Voglia di luce di Gabriella Mannina
Caro Nicola,
ad aprile mia sorella e mio cognato hanno deciso di ospitare una famiglia ucraina, in fuga dalla guerra. In assenza del padre (obbligato a rimanere in Ucraina, per la legge marziale) la mamma ed i suoi due figli – un ragazzo di 11 anni ed una bambina di 6 anni – hanno condiviso con noi tutta l’estate, prima a Roma e poi al mare a Sperlonga. Dopo i primi mesi la madre ed i due ragazzi – prima con i gesti e qualche parola di inglese, poi grazie alla maggiore dimestichezza acquisita con l’italiano – sono riusciti a comunicare sempre meglio. Tutti noi abbiamo cercato di creare intorno ai nostri ospiti un ambiente “protetto”, in grado di far dimenticare le angosce per il futuro ed i brutti ricordi della guerra. Gli scherzi, i giochi (specie con i due bambini), le battute e le risate sono riusciti nel miracolo, creando un clima sereno e (quasi sempre) spensierato. Era inevitabile, in questi momenti, pensare al clima che avresti potuto creare tu, caro Nicola, con la tua immaginazione, la sensibilità verso i bambini e la tua fulminea comicità, in grado di illuminare all’improvviso un momento di malinconia o di accendere una conversazione in difficoltà. Come non ricordare, ad esempio, quando – di fronte a due bambine che ti ascoltavano stupite ed ammirate – hai detto loro di non preoccuparsi per i compiti che avrebbero dovuto fare per il lunedì successivo? Le avresti giustificate tu, forte della tua carica di “preside dei presidi”. O quando assicuravi di essere un esperto nell’arte del sushi, mimando la manipolazione del riso e del pesce sull’apposita stuoia? Senza contare le smorfie, l’atteggiamento (falsamente) serioso, lo strafottente autocompiacimento (“… se non ci fossi io …”), gli inaspettati pensierini di Walt Disney con i quali ti presentavi agli amici… Ti ho pensato tanto e tante volte mi sei venuto in soccorso, suggerendomi “trovate” sempre nuove per rallegrare i nostri ospiti (“che cosa avrebbe fatto Nicola”?). Grazie ancora, Nicola, per questa formidabile “luce” che, a distanza di tanti anni, riesci ancora ad instillare nelle vita mia e di tanti altri (anche di quelli che non ti hanno mai conosciuto). E, come al solito, ti aspetto e mi manchi.
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