
Assemblea dell’ANBI con all’ordine del giorno i cambiamenti climatici, fra alluvioni e siccità e il piano per evitare la dispersione e per conservare l’acqua
Acqua. Acqua. Acqua. Acqua da cercare. Acqua da conservare. Acqua da utilizzare. Fondamentale per le esigenze domestiche, per le coltivazioni agricole, per gli allevamenti zootecnici, per la produzione industriale e per la vegetazione. Il prezioso liquido è stato il filo conduttore dell’Assemblea dell’ANBI, l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, promossa nella capitale, a cui hanno aderito i rappresentanti delle istituzioni, delle amministrazioni pubbliche locali, della Chiesa, degli enti e delle aziende, delle forze dell’ordine e di sicurezza, delle università e delle associazioni degli agricoltori. L’acqua, ‘la medesima può sostenere o affondare una nave’ recita un proverbio orientale e visti gli effetti dei cosiddetti ‘cambiamenti climatici’, ha affiancato un altro importante tema che l’ANBI ha posto al centro del generale interesse e riguarda le scelte dopo il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
“Il nostro Paese sarà chiamato inevitabilmente a una progettazione a lungo termine per migliorare le generali condizioni”, ha rilevato il presidente Francesco Vincenzi, che ha anche sottolineato come “il 41% dei progetti presentati dall’ANBI sono stati approvati e finanziati”. L’obiettivo è la conservazione dell’acqua con la realizzazione di almeno diecimila invasi utili sia al settore agroalimentare”, ma che potrebbero diventare anche un’attrazione turistica, ha commentato il direttore generale Massimo Gargano.
Attualmente ad allarmare sono soprattutto le condizioni climatiche di questa ennesima stagione stravagante con le regioni del nord impegnate a contenere gli effetti delle piogge torrenziali e quelle meridionali sprofondate in una carenza di acqua che ha costretto alcuni allevatori siciliani addirittura “ad abbattere gli animali per l’impossibilità di garantire la sopravvivenza”. Sull’isola, infatti, “quasi il 70% della superficie” è afflitta da una drammatica siccità, ma anche “altre regioni rischiano una medio-alta vulnerabilità ambientale, fra cui il Molise, la Puglia, la Basilicata, la Sardegna, la Campania, l’Abruzzo, l’Umbria, le Marche e l’Emilia-Romagna”. Le principali produzioni colpite sono state quelle dei cereali, degli ortaggi e della frutta, oltre, naturalmente, gli allevamenti di bovini, caprini e ovini.
All’annuale incontro hanno preso parte almeno trecento delegati in rappresentanza dei 143 consorzi, che gestiscono 231 mila chilometri di canali, oltre 960 impianti idrovori, 342 per la produzione di energia idroelettrica e 110 fotovoltaici. Oltre 3 milioni e 500 mila sono gli ettari irrigati. L’85% del Made in Italy agroalimentare è irriguo.
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha garantito un Piano per una visione a medio-lungo periodo con un investimento complessivo di quasi 13 miliardi di euro e l’imminente attivazione dei progetti. L’obiettivo è di aumentare la quota dell’acqua piovana raccolta, al momento all’avvilente 11% e di limitare la dispersione dalle tubature che, mediamente, ancora supera il 40%. “Roma, attraverso gli interventi dell’ACEA, è scesa nel 2023 al 28,7%”, ha rivelato l’assessore ai Lavori Pubblici e alle Infrastrutture dell’amministrazione comunale Ornella Segnalini, che ha anche annunciato una seconda struttura per l’acqua potabile e confermato l’organizzazione nella capitale del primo Forum Euromediterraneo sull’Acqua nel 2026, “dove”, ha precisato Maria Spena, presidente del Comitato ‘One Water’, “saranno presenti almeno 43 paesi”.
Il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario di Governo alla ricostruzione nei territori di Emilia-Romagna, Marche e Toscana colpiti dall’alluvione ha ribadito “l’importanza dell’agricoltura di montagna, che rappresenta un presidio per l’ambiente di quelle aree e facilita la cura, la manutenzione e la protezione del suolo”.
“Preservare le riserve del pianeta a difesa della casa comune”, ha ricordato il presidente della CEI, la Conferenza Episcopale Italiana, Matteo Maria Zuppi. Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani ha comunicato che “l’acqua sarà al centro dei due appuntamenti del G7 in programma a Pescara e in Calabria”. Sulle variazioni climatiche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha affermato che “i gestori dell’acqua in Italia sono quasi 2 mila e 300” e che in alcuni casi sarebbe opportuno utilizzare quella depurata “quando è garantito il livello di sicurezza e” non sempre quella potabile, di falda.
Sull’argomento è stato eloquente Fabrizio Palermo, l’amministratore delegato dell’ACEA, sull’attuale utilizzo “delle acque reflue, solo il 4%, ma la quota potrebbe salire almeno al 22% e valutare il riuso più volte della stessa”. Altra questione: la mancanza “di collegamenti nazionali o almeno interregionali degli acquedotti come avviene per il gas e per il settore elettrico”.
La realizzazione dei bacini, ma “anche la manutenzione di quelli esistenti, la certificazione della qualità delle acque reflue e il superamento della disparità fra zone cittadine ed interne della nostra penisola’ sono stati fra i rilievi dei presidenti della Coldiretti e della Confederazione Italiana Agricoltori, Ettore Prandini e Cristiano Fini.
Nel 2024, fino ad oltre metà giugno, per la crisi climatica sono stati segnalati dall’ESWD, l’European Severe Weather Database, 805 eventi estremi, fra cui una decina di valanghe, 506 nubifragi, 184 grandinate anomale con chicchi di almeno 2 centimetri, 84 trombe d’aria e 24 fulmini dannosi, che hanno causato perdite per il settore agricolo e disagi nei territori anche alle abitazioni delle zone coinvolte.