Caro Nicola,
ci sono periodi della vita in cui accadono eventi che stravolgono improvvisamente la tua esistenza e che la rendono, tutt’ad un tratto, più buia e (apparentemente) senza speranze per il futuro. Vorresti chiuderti in te stesso, ma senti di dover combattere per le persone che ti sono vicine e che soffrono insieme a te. E’ difficile, e spesso ti sembra impossibile farcela da solo. E poi, improvvisamente, scopri la carezza di un amico, il sostengo di un fratello, o anche il sorriso inaspettato di chi ritenevi un semplice conoscente. E capisci, solo allora, che l’unica via di uscita è quella di costruire un tavolo più lungo, piuttosto che una recinzione più alta. Proprio come facevi tu, caro Amico, che così spesso hai allungato il tuo tavolo e ci hai fatto sedere insieme a te per riprendere fiato, per farci sentire meno soli, per comunicarci quella tua indistruttibile voglia di vivere. Tanto forte che la sento anche adesso, mentre ti scrivo. Scusami per questo sfogo, ma tra amici, lo sai, non si fanno tanti complimenti. Grazie, caro Amico mio, per quello che sei stato e che rappresenti ancora. E, come al solito, ti aspetto e mi manchi.
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