Chissà se quel 30 ottobre del 1960 qualcuno a Lanus, nell’area argentina di Buenos Aires, avesse solo immaginato che quel neonato iscritto all’anagrafe come Diego Armando dai genitori Dalma e Diego sarebbe diventato uno degli immortali protagonisti della storia del calcio. Il 25 novembre del 2020 in terra argentina, dopo aver praticamente vinto tutto di tutto sui rettangoli erbosi di ogni dove, Diego Armando Maradona è scomparso. Aveva poco più di sessant’anni. A Tigre smaltiva, convalescente, un delicato intervento chirurgico alla testa per la rimozione di un ematoma avvenuto lo scorso 3 novembre. Inutili i tentativi dei sanitari intervenuti per tentare il salvataggio. Invano. E, così, da calciatore leggendario Diego Armando Maradona è diventato leggenda. Iscritto per sempre sul volume della storia del calcio e certamente nelle primissime righe. La rivalità sportiva con il brasiliano Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelé, ha attraversato e condito l’intera carriera sportiva dell’argentino, in una competizione forse anche ipotetica viste le diverse ere delle esibizioni sui campi calcistici del pianeta, su chi fosse il portabandiera universale della disciplina. Un duello sudamericano fra movimenti di accompagnamento ai ritmi musicali e alle evoluzioni pirotecniche con la sfera cuoiata. A nemmeno 16 anni Maradona ha timbrato l’esordio fra i professionisti con l’Argentinos Juniors, nell’81 è passato al Boca Juniors con tanto di doppietta al debutto nella nota ‘Bombonera’. L’anno dopo è sbarcato in Europa, atterraggio in Spagna, Barcellona. E conquista, dopo il Mondiale Under 20 per nazionali e il Pallone d’Oro sudamericano, il tris dei trofei del paese iberico. In Italia Maradona è arrivato nell’84 prelevato dal Napoli del presidente Corrado Ferlaino. All’ombra del Vesuvio ha offerto spettacolo e successi, fra cui il primo tricolore di Campionato, Coppa Italia e quella UEFA. A Napoli il numero 10 è diventato mito e i colpi al ‘San Paolo’ sono magie, splendori per gli occhi, fra l’altro concesse anche negli stadi dell’intera penisola e oltre. Un recital continuo e costante, che rimane impresso ai tifosi del Napoli, agli sportivi, agli appassionati e agli osservatori.Un calciatore che diventa evento, anche al di là degli impianti sportivi e non sempre positivamente. Maradona con il suo scarso metro e settanta centimetri di altezza luccica nell’attività calcistica, ma un po’ meno in quella extra, personale, privata. Nel 1984 ha sposato Claudia Villafane. Dall’unione è nata nell’87 Dalma e un paio di anni dopo Giannina. Le cronache intorno ad un personaggio di elevato livello sono inevitabilmente intrecciate. In questo caso fra lo sport, ma anche con le sostanze stupefacenti e dopanti, l’alcol e le avventure extraconiugali. Dalla relazione con Cristina Sinatra è nato Diego, riconosciuto nel 2007. In maglia albiceleste è fermato nel Mondiale dell’82 dall’Italia poi trionfatrice, ma il capolavoro è stato dipinto quattro anni dopo, in Messico, dove ha conquistato la Coppa e nei quarti di finale contro l’Inghilterra ha realizzato le reti decisive che sono passate con suoni e multicolori agli archivi: una con ‘la mano di Dios’ e l’altra considerata ‘del secolo’ con un’azione dribblatoria espressa in una settantina di metri. Nel 1990 il Mondiale è organizzato in Italia. Gli azzurri hanno incrociato l’Argentina di Maradona in semifinale, al ‘San Paolo’, che aveva festeggiato proprio in quella stagione il secondo scudetto. La squadra di Azeglio Vicini è stata superata ai calci di rigore in uno stadio insolitamente diviso con i napoletani-maradoniani. In finale, quindi, è andata l’Argentina. All’Olimpico contro la Germania. Spalti romani a sostegno dei tedeschi, che, insopportabilmente, hanno rumoreggiato sulle note dell’inno del paese sudamericano. La carriera di Maradona è stata singhiozzante a causa delle sostanze illecite, che sembra riprendere quota nel Mondiale del 1994 negli Stati Uniti, ma fermata dalla positività in un controllo antidoping. La FIFA ha provveduto all’esclusione dalla massima competizione per nazionali. Al Boca, negli anni seguenti, ha chiuso una carriera straripante, che aveva calamitato le folle, soprattutto argentine e del capoluogo campano. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha già lanciato la proposta di dedicare lo stadio a quell’impareggiabile e indimenticabile sudamericano-partenopeo che ha entusiasmato alla follia ed elevato Napoli a livello internazionale anche nel calcio. Tutto il mondo ha ricordato Maradona nel giorno della scomparsa e un popolo sfilerà in Argentina alla Casa Rosada, dove è stata allestita la camera ardente, per l’interminabile e affettuoso saluto di ringraziamento. Tre i giorni di lutto nazionale proclamati dal vertice di Buenos Aires. Nel 2017 Maradona ha ricevuto dal Comune di Napoli la cittadinanza onoraria e l’ennesimo e immenso abbraccio dalla tifoseria di una città a cui ha regalato anni di magie e da sogno. L’avventura dell’ormai ex Pibe de Oro in panchina non è stata particolarmente felice. L’apice della notorietà nel 2008 per il Mondiale in Sud Africa. Lo stop è arrivato ai quarti di finale. Un po’ tutti da tempo sono impegnati nella ricerca dell’erede, più o meno naturale, del nuovo riferimento, illuminando maggiormente un altro argentino, l’assoluta star del Barcellona, Lionel Messi. Maradona, un ambasciatore del funambolico gioco del calcio, ha incontrato alcuni leader mondiali, fra cui i presidenti del Brasile Lula, della Bolivia Evo Morales, della Russia Vladimir Putin, del Venezuela Hugo Chavez e Nicolas Maduro, il Podere Maximo cubano Fidel Castro e il connazionale del Vaticano, Papa Francesco, anche in occasione della Partita della Pace del 2014. Coincidenze. Il 25 novembre del 2005 al Cromwell Hospital di Londra George Best ha lasciato la vita terrena contraddistinta da genio, sul campo di calcio e sregolatezza, fuori dai cancelli degli impianti sportivi. Lo stesso giorno, ma del 2016, è scomparso Fidel Castro, altro importante esponente del panorama internazionale.
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