Energia naturale

Organizzato a Roma da Kyoto Club un convegno sull’importanza delle fonti rinnovabili per la decarbonizzazione e l’abbassamento delle quota di emissioni inquinanti

Maggiore indipendenza energetica anche in relazione alla continua evoluzione della situazione geopolitica e rafforzare l’affidabilità e la sicurezza in un settore, quello delle fonti rinnovabili, che potrebbe offrire occupazione, creare nuove specializzazioni e professioni. Le evidenti opportunità sono emerse soprattutto dai resoconti elaborati al termine della recente Cop28, dove è stata sottolineata la necessità di triplicare la produzione di energia ‘pulita’ entro il 2030 a livello planetario. La sollecitazione di una intensa e generale decarbonizzazione è stata ribadita anche dopo l’ufficializzazione dei dati relativi al 2023, l’anno più caldo dal 1850. La conferma è arrivata dalle registrazioni di ‘Copernicus climate change’, il programma di osservazione della ‘Terra da parte’ dell’Agenzia Spaziale Europea: l’aumento della temperatura media globale è al limite di 1,5 gradi, 1,48 rispetto al livello pre-industriale del periodo 1850-1900, che, fra l’altro, potrebbe anche essere superato fin dai primi nel 2024.
Questo lo scenario illustrato nel corso del convegno promosso a Roma da Kyoto Club con il comun denominatore di ‘Le rinnovabili fanno bene all’Italia’. La giornata ha avuto l’obiettivo di cogliere le proposte delle aziende e degli enti locali anche in vista dell’iter parlamentare del ‘Decreto energia’ e del varo, entro il prossimo 30 giugno, del PNIEC, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima.
All’appuntamento erano presenti alcuni parlamentari, i rappresentanti di imprese, aziende e e partecipate del settore e anche l’ambasciatore tedesco in Italia Hans-Dieter Lucas e Sandra Detzer della Commissione Economia e Protezione del Clima, in collegamento audiovideo dal Bundestag.
L’iniziativa, organizzata nell’Emergenza ‘David Sassooi’ di piazza Venezia, è stata aperta con le riflessioni e le percentuali del direttore scientifico di Kyoto Club Gianni Silvestrini, che, essenzialmente, ha reso noto come alcuni paesi sono intervenuti nel settore con investimenti rilevanti. “Su tutti la Cina, diventata leader nell’installazione di impianti fotovoltaici e nella produzione di batterie e auto elettriche, poste sul mercato a prezzi contenuti, certamente inferiori alla media e di sufficiente qualità. Un’attenzione particolare sembra mostrare anche gli Stati Uniti, mentre in Europa, con l’Italia ancora in ritardo, il balzo più evidente è stato della Germania, che lo scorso anno ha registrato una produzione da fonti rinnovabili del 59,7%”, dato ricordato anche dal diplomatico della Repubblica Federale Hans-Dieter Lucas. “L’occupazione, fra l’altro, è cresciuta del 15% e nel paese, dove i cambiamenti climatici sono ormai inconfutabili, l’opinione pubblica sostiene questa trasformazione ‘green'”. Inevitabile abbassare la quota delle emissioni inquinanti.
Nel 2023 la ‘potenza verde’ nel mondo è aumentata del 51% raggiungendo i 510 GW con una impennata delle installazioni di pannelli fotovoltaici, anche in Europa. La Cina, comunque, ha registrato una crescita economica del 40% sul Prodotto Interno Lordo. Nel nostro Paese gli aggiornamenti tecnologici, le evoluzioni imprenditoriali, i risultati della ricerca e le richieste alle varie competenze pubbliche avanzano speditamente rispetto alle normative ed è così che, praticamente, il corto circuito prende forma con una veloce e formosa cadenza. Troppi uffici per una sola decisione, infiniti passaggi per le autorizzazioni ai lavori, ancora ostacoli dalle sovrintendenze, burocrazia da non semplificare, ma da rendere semplici anche per l’ufficio tecnico di un comune di densità limitata e con il personale ai minimi per sopravvivere”, sono le essenziali richeste delle imprese volenterose nell’investire delle fonti rinnovabili, che, comunque, non possono aspettare anni per ottenere il necessario in modo da iniziare l’attività rischiando l’investimento e la tecnologia, in quanto potrebbe essere essere superata. Ed è anche per questo motivo che le imprese internazionali non sono particolarmente invogliate all’investimento sulla nostra penisola”. Una regolamentazione stabile, hanno sottolineato i parlamentari intervenuti, Alberto Luigi Gusmeroli, Enrico Cappellettbi, Massimiliano De Toma e Paola De Micheli, che ha stabilito anche il periodo”, almeno cinque anni”. E fra i tanti paradossi, visti i rivoli di competenze su alcune aree, c’è il reale pericolo anche di una contraddizioni normativa che crea ancora maggiore incertezza nell’impresa interessata all’investimento”.
Adeguamento delle infrastrutture, in particolare della ‘rete’ distributiva e dei centri per l’accumulo nonostante Gaetano Evangelisti di ENEL comunica le proprietà dell’azienda. ENEL, praticamente, “serve il 95% dei comuni italiani con un miliardo e 200 milioni di chilometri di reticolato distributivo. Nel 2022 sono stati alloggiati oltre 200 mila impianti delle rinnovabili. Nel 2023 il numero è raddoppiato. L’ENEL prevede un investimento di 17 miliardi di euro, di cui 3 miliardi e 500 milioni del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Un considerevole aumento della capacità produttiva è atteso dall’eolico anche offshore. A questo proposito Davide Astasio Garcia dell’ANEV, Associazione Nazionale Energia del Vento, ha ammesso le continue difficoltà con le soprintendenze per le varie concessioni anche dopo il parere positivo degli enti locali e dei ministeri e l’inevitabile coinvolgimento della Presidenza del Consiglio. “Dal 2017 al 2020 oltre il 90% delle decisioni è stato sfavorevole”. L’eolico mediterraneo e i relativi porti, “nei quali potrebbero essere allestite, dopo opportuna riqualificazione e riconversione, le centrali utili all’accumulo di energia”.
Fotovoltaico, eolico, idrogeno e biocarburanti le soluzioni, a cui deve essere affiancata la produzione dell’idroelettrico. Un sistema variabile, però, dovuto dalle condizioni metereologiche e dall’ammodernamento degli impianti. “La strada è tracciata ed è impossibile e impraticabile tornare indietro con una clamorosa virata”, in quanto la stragrande maggioranza degli investimenti dei paesi e delle imprese è rivolta e interessa la produzione di energia ‘verde’, ha ricordato il direttore scientifiche di Kyoto Club Gianni Silvestrini.

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