Dall’albero dei campionati nazionali, scosso dalla violenta avanzata del Coronavirus, cominciano a cadere i primi trofei, che non sono stati raccolti. Un po’ tutte le discipline sportive vedono i rispettivi calendari, anche internazionali, rimodellati all’evolversi della drammatica situazione, visto il numero delle vittime causato dal Covid-19. Nel nostro Paese una delle prime federazioni a calare il sipario sulla situazione è quella del rugby. La FIR, fondata nel 1928 e guidata dalla metà di settembre del 2012 dal sessantanovenne imprenditore bresciano, ex tesserato del Calvisano, Alfredo Gavazzi, ha deciso di sospendere definitivamente l’anno sportivo 2019/2020. Una misura straordinaria, che prevede la mancata assegnazione del titolo nazionale e l’annullamento delle promozioni e delle retrocessioni. La prossima stagione, targata 2020/2021, ripartirà ricalcando le stesse formule e composizioni del torneo appena congelato e archiviato. È la terza volta dal 1929 che il campionato nazionale non assegna lo scudetto tricolore. Negli altri casi, nel 1944 e nel 1945, la causa era legata ad un altro tragico periodo storico, la Seconda Guerra Mondiale. A rappresentare l’Italia nella prossima Challenge Cup dovrebbe essere il Rovigo, che era al comando della classifica della Top 12 e ha già alzato la Coppa nazionale. “La tutela va alla salute e al futuro dei giocatori di ogni età e livello del nostro Paese, delle loro famiglie e delle rispettive comunità”, è stata la motivazione della Federazione sull’improvvisa decisione. La decisione di annullare la stagione è arrivata in modo autonomo dalle altre realtà sportive italiane. “È chiaro che non hanno voluto aspettare una data condivisa dell’Intero movimento nazionale”, anche se “la decisione è legittima”, ha commentato il presidente del CONI Giovanni Malagò, il quale, probabilmente, puntava a una generale compattezza. Altre federazioni, infatti, sono in attesa per comprendere e valutare le possibilità di completare il programma dei tornei nazionali. È il caso, ad esempio, del calcio, della pallacanestro, della pallavolo, del baseball e delle altre competizioni ancora ‘aperte’, sospese nelle passate settimane per l’arrivo dello tsunami rappresentato dal Coronavirus. Via-via sono state rimosse dal cartellone delle manifestazioni sportive rassegne tradizionali, fra cui gli Internazionali di tennis al Foro Italico; il Concorso Ippico di Piazza di Siena: il Golden Gala di atletica leggera; le partite di calcio dell’Europeo; il Giro d’Italia di ciclismo e, a livello internazionale, alcune corse del Motomondiale e dell’automobilismo veloce di FormulaUno e le sfide con le racchette sull’erba londinese di Wimbledon. Spostata in avanti di dodici mesi anche l’Olimpiade di Tokyo. La decisione della Federazione è stata poco apprezzata anche dal presidente del Comitato lombardo Angelo Bresciani, “non nella motivazione, ma nei tempi”, in quanto il rugby avrebbe potuto essere allineato alle altre discipline sportive. Nel frattempo sono state annunciate anche misure di sostegno straordinarie per le società, soprattutto di argomentazione e interesse economico. Sospeso, a livello europeo, anche il prestigioso Sei Nazioni, che vede coinvolte la Francia, il Galles, l’Inghilterra, l’Irlanda, l’Italia e la Scozia. Gli azzurri avevano giocato in trasferta un paio di incontri poco felici nel risultato, in Galles, 42 a 0 e in Francia, 35 a 22, per poi essere battuti anche sul conosciuto prato dell’Olimpico di Roma dalla Scozia per 17 a 0. La quarta sfida, prevista per il 7 marzo in Irlanda, è stata annullata per la minaccia del Covid-19. Dal 14 marzo la sospensione del torneo è stata completa, totale e generale. A quel momento il vantaggio era anglo-francese con tre vittorie e una sconfitta; poi l’Irlanda e la Scozia con un paio di successi, ma gli irlandesi dovevano ancora giocare contro gli azzurri. Il Galles, detentore del trofeo per la trentanovesima volta, aveva collezionato un tris di tonfi e una vittoria e l’Italia solo dispiaceri e delusioni.
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