Le foto del dopoguerra

‘Gianfanco Ayala. Sicilia sottosopra’. L’esposizione di immagini in bianco e nero al Teatro dei Dioscuri

Inquadrano e rappresentano una Caltanissetta del dopoguerra, fra il 1948 e il 1952, gli scatti fotografici e i filmati realizzati da Gianfranco Ayala, all’epoca adolescente e incuriosito tanto dalle macchine funzionanti che dalla realtà della città siciliana. Una parte di quella sfrenata passione giovanile è stata riscoperta dopo quasi settant’anni e mostrata negli spazi romani del Teatro dei Dioscuri. L’esposizione, ‘Gianfranco Ayala. Sicilia sottosopra’, è stata promossa e organizzata dall’Istituto Luce-Cinecittà con il sostegno della Camera dei Deputati e il Comune di Caltanissetta e curata da Enrico Menduni.
Un’ottantina di scatti in bianco e nero, che testimoniano la quotidianità dell’epoca nel centro siciliano, sono articolati in un tris di sezioni: ‘Le persone, le case, i vicoli’; ‘Piazze e strade, la città, la campagna,’ e ‘I riti, le feste, la vita sociale’. L’attenzione di Ayala è rivolta alle espressioni delle persone, agli oggetti domestici, ai momenti di festa e svago, ai panorami del territorio in una miscela di semplicità, sguardi e stretti e limitati orizzonti. Il paesaggio della realtà nissena di quel tempo.
Le foto, scattate da un quindicenne con una Ferrania-Galileo nello stile della Leica, sono accompagnate al Teatro dei Dioscuri da alcuni filmati: uno, il corto girato nel 1952, ‘Solfara’ e, l’altro, con protagonista l’ex magistrato e parlamentare Giuseppe Ayala, cugino dell’allora giovanissimo “reporter”.
Gianfranco Ayala, da 87 anni iscritto all’anagrafe nissena, nonostante l’impulso e lo slancio giovanile, non ha alimentato la collezione fotografica e documentaristica, ma si è positivamente dedicato alla medicina e specializzato in neurologia con un lungo impegno negli Stati Uniti. Gianfranco Ayala è cresciuto in una importante e benestante famiglia, proprietaria, fra l’altro, di una miniera di zolfo, la ‘Giumentarello’, che occupava un centinaio di persone. Dopo la trentennale esperienza, anche da docente universitario, è tornato in Italia. E dalla fine degli anni Ottanta ha insegnato prima a Roma e poi a Palermo e riabbracciato il mai dimenticato hobby. In questo ultimo periodo ha riordinato la produzione di quell’attività dell’adolescenza. La mostra, visitabile fino al prossimo 1° marzo, è arricchita da alcune citazioni illustri, fra cui di Edmondo De Amicis, tratte dai ‘Ricordi di un viaggio in Sicilia’ del 1908; Leopoldo Franchetti; Andrea Camilleri e Leonardo Sciascia, che Ayala nelle quasi quotidiane frequentazioni giovanili chiamava “Professore”.
Il catalogo, pubblicato dall’Istituto Luce-Cinecittà e da 40due Edizioni, conta anche sugli scritti di Gaetano Savatteri, Maria Gabriella Macchiarulo ed Emanuele Macaluso, memoria storica delle rivendicazioni sindacali delle solfatare. Porte aperte al Teatro dei Dioscuri dal martedì alla domenica nella fascia oraria oscillante fra le 10 e le 18 per scoprire la mostra ‘Gianfranco Ayala. Sicilia sottosopra’ con le foto e il filmato di un giovanissimo ‘baby reporter’.

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