Una penisola dall’aspetto contrapposto. Al nord surplus di acqua per le intense piogge, nel meridione, invece, da tempo è scattato l’allarme per la siccità
“Se le condizioni meteorologiche non dovessero cambiare fra tre settimane in Sicilia sarà disponibile solo l’acqua potabile per le necessità domestiche”. L’allarmante situazione è stata rappresentata dal direttore generale dell’ANBI, l’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue, Massimo Gargano, in relazione ai dati raccolti dall’Osservatorio sulle Risorse Idriche. I cosiddetti ‘cambiamenti climatici’ non rappresentano più un’emergenza, ma sono una realtà consolidata e “l’ANBI da tempo ha segnalato questa problematica collegata all’acqua” per la continua ascesa delle temperature e per la prolungata “insufficienza di infrastrutture adeguate per il contenimento e la preservazione del” prezioso liquido, ha completato lo scenario il presidente Francesco Vincenzi.
L’Italia è praticamente divisa in un paio di macroarea, il nord stracolmo di acqua per le abbondanti e costanti piogge anche in queste settimane estive e il meridione assetato. Una realtà completamente ribaltata rispetto allo scorso anno dove nei torrenti del settentrione era possibile camminare, in quanto completamente asciugati e il sud sommersa con i ripetuti e violenti acquazzoni. Dall’ottobre del 2023, ad esempio, in Veneto è stata registrata una quantità di pioggia maggiore del 53% rispetto al periodo precedente. Nello scorso arco di tempo in Sicilia è stato segnalato un -22%.
I diversi aspetti sono ancora più evidenti allargando la mappa, con il Piemonte, +44% e la Lombardia, +45,1% di precipitazioni e riserve cariche e la Basilicata e la Puglia, rispettivamente con -47% e -63% di disponibilità negli invasi rispetto al 2023. -50% anche per la Sicilia, dove, fra l’altro, alcuni allevatori sono stati costretti ad abbattere i grandi mammiferi in quanto impossibilitati al sufficiente mantenimento. Su alcune zone dell’isola l’approvvigionamento idrico è garantito attraverso l’antiquato, ma necessario sistema delle autobotti. In questa situazione emergono le generali carenze infrastrutturali, l’assoluta mancanza di manutenzione per i bacini di contenimento e per migliorare la rete distributiva in cui sono segnalate dispersioni da record, i rimpalli delle competenze per le dighe e l’indisponibilità di utilizzo dei dissalatori. Più volte si è sentito che la Sicilia “non sa mantenere l’acqua”.
Solo il 21 e il 22 luglio l’ESWD, l’European Severe Weather Database, ha rilevato, nel nostro Paese, 54 eventi estremi, fra cui 18 raffiche di vento forte, 14 grandinate anomale, 12 nubifragi e 10 trombe d’aria. “L’allarme-siccità riguarda oltre la metà dei territori di Sicilia, Puglia, Basilicata e le zone della Calabria, della Sardegna e di una fascia di confine dell’Abruzzo con le Marche. La disponibilità sempre minore condiziona anche l’irrigazione delle coltivazioni e l’abbeveraggio degli animali ed è causa di danni rilevanti agli agricoltori e agli allevatori. Le difficoltà potrebbero estendersi anche al settore turistico.
Cereali e ortaggi sono le varietà maggiormente colpite, ma anche oliveti, frutteti e vigneti con la vendemmia del 2024 addirittura anticipata in alcune zone della nostra penisola. L’agroalimentare è il riferimento del Made in Italy e della cosiddetta ‘dieta mediterranea’, che vale oltre 600 miliardi di euro con oltre 64 miliardi di export e almeno 4 milioni di occupati nel settore.
L’85% delle colture è irriguo e l’agricoltura è la più esposta alle condizioni climatiche. “Una inadeguata disponibilità idrica condiziona negativamente lo sviluppo socioeconomico e, soprattutto, l’agricoltura nei livelli quantitativi e qualitativi ottimali per competere sul mercato globale”. La crisi idrica è anche una minaccia per la coesione nazionale e sociale, in quanto amplifica i contrasti fra i diversi interessati, che diventano concorrenti, fra utilizzatori domestici, la produzione industriale e idroelettrica, la cura dell’ambiente, le coltivazioni e gli allevamenti.