Podi innevati

All’Olimpiade Invernale di Pechino l’Italia conquista 17 medaglie, fra cui un paio d’oro. Nel 2026 i Giochi a Milano e Cortina

 

Diciassette podi conquistati sulle nevi e sui ghiacci cinesi di Pechino dal 4 al 20 febbraio dalla comitiva azzurra impegnata nell’Olimpiade Invernale. Nello specifico l’Italia in questo appuntamento con i Giochi ha chiuso al tredicesimo posto nella particolare graduatoria con un paio di successi, sette medaglie d’argento e per otto volte un atleta con il tricolore è salito sul gradino più basso della pedana dei cinque cerchi multicolorati. Un bilancio sostanzialmente apprezzabile, in evidente controtendenza rispetto al 2018. A Pyeongchang, in Corea del Sud, la selezione italiana aveva messo nella bisaccia dieci medaglie, risultato di un tris d’oro, due d’argento e cinque di bronzo. A Pechino è stato, per quantità, il secondo bottino della partecipazione olimpica. Solo nel 1994 a Lilllehammer il tricolore ha sventolato in più occasioni, venti, condensato di sette vittorie, cinque piazzamenti d’onore e di otto terzi posti. Nell’ultima Olimpiade Invernale ospitata sulla nostra penisola, a Torino nel 2006, le gioie erano state undici, la somma di cinque medaglie d’oro e sei di bronzo. In questa 24^ Olimpiade i partecipanti italiani sono stati 118, 69 specialisti e 49 atlete.
L’esultanza di Francesca Lollobrigida, da Frascati, pronipote della nota e apprezzata attrice Gina Lollobrigida, ha aperto alla nazionale azzurra il sentiero delle affermazioni di ogni altezza e pregio sul piedistallo, del livello delle sfide, della sonorità degli inni e del valore dei metalli utili ad arricchire le bacheche domestiche. Argento nel pattinaggio veloce sui 3000 metri. Superata solo dall’olandese Irene Schouten. La trentunenne dei Castelli Romani è risalita sul podio pochi giorni dopo nella mass start del pattinaggio veloce. Il bis olimpico è stato concretizzato con un terzo posto e relativo bronzo. È stata preceduta nella volata per il titolo dalla solita olandese Irene Schouten e dalla canadese Ivanoe Blondin.
E, sempre dall’impianto riservato al pattinaggio, è arrivato il grido entusiasta “è oro, è oro”. Arianna Fontana nello short track 500 metri ha sbaragliato la concorrenza. La trentunenne valtellinese di Sondrio, inoltre, ha abbellito la collezione con un paio di medaglie d’argento sia individualmente nei 1500 metri dello short track che con la squadra. La staffetta mista composta anche da Martina Valpecina, Pietro Sighel e Andrea Cassinelli, sostenuti nelle eliminatorie da Arianna Volpecina e da Yuri Confortola. Il titolo olimpico è sfuggito per soli 16 millesimi di secondo. Meno di un sospiro. Sonorità dell’inno e colore dello stendardo cinese sul pennone maggiormente visibile. Terza l’Ungheria, poi il Canada. Arianna Fontana con il tris di allori a Pechino è balzata al comando fra i medagliati italiani ai Giochi superando di slancio la fondista sugli sci Stefania Belmondo e Valentina Vezzali, pluricampionessa della scherma e attuale riferimento per lo sport nel Governo guidato da Mario Draghi, ormai ferme rispettivamente a quota dieci e nove. Arianna Fontana è salita per la prima volta sul podio olimpico a Torino nel 2006. Aveva 15 anni e 304 giorni ed è stata la più giovane azzurra a conquistare una medaglia.
Oro e oro. E conseguente titolo olimpico. Il più sorprendente, travolgente e inaspettato è stato sicuramente quello della coppia del curling. La miscela esplosiva, che ha annichilito e sconquassato le resistenze della concorrenza, era composta da Stefania Constantini e Amos Mosaner. Una, 22 anni di Pieve di Cadore stendardo delle Fiamme Oro, l’altro ventiseienne trentino dell’Aeronautica Militare, protagonisti di un torneo immacolato, di una serie di faccia-a-faccia da abbattere ogni contendente, di superare con apparente scioltezza e sicurezza qualsiasi barriera per conquistare la cornice del quadro dei grandi, dell’immortalità sportiva. Undici capolavori su altrettanti tentativi, soprattutto degli altri. Infilzati in serie, Gran Bretagna, Cina, Australia, Svizzera, Repubblica Ceka e, due volte, Norvegia, Svezia e Canada. Sono riusciti a togliere lo scalpo a mezzo mondo in quella disciplina che aveva attirato, sorpreso e incuriosito gli spettatori dei Giochi di Torino nel 2006 quando la coppia regina a Pechino era ancora baby. Strepitosa.
Coriandoli di metallo per salire sul podio. Sognato, voluto e inseguito da Sofia Goggia, che dopo 23 giorni dall’infortunio patito al ginocchio sinistro, ha sfiorato la clamorosa e commovente impresa nella discesa libera. Solo 16 millesimi di secondo hanno separato la ventinovenne bergamasca delle Fiamme Gialle dall’alloro olimpico, che è finito sugli sci della svizzera Corinne Suter, fra l’altro mondiale a Cortina d’Ampezzo nel 2021. Podio completato dall’azzurra Nadia Delago, 24 anni di Bressanone in forza alle Fiamme Oro e solo sfiorato dalla trentaduenne di Morbegno Elena Curtoni. Quarta. Peccato. La veemente fase di recupero dall’infortunio per poter partecipare ai Giochi, però, ha estromesso Sofia Goggia dall’essere portabandiera nella sfilata della cerimonia di apertura. La sciatrice è stata sostituita dal CONI, il Comitato Olimpico Nazionale, con Michela Moioli.
