Il Giudice Ferdinando Imposimato, recentemente scomparso, e l’attore Ulderico Pesce raccontano i momenti più terribili della nostra storia repubblicana. “Moro. I 55 giorni che cambiarono la Repubblica” parte dai fatti del 16 marzo 1978, quando fu rapito Aldo Moro e furono uccisi gli uomini della scorta: Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Oreste Leonardi. Raffaele Iozzino fu l’unico a sparare due colpi di pistola contro i terroristi, prima di morire. Ma il protagonista è il dolore di Ciro, fratello di Raffaele Iozzino, che diventa rabbia, e questa rabbia lo spinge a rintracciare il giudice Imposimato, titolare dei primi processi sul caso Moro, che nello spettacolo compare in video interagendo con il protagonista. Sarà il rapporto tra Ciro e il giudice a rendere chiaro che ad uccidere Moro e la sua scorta furono i più alti esponenti dello Stato italiano, con la collaborazione dei Servizi segreti americani. “Un altro spettacolo su Moro? Non se ne può più.” -direte. Avete ragione. Più che di spettacoli sul caso Moro c’è la necessità di sapere la verità sulla sua morte. Questo nostro lavoro vuole prima di tutto contribuire alla scoperta della verità e alla sua divulgazione. E’ un pò altezzoso il fine ma le scoperte del giudice Ferdinando Imposimato, titolare dei primi processi sul caso Moro, fino all’assassinio del fratello Franco, vanno verso la costruzione di una chiara verità: “Moro doveva morire”, era utile bloccare la sua apertura alla sinistra. Le nuove rivelazioni del giudice Imposimato rappresentano la base contenutistica del testo dove però le scoperte del giudice, sono intrecciate con la vita di Iozzino e Zizzi, due membri della scorta. Raffaele Iozzino era il poliziotto che riuscì a sparare due colpi contro i terroristi. Francesco Zizzi, era poliziotto ma soprattutto grande chitarrista e cantante di piano bar. Era al suo primo giorno di lavoro avendo sostituito, proprio quella mattina, la guardia titolare che aveva presentato un certificato medico. Nelle parole e nelle azioni di Ciro Iozzino, fratello di Raffaele, protagonista dello spettacolo, abbiamo voluto descrivere le ansie e la disperazione di un ragazzo del sud a cui “distruggono” la famiglia. Con la figura della mamma di Raffaele, continuamente evocata, abbiamo voluto far parlare la disperazione di una mamma che non riesce a darsi pace, una mamma che vede il figlio partire per servire lo Stato e che rimane ad aspettare la verità da più di trent’anni. Nello stesso tempo crediamo che questo lavoro contribuisca ad informare sulle “colpe” di Francesco Cossiga e Giulio Andreotti che “non hanno voluto salvare Moro”. (Ulderico Pesce). Appuntamenti: 12 maggio alle ore 18.00 – Teatro Villa Pamphilj (Info e tel: 06.5814176); 13 maggio ore 18.00 – Teatro Biblioteca Quarticciolo (Info e tel: 06.69426222 – 06.69426277).
|