Compost Made in Italy

Incontro a Roma promosso dal Consorzio dei Compostatori per i trent’anni di attività e per la Giornata Mondiale del Suolo

 

Nelle ultime rilevazioni è emerso che la produzione di compost nel nostro Paese è stata di quasi di 2 milioni e 200 mila tonnellate con un continuo e costante miglioramento della qualità soprattutto per una crescente efficienza della selezione degli scarti e dell’esclusivo utilizzo dei rifiuti in arrivo dalle varie raccolte differenziate. L’Italia, nel particolare settore ma anche in generale, ha trovato l’ennesima conferma della leadership continentale nella raccolta differenziata. Il 39,3% del 63% di rifiuti solidi urbani raccolti con la separazione appartenevano alla categoria dei cosiddetti ‘organici’, come dire almeno 7 milioni e 200 mila tonnellate.
A dare benevolmente i numeri è stato il CIC, il Consorzio Italiano Compostatori, che, nell’anno dei festeggiamenti per i trent’anni di attività, ha confermato la progressiva lievitazione: 144 le aziende associate; 359 gli impianti operativi praticamente sull’intera penisola, 294 di compostaggio per una capacità autorizzata di 5 milioni e 800 tonnellate e 65 integrati e digestione anaerobica per una potenzialità di oltre 5 milioni di tonnellate; 230 milioni di metri/cubi di biometano generato e energia per 740 GWh ottenuta dal biogas prodotto autonomamente per un complessivo giro d’affari di 780 milioni di euro e un’, occupazione che impegna e coinvolge 12 mila specializzati. Quasi 550 i comuni italiani collaborativi e un migliaio le verifiche annuali per stabilire la qualità della trasformazione.
‘Dalla terra alla Terra’ è lo slogan, visto anche il periodo mistico, che accompagna l’operatività del settore anche in occasione della Giornata Mondiale del Suolo. L’importanza delle condizioni è stata il filo conduttore dell’incontro promosso a Roma dal Consorzio in collaborazione con Re Soil Foundation, a cui hanno preso partecipato, fra gli altri, i rappresentanti dell’Unione Europea Luca Montanarella e Andrea Vettori; la parlamentare e vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera Patty L’Abbate; il docente di Chimica Agraria all’Università di Bologna Claudio Ciavatta; gli esponenti di Novamont Catia Bastioli e Giulia Gregori e i riferimenti dell’European Compost Network e della Coldiretti, Alberto Confalonieri e Riccardo Fargione, oltre, naturalmente, i vertici del CIC, Lella Miccolis e Massimo Centemero, rispettivamente presidente e direttore generale. I dati dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, hanno scosso la platea, anche se gli attentati alla vigorìa del terreno sono ripetuti. Quotidianamente sono consumati 19 ettari di aree. 21 mila e 500 i chilometri/quadrati cementificati, nonostante che oltre il 25% è in disuso o abbandonato invece di essere rimesso sul mercato immobiliare o riqualificato in modo da mostrare una utile rivitalizzazione. I cambiamenti climatici, che portano a rischi idrogeologici e alla desertificazione, sono le conseguenze di scelte e pratiche non benefiche per il pianeta. La spia multicolorata da tempo è perennemente accesa e la sirena dell’allarme non smette di suonare per lo sfruttamento ormai decisamente sproporzionato delle risorse della sfera terracquea.
Un panorama appesantito e ingrigito ancor di più quello proposto dal professor Claudio Ciavatta, che ha rivelato che “i suoli hanno caratteristiche diverse e, quindi, devono comunque essere nutriti, alimentati anche se in maniera diversificata, perché sono sistemi viventi. Infatti, in un grammo di terra sono presenti un milione di cellule batteriche”. Terreno, impoverito e fertilità, da ritrovare, sono aspetti della faccia della stessa medaglia.
Una parte importante della fertilizzazione dell’orizzontale terrestre è proprio il compost prodotto dalle imprese aderenti al Consorzio. Il 75% dell’organico disponibile e differenziato e destinato al settore agricolo, al florovivaistico e all’industria dei fertilizzanti. Ai coltivatori è necessario per ripristinare la fertilità e integrare la concimazione sostituendo la quota chimica e, quindi, abbassare il livello del non naturale. Oltre l’80% finisce per le colture in ampia e aperta campagna lavorata. Tutela e salvaguardia del suolo per completare una vera e propria economia circolare, ‘Dalla terra alla Terra’. Chiuso il circuito, che ha attraversato tutti gli aspetti, dal lavoro e al commercio, dall’eliminazione degli scarti alla trasformazione fino al riutilizzo, conditi dall’immancabile flash finanziario.
L’appuntamento romano, coordinato dal giornalista di Affari Italiani Marco Scotti, è stato aperto dall’intervento del presidente del Consorzio Lella Miccolis, che ha ricordato come “la fertilità porta all’abbondanza” ed è stato concluso dal direttore generale Massimo Centemero, il quale ha offerto, fra l’altro, il contributo sulla disponibilità di biometano. L’installazione di altri impianti e un innalzamento della raccolta differenziata potrebbe portare ad un contributo massimo “di un miliardo di metri/cubi al cospetto di una necessità nazionale annua di 70 miliardi di metri/cubi”, ma, almeno finora, “la produzione non arriva neanche alla metà” della futura prospettiva. Il settore, comunque, è in espansione e le potenzialità sono state più volte ribadite. Dal 2006 la trasformazione delle aziende del Consorzio, istituito a Padova nel 1992, può vantare il marchio ‘Compostabile CIC’ proprio per identificare e garantire i prodotti che rispettano i requisiti e gli standard europei.

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