C’era una volta…

All’Ara Pacis mostra su Sergio Leone, protagonista del nuovo linguaggio anche nel filone del western

Dopo Parigi, Roma. La città dei bordi dell’esistenza e dell’attività, che, riconosciuta un po’ da tutti, ha portato a un rimodellamento “del linguaggio cinematografico, non solo fondato sulla sintesi, ma sulla dilatazione, sperimentando ogni possibilità delle inquadrature”. L’esposizione all’Ara Pacis è arricchita rispetto a quella proposta nella capitale francese, alla Cinémathèque Française, sia per i maggiori spazi a disposizione che per alcune testimonianze ritrovate. ‘C’era una volta Sergio Leone’ ricorda alcuni titoli dei suoi indimenticabili pellicole ormai passate allo storia del cinema. Meglio, scolpite nelle tavole dell’arte e della cultura del grande schermo.
La mostra a Roma, a un soffio dalle sponde del Tevere, segna anche i trent’anni dalla scomparsa datata 30 aprile 1989 e i novant’anni dalla nascita trasteverina, 3 gennaio 1929. L’allestimento, promosso da Roma Capitale attraverso l’Assessorato alla Crescita Culturale e la Sovrintendenza, è stato curato da Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, in collaborazione con Antonio Bigini e Rosaria Gioia. La mostra, che racconta l’universo dell’ideatore di una visione del western, è articolata in sei sezioni: ‘Cittadino del cinema’; ‘Le fonti dell’immaginario’; ‘Laboratorio Leone’; ‘C’era una volta in America’; ‘Leningrado e oltre’, il progetto incompiuto e ‘L’eredità Leone’. Parallelamente è stato pubblicato dalle Edizioni Cineteca di Bologna il volume, ‘La rivoluzione Sergio Leone’, griffato dalla coppia formata da Gian Luca Farinelli e Christopher Frayling.
Filmati; oggetti; foto; scritti e manoscritti; costumi; bozzetti; abiti di scena; disegni per le scenografie; modellini; armi come carabine, colt e revolver realizzate dalla ditta bresciana Aldo Uberti di Gardone Val Trompia e modificate dal giovane artigiano lombardo Edoardo Rampini, caratterizzano l’iniziativa sostenuta, fra l’altro, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, dal Ministère de la Culture francese, dall’Istituto Luce-Cinecittà, dal Centre National du Cinéma et l’Image Animée, dalla SIAE, dalla sezione Teche della Rai, dalla Leone Film Group e dalla Unidis Jolly Film.
Sergio Leone, compagno nelle aule delle elementari del Premio Oscar Ennio Morricone, ha innalzato il livello delle pellicole western, che erano state quasi abbandonate dal mondo hollywoodiano, poi generalmente associate a una tipicità italiana di pasta. Ai film dei cosiddetti ‘spaghetti-western’, però, hanno partecipato grandi protagonisti del cinema internazionale, fra cui Clint Eastwood, Charles Bronson, Henry Fonda, Paolo Stoppa, Claudia Cardinale e Terence Hill. Sono giudicate immortali alcune pellicole come ‘Per un pugno di dollari’; ‘Per qualche dollaro in più’; ‘Il buono, il brutto, il cattivo’; ‘Giù la testa’ e ‘C’era una volta in America’, Nastro d’Argento nell’85, con anche Robert De Niro. Negli anni ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti come il David di Donatello e nel 2014 è stato attribuito alla memoria dalla Fondazione Italia-Stati Uniti il Premio America.
Alcune inquadrature sono state suggerite persino da Giorgio De Chirico e la passione nel genere del vecchio West ha coinvolto anche i film degli specialisti come John Ford e Anthony Mann. Curiosa e suggestiva la storia della progettazione e della realizzazione della Cattedrale della Sinagoga con il cimitero e il Bar Gelly che appare in ‘C’era una volta in America’. Tredici anni.
Il percorso artistico di Sergio Leone è iniziato al seguito dell’operatività familiare, in particolare del padre, regista all’epoca del muto italiano con
lo pseudonimo di Roberto Roberti. E ‘Per un pugno di dollari’ ha scelto l’anonimato con echi internazionali, Bob Robertson. Restano poche pagine scritte prima della scomparsa in merito a un altro grande progetto rivolto alla battaglia di Leningrado.
La mostra, ‘C’era una volta Sergio Leone’, può essere visitata fino al 3 maggio del 2020, tutti i giorni, dalle 9 e 30 alle 19 e 30. L’inizio del percorso espositivo è altamente caratteristico con un maxi-olio a tela del volto del regista, sceneggiatore e produttore romano firmato nel 2007 da Francesca Leone.

Condividi

Lascia un commento

Mostre

Il perimetro ricamato

Innovativa installazione alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, in via Francesco Crispi, di Laura Van der Bol Facchini, ispirata dalla tecnica francese ‘à jour’ Condividi

Condividi
Read More
Mostre

I dipinti del Ventennio

Alla Galleria d’Arte Moderna di Francesco Crispi, allestimento su ‘L’estetica della deformazione. Protagonisti dell’espressionismo italiano’, in particolare a Milano, Roma e Torino Condividi

Condividi
Read More
Mostre

L’inconscio della memoria

Le opere di Louise Bourgeois in esposizione alla Galleria Borghese fino al prossimo 15 settembre. Previsti anche incontri e iniziative in altre aree della capitale Condividi

Condividi
Read More