Le sculture di Siedlecki

‘Mvah Chà’. La mostra allestita al Pastificio Cerere di San Lorenzo, a Roma, con una quindicina di realizzazioni

Il mappamondo rotea lentamente alla ricerca delle aree testimoni delle creazioni di Namsal Siedlecki, il trentaquattrenne americano di Greenfield, nel Massachusetts, protagonista dell’esposizione ‘Mvah Chà’ allestita negli spazi dell’ex Pastificio Cerere di via degli Ausoni, nella zona di San Lorenzo. Una quindicina le realizzazioni visibili fino al prossimo 30 novembre, che hanno come riferimento soprattutto alcune grandi sculture bronzee datate 2019. La domestica sfera geografica leggermente schiacciata agli estremi verticali gira per individuare il laboratorio in Nepal, a Kathmandu. Nell’Oriente del mondo Siedlecki ha sperimentato e approfondito la particolare tecnica della fusione a cera persa nepalese utilizzata soprattutto per la produzione di modelli sacri.
La coinvolgente novità per l’americano ormai assiduo frequentatore della Maremma grossetana di Seggiano ha riguardato un altro aspetto, la malta ottenuta impastando l’argilla, le espulsioni viscerali dei bovini e la pula, il residuo della lavorazione del riso. L’esito è originale, figure dalle forme con confini indeterminati, sproporzionati e imprecisi, dall’espressione primitiva. Sui vari piedistalli, accanto alle strutture, Siedlecki ha posto oggetti di varia natura e interesse, fra l’altro alimenti, denaro, vegetali, come simbolo di offerta spirituale, se non addirittura religiosa. Quelle solidità potrebbero rappresentare anche un collegamento, forse estremamente azzardato, fra Oriente e Occidente.
L’iniziativa ospitata dalla Fondazione Pastificio Cerere e curata da Marcello Smarrelli, dal 2011 direttore artistico della struttura romana. L’occasione riguarda anche il progetto ‘Crisalidi’, i cui risultati sono stati mostrati in anteprima lo scorso gennaio al Museo nepalese di Patan. Il programma di promozione internazionale di arte contemporanea italiana è sospinto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo attraverso la direzione generale Creatività Contemporanea.
Il Pastificio è stato operativo dai primi anni dello scorso Novecento, in grado di rifornire la città con la produzione di farina e pasta di vari formati fino al 1960. La riconversione è stata sollecitata dalle sorelle Adriana e Felicina Ceci, che hanno concesso i locali ad alcuni giovani artisti. Era il 1973. La Fondazione è stata istituita nel 2005 attraverso l’intuizione di Flavio Misciattelli e l’allestimento della mostra ‘Residenti’. Uno dei primi importanti impulsi alla novità del quartiere romano è stata l’esposizione ‘Ateliers’ curata da Achille Bonito Oliva. Nelle sale dell’ex stabilimento hanno trovato l’opportuno riferimento gli studi di artisti, di grafica e comunicazione; atelier di moda; l’Accademia di ideazioni visive Rome University of Fine Arte e l’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata.

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