Le coltivazioni agricole e gli allevamenti per la produzione di ortaggi, farine, carni, latte, formaggi e uova nelle aree protette del Lazio sono stati al centro dell’incontro promosso nella capitale, in particolare nella caratteristica Biblioteca ‘Vaccheria Nardi’ di via Grotta di Gregna. All’appuntamento erano presenti, fra gli altri, i vertici del Coordinamento Uniti per la Cervelletta e di RomaNatura, rispettivamente rappresentati da Irene Ortis e Maurizio Gubbiotti, che ha anche pubblicato un volume, ‘Zootecnia&Parchi’, praticamente come “costruire un futuro di sostenibilità ambientale sociale per un nuovo rapporto tra persone, natura e animali”. Il libro, articolato nelle 360 pagine in nove capitoli, raccoglie l’indicazione di un approfondimento effettuato in diverse aziende attive in numerosi parchi della nostra penisola, che sono impegnate anche nella conservazione del patrimonio naturale e produttivo. “Zootecnia e agricoltura”, a sentire Gubbiotti, “rappresentano per i parchi un valore aggiunto, soprattutto in questo periodo del dopo-Covid, che sembra in continua evoluzione con l’aumento della ricerca, della conoscenza e delle proposte” tramutate in iniziative. “L’attenzione è stata rivolta, in particolare, alle attività di produzione animale presenti nelle aree protette italiane, che sono coinvolte nella salvaguardia degli ambienti naturali e nelle varie esperienze. Opportuno anche gestire le risorse naturali all’interno delle aree protette con la convinzione che l’allevamento animale e l’agricoltura ben integrate possono contribuire in maniera determinante alla conservazione, alla valorizzazione e al recupero della fauna e della flora selvatica”. Annualmente sono allevati nel nostro Paese miliardi di animali, causa del 7% del totale delle emissioni inquinanti calcolate anche sull’agricoltura necessaria alla produzione degli alimenti per la cura e il sostentamento delle stalle e dei pollai. La maggior parte degli allevamenti sono intensivi e non tutte le aziende sono autosufficienti nell’approvigionamento alimentare. “È emerso, nel corso di una ricerca, che vivere vicino ad un parco migliora sia la salute che il valore dell’alloggio”. Le aziende agricole operative all’interno delle aree protette sono in possesso della certificazione per una produzione biologica. È il caso della Cervelletta e della realtà di Guendalina Morani, che ha partecipato all’incontro romano per illustrare la sua esperienza pluriennale fra Santa Severa, Santa Marinella e i monti della Tolfa. Il Parco della Cervelletta è nella Riserva Naturale della Valle dell’Aniene per una estensione di 620 ettari. È compreso fra Colli Aniene e La Rustica, in particolare limitato dai confini di Via Palmiro Togliatti e via di Tor Cervara, in un quadrante periferico della città. La storia dell’area e dello storico Casale con relativa Torre risale al Medio Evo. Passaggi dal XVI secolo agli Sforza, nel 1628 alla famiglia Borghese e nel 1985 a quella dei Salvati fino alla definitiva acquisizione da parte del Comune di Roma. Guendalina Morani gestisce allevamenti e coltivazioni, agriturismo e ristorante e la vendita al dettaglio e on-line di carni, farine, verdure, frutta, uova, pasta e cereali. Quasi 2 mila ettari, fra cui un ampio spazio per il pascolo, il bosco e una vista sul Tirreno. Ha realizzato un laghetto per la raccolta dell’acqua piovana per le coltivazioni e gli allevamenti, ma “la crisi idrica ha costretto di ricorrere a perforazioni per la realizzazione di alcuni pozzi”. Un paio le richieste urgenti: la riduzione delle attese per i necessari adempimenti degli iter burocratici e l’obbligo di produzioni biologiche per chi è impegnato a gestire parti di aree protette. Alla Cervelletta le richieste dei frequentatori riguardano soprattutto la sorveglianza dell’intera zona. Qualche settimana fa è stato alzato il velo sul ‘Pane di RomaNatura’ con la farina di semi antichi ritrovati e riutilizzati nelle coltivazioni in aree verdi protette, che sono una ventina, fra cui il Parco del Pineto, della Valle dell’Aniene e dei Casali, delle Secche di Tor Paterno, della Galleria Antica, del Fosso della Cecchignola, del Lago ex Snia Viscosa, della Cellulosa, del Quarto degli Ebrei, di Lupetto, della Marcigliana, della Tenuta dei Massimi, di Laurentino-Acqua Acetosa, di Monte Mario, dell’Insugherata, di Decima-Malafede, il più ampio con 6 mila e 145 ettari. Nelle aree verdi, fra parchi, valli, riserve e monumenti naturali, abbondano flora selvatica e fauna rappresentata da 5 mila e 200 specie di insetti, 77 di uccelli, una trentina di mammiferi, 16 di rettili e 10 di anfibi.
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