Calcio ancora in lutto. Bandiere a mezz’asta e stendardi con il drappo nero. Il condimento è dato dalle immancabili lacrime. Gianluca Vialli, dopo Sinisa Mihajlovic a metà dicembre e Pelé alla vigilia di Natale, si è spento a Londra nella mattinata dell’Epifania. Aveva 58 anni. Era originario di Cremona. Era nato il 5 luglio del 1964 e aveva iniziato la carriera professionale proprio nella squadra grigiorossa con la promozione dalla C/1. 105 le complessive presenze e 23 le reti segnate. Allora aveva la postazione preferita in campo sulla fascia, ma con il passar delle stagioni ha trovato la collocazione ideale in posizione centrale sfruttando le caratteristiche atletiche e tecniche. Dinamismo, forza e velocità hanno consentito a Vialli di offrire una nuova interpretazione del ruolo. La Cremonese, poi la Sampdoria e la Juventus, in Italia e il Chelsea, in Inghilterra per concludere la carriera sul campo e passare sulla panchina. Tre stagioni, un paio al Chelsea e, infine, al Watford. È stato capo-delegazione dell’Italia azzurra all’Europeo vincente. Quello della finale di Londra, a Wembley, della commozione nell’abbraccio fraterno con Roberto Mancini, il Commissario Tecnico della nazionale e compagno di squadra della straordinaria Sampdoria plurivittoriosa, fra cui di uno storico scudetto. In quella stessa Londra la Sampdoria aveva disputato nel maggio del 1992 la gara decisiva della Coppa dei Campioni, persa di misura nell’ultrafinale contro il Barcellona. L’Europeo per gli amici-fratelli-gemelli Vialli-Mancini ha rappresentato una rivincita, un riscatto ottenuto nel tempo e nel campo, anche se con altri colori, incarichi e funzioni. In una ventina di giorni Mancini ha visto svanire due presenze molto più che amiche come Mihajlovic e Vialli. Con l’attaccante lombardo ha vissuto le gioie della Sampdoria. Vialli ha indossato quella maglia dal 1984 al 1992 alzando in quattro circostanze la Coppa Italia e in una la Supercoppa nazionale, nel 1991, oltre a conquistare l’indimenticabile tricolore, nella stagione 1990/91. 223 partite e 85 gol il bilancio finale registrato nella Genova doriana prima del passaggio alla Juventus, dove in 102 gare e 38 reti, è riuscito a mettere nella bacheca personale uno scudetto, 1994/95; una Supercoppa italiana, 1995 e, soprattutto, una Coppa UEFA, 1992/93 e una Champions League, 1995/96. Nelle competizioni europee aveva trionfato in Coppa delle Coppe con la Sampdoria nel 1989/90 e nella Supercoppa europea con il Chelsea nel 1997/98. Nell’isola britannica è riuscito a conquistare alcuni trofei, la Coppa d’Inghilterra, 1996/97 e quella di Lega, 1987/98, sempre con il Chelsea. 489 presenze in campo farcite da 167 gol nei vari campionati. Importante anche il curriculum con la maglia azzurra: 59 le maglie indossate, oltre alle 21 con l’Under 21. 16 le reti, a cui vanno sommate le 11 con la giovanile. Due convocazioni al Mondiale, nell’86 in Messico e nel ’90, all’appuntamento in Italia, dove gli azzurri hanno ottenuto il terzo posto. Ha disputato un Europeo, nell’88 un Germania. Un paio di podi con l’Under 21, terzo nel 1984 e argento nel 1986 dove è stato anche capocannoniere del torneo. Più volte è stato in nomination al prestigioso Pallone d’Oro con il settimo posto ottenuto nell’88 e nel ’91. Era il 2017 quando Gianluca Vialli ha rivelato di essere sofferente al pancreas. Qualche mese fa ha lasciato la collaborazione con la FederCalcio per un nuovo ricovero al Royal Masden Hospital di Londra. Ha lasciato la moglie Cathryn White Cooper e due figlie. Messaggi e comunicati sono piovuti da ogni parte, ex compagni, società, istituzioni e personalità non solo calcistiche o sportive. Nell’ultima giornata di campionato è stato esposto uno striscione di incoraggiamento nel corso dell’incontro fra Cremonese e Juventus, due delle società che Vialli aveva indossato la maglia. Un calciatore che è riuscito a vincere tutti i trofei continentali riservati alle squadre di club.
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