dei frequentatori del Museo. Al di là della piazza dell’EUR con vista sul Laghetto e il Palazzo dei Congressi, appare un altro scenario di vistosa attrattiva sempre inglobato nel Museo delle Civiltà. Il Palazzo delle Scienze abbellisce e arricchisce il panorama delle opportunità per ingrandire il personale bottino culturale, di conoscenza e, perché no?, di curiosità. “All’ingresso sarà esplorato anche il rapporto fra il Museo e la storia del quartiere dell’EUR con l’esposizione, fra l’altro, di alcuni oggetti appositamente selezionati e restauratori”, ha aggiunto Viliani. Le collezioni esposte, che raggruppano testimonianze dell’intero pianeta terracqueo, appartenevano al Museo Nazionale d’Arte Orientale, a quello dell’Alto Medioevo trasferito nel 1967, all’Africano e al Preistorico Etnografico, inaugurato dall’archeologo Luigi Pigorini nel 1876 in un’ala del Palazzo del Collegio Romano, in cui erano custodite anche le raccolte preistoriche dell’espositivo Kircheriano, una delle più affascinanti ‘camere delle meraviglie’ premoderne. E alle sezioni di geo-paleontologia e lito-mineralogia dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale. Tre livelli espositivi sia in verticale che in orizzontale, con una miriade di vetrine, immagini, pannelli informativi e oggetti di ogni tipo, era, materiale e radice e fonte geografica impreziosite da collaborazioni internazionali, fra cui della brasiliana Maria Thereza Alves, del congolese Sammi Baloloj e della colombiana Gala Porras-Kim con il MAO, il Museo d’Arte Orientale di Torino. Mostre, collaborazioni, interventi di restauro e di riqualificazione: l’attività è ampia e di molteplici interessi, ma anche di ‘Prove di stampa’, la nuova identità grafica progressiva del Museo coordinata da Vittoria Pavesi e curata dal collettivo editoriale Nero. È il ponte anche per il progetto ‘Preistoria? Storia dell’Antropocene’. All’ultimo piano, infatti, è possibile passare in rassegna numerosi ritrovamenti, ricostruzioni e riproduzioni dell’appassionante storia del pianeta e dell’umanità. Il Museo delle Civiltà, ingresso ai civici 8 e 14 di piazza Guglielmo Marconi, è visitabile dal martedì alla domenica fra le ore 8 e le 19. È facilmente raggiungibile sia con i bus romani dell’ATAC che con i convogli della metro ‘B’ dalla stazione ‘EUR Fermi’.
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