AgrItaly da sostenere

Coltivazioni, allevamenti e alimenti sono alcuni dei temi affrontati in un convegno promosso in merito alle strategie dell’Unione Europea

 

Le coltivazioni e gli allevamenti di oggi e soprattutto del futuro sono stati continuamente al centro del programma allestito per la tre-giorni del ‘Convegno Italiano di Agroecologia’ promosso a Roma dall’AIDA in collaborazione con l’Associazione Cambiamo Agricoltura! con il sostegno del WWF, di Slow Food, NaturaSì, la Fondazione Cariplo e il riconoscimento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e di Terra Nuova. Al terzo appuntamento della serie, organizzato negli spazi della Rappresentanza in Italia del Parlamento Europeo di via IV Novembre, hanno partecipato una sessantina fra docenti, ricercatori ed esperti del settore, imprenditori ed esponenti di enti, associazioni, istituzioni e amministrazioni pubbliche.
Molteplici le argomentazioni sollecitate, varie le problematiche affrontate e numerose le proposte illustrate nel corso dell’incontro-confronto romano organizzato nella capitale dal 30 marzo al 1° aprile dall’AIDA, l’Associazione Italiana di Agroecologia e da Cambiamo Agricoltura! Il percorso è stato avviato dalla delicata questione riguardante l’utilizzo di prodotti chimici in agricoltura, che coinvolgono inevitabilmente anche il settore zootecnico. Su questo aspetto i comparti interessati sono in attesa delle decisioni dell’Unione Europea, che dovrebbero essere velocizzate, in quanto il prossimo anno il Parlamento sarà rinnovato e gli indirizzi e i relativi obiettivi potrebbero essere altri.
Riccardo Vanelli di Federchimica ha rivolto l’attenzione soprattutto sugli investimenti, complessivamente quasi 14 miliardi di euro, per la ricerca e la seguente innovazione in grado di fronteggiare i cambiamenti climatici e Beppe Croce di Chimica Verde ha rilevato l’incompletezza dell’attuale normativa, l’opportunità di realizzare bioraffinerie in modo da allargare il campionario sulle offerte di prodotti anche alternativi come il compost e di recuperare e trasformare gli scarti.
Agricoltura sostenibile, ma anche economicamente per gli operatori che dovrebbero ottenere un reddito etico-morale, oltre che giusto per garantire la continuazione dell’attività. Il ventaglio delle prospettive riguardano un’agricoltura convenzionale, conservativa, biologica, biorigenerativa, ma l’importante che sia efficiente con limitata dispersione inquinante. E aumentano le aziende che autoproducono l’energia da utilizzare nelle rispettive produzioni, soprattutto con il fotovoltaico. Trovato anche il sistema per contenere la dispersione di suolo coltivabile e la quantità produttiva.
Un po’ tutti hanno sorvolato su un eventuale ricorso agli OGM, Organismi Geneticamente Modificati, anche se è stato riconosciuto l’inevitabile incremento della raccolta a causa della prevista impennata della popolazione sul pianeta, stimata nel 2050 a quota 9 miliardi. L’accelerazione sarebbe data da una resa maggiore, ma anche da minori sprechi e da un cambio degli usi e dei menù, in particolare nelle aree più sviluppate, dove, comunque, pian piano, è in stato avanzato la crescita delle preferenze vegetali e il conseguente abbassamento dei consumi di pietanze a base animale. E questa variazione, secondo alcuni, potrebbe condizionare la metodologia e la tipologia delle coltivazioni non più parzialmente ed essenzialmente rivolte alla maturazione delle sementi e delle erbe da destinare agli allevamenti zootecnici.
Il nostro Paese, che ha richiesto il riconoscimento dell’UNESCO per la ‘cucina’ Made in Italy, ha l’obiettivo, fra gli altri, di salvaguardare la biodiversità e la sostenibilità ambientale dell’agricoltura, che dipende non solo dalla conservazione delle risorse naturali, ma anche da cicli biogeochimici in grado di garantire la fornitura dei diversi servizi ecosistemici. Il quadro d’insieme è composto sia dalle materie prime che dalle cause e dagli effetti derivanti per il generale benessere, come l’assorbimento degli inquinanti, la protezione dall’erosione della superficie coltivabile e dalle inondazioni, il mantenimento della qualità delle acque e l’impollinazione con alcuni volatili vere e proprie sentinelle dell’ambiente.
Una sessione dell’assemblea convocata a Roma è stata dedicata proprio a questo aspetto, spesso quasi ignorato, che, invece, è stato stabilito essere di vitale e fondamentale importanza per comprendere e verificare le condizioni ambientali dell’universo. Marino Quaranta di CREA, il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria, ha rilevato che “almeno il 70% delle piante fiorite sono da impollinazione soprattutto da parte delle api che operano in un perimetro di un paio di chilometri”. La discesa “dell’apicultura è iniziata fin dagli anni Settanta dello scorso secolo e se dovesse scomparire sarebbe, praticamente, la fine dell’agricoltura” e, quindi, anche il pianeta sarebbe decisamente coinvolto. “Al bando gli apicidi” e abbassare il livello di inquinamento nell’aria sarebbero le prime e urgenti mosse da compiere. Un altro essere volante sarebbe l’indicatore dello stato di salute della Terra, l’insospettabile farfalla. A svolazzare sui risultati di una ricerca è stata Simona Bonelli dell’Università di Torino. La situazione è simile a quella delle api. In Europa le specie che abbelliscono e colorano l’orizzonte sono una trentina. Sedici sono ospitate sulla nostra penisola. La presenza valutata è è in evidente declino e le cause sono comuni: i pesticidi in agricoltura e allargate per la meccanizzazione e la trasformazione dei prati. I volatili sarebbero stati inseriti nella fascia degli impollinatori protetti. Entro il 2030 dovrebbero essere piantati sul pianeta 3 miliardi di alberi. Domanda comune: “dove?”.
Alla conferenza non è sfuggito il settore zootecnico, che è collegato alla produzione agricola e alla cosiddetta ‘global healt’, la salute dei consumatori, insomma, globale. Elia Marabotto, professione veterinario, ha ricordato “l’abbattimento energico dell’uso dei farmaci dal 2030” e ha invitato “di ritornare all’animale, forse meno produttivo, ma più ‘rustico’ e resistente ai ‘malanni’ causati anche dall’alimentazione” alcune volte non proprio appropriata. Sul tema è stato anche richiamato il PAN, il Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile degli agrofarmaci, mentre Susanna D’Antoni dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha illustrato il risultato di una ricerca congiunta fra le università di Torino e di Tor Vergata. Dallo studio è emerso il miglioramento delle specie, superiore se allevate sugli standard della biodiversità.
Non potevano mancare i richiami sulla crisi idrica, che, ormai, da qualche stagione affligge agricoltori e allevatori. L’allarme e già scattato è suonato in numerose regioni della nostra penisola visto che l’inverno ha portato meno piogge e nevicate e che le infrastrutture per raccogliere e conservare l’acqua non sono state realizzate come sarebbe opportuno e soprattutto necessario.

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