Michela Moioli che si è tinta d’argento con la prova per nazioni dello snowboard cross. La ventiseienne di Alzano Lombardo ha accarezzato la corona olimpica in compagnia di Omar Visentin. Italia con due selezioni in finale, ma penalizzata dalla caduta di Caterina Carpano, che ha condizionato la prova e il risultato del compagno Lorenzo Sommariva. Primo posto per gli Stati Uniti con Nick Baumgartner e Lindsey Jacobellis. Una disdetta, in quanto la differenza al culmine della prima manche era di soli 4 centesimi di secondo.
Omar Visentin ha collezionato anche un bronzo nell’individuale. Il trentaduenne di Merano, sempre nello snowboard cross, ha chiuso alle spalle dell’austriaco Alessandro Haemmerle e del canadese Eliot Grondin.
L’attesa per la prova di Federico Pellegrino è stata ripagata, almeno in parte. Il trentunenne plurimedagliato di Aosta ha conquistato ‘solo’ l’argento nello sprint di fondo, la sua specialità, superato dal norvegese Johannes Klaebo. Medagliato come a Pyeongchang nel 2018.
Un po’ di amarezza per il finale di Dorothea Wierer, altra ‘stella’ della nazionale azzurra. Bronzo nel biathlon, specialità 7 chilometri e 500 metri sprint. 31 anni di Brunico, tris mondiale, coppe del Mondo in bellamostra sulla personale mensola, nell’occasione è stata superata dalla norvegese Marte Roeiselland e dalla svedese Olsbu Oeberg. Dorothea Wierer, comunque, è la terza biatleta ad aver ottenuto successi in tutti i sette formati dalla specialità dopo i francesi Martin Fourcade e Marie Dorin.
Short track azzurro sul podio, sul più basso dei ripiani, con la staffetta maschile dei 5000 metri. Medaglia di bronzo per Andrea Cassinelli, Yuri Confortola, Tommaso Dotti e Pietro Sighel. Battuta la Russia al fotofinish per 9 millesimi di secondo, ma non il Canada e la Corea del Sud.
Il bronzo è arrivato anche dallo slittino con Dominik Fischnaller. Il riconoscimento in questa specialità mancava all’Italia dal 2004 quando a Sochi era salito sulla stessa piastrella del podio Armin Zoggeler. Il ventinovenne di Bressanone è stato superato dal tedesco Johannes Ludwig e dall’austriaco Wolfgang Kindl.
Altro terzo posto. Nel pattinaggio di velocità 10000 metri con Davide Ghiotto. A salire più in alto sul podio e a conquistare i metalli maggiormente pregiati sono stati lo svedese Nils Van der Poel e l’olandese Patrick Roest. Per il ventisettenne di Altavilla Vicentina, comunque, una medaglia olimpica.
Piste di sci amare e avare per la pattuglia maschile, ma non per le ragazze, che con Federica Brignone hanno collezionato altri due prestigiosi piazzamenti. Argento per soli 28 centesimi di secondo nel gigante preceduta dalla svedese Sarà Hector. E con i suoi 31 anni e 208 giorni la milanese dei Carabinieri ha ottenuto la palma d’onore della discesista più avanti con l’età ad aver vinto una medaglia olimpica al femminile. Quattro anni fa a Pyeongchang aveva incamerato il bronzo. La figlia di Maria Rosa Quario e Daniele Brignone, quasi al tramonto del programma dei Giochi, è riuscita a conquistare la medaglia di bronzo nella combinata ‘rosa’. Davanti sul traguardo solo le svizzere Michelle Gisin e Wendy Holdener. Sulle piste disegnate sulle montagne cinesi, comunque, sono state le ragazze sugli sci a salvare il tricolore da una debacle assoluta, in particolare Sofia Goggia, capace di un’impresa nell’impresa e Federica Brignone, bimedagliata olimpica, che vanta nel curriculum anche una ventina di affermazioni nelle gare di Coppa del Mondo.
A portare la bandiera nella cerimonia di chiusura ha pensato Francesca Lollobrigida. Tricolore era anche la vistosa e lunga mantella apparsa sulla squadra italiana nello scenario inaugurale. Importante nell’occasione il passaggio del testimone olimpico, da Pechino a Milano e Cortina d’Ampezzo, che organizzeranno i Giochi Invernali dal 6 al 22 febbraio del 2026 nei già indicati otto impianti. Apertura nello stadio ‘Giuseppe Meazza’ del capoluogo lombardo, sipario da calare all’Arena di Verona. Il messaggio e il vessillo olimpico è stato raccolto e preso in custodia dal sindaco di Milano Giuseppe Sala e da quello di Cortina d’Ampezzo Gianpietro Ghedina. A Pechino le nazioni rappresentate erano 91. In questo ventiquattresimo appuntamento con i Giochi Invernali sono state 109 le competizioni in cartellone di 15 discipline agonistiche. Milano nel 2026 ospiterà l’hockey, il pattinaggio di figura e lo short track; Bormio le prove sciistiche maschili; Livigno lo snowboard e il freestyle; Cortina d’Ampezzo le ragazze dello sci, il curling, lo slittino, il bob e lo skeleton; Anterselva il biathlon e Baselga di Pinè le gare di pista lunga.

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