Rosa, il colore del leader

Ciclismo. Ufficializzato il percorso delle 21 tappe del Giro d’Italia del 2023, che va dal litorale abruzzese a Roma

 

Ventuno tappe compresse fra il 6 e il 28 maggio del 2023, un paio di giorni di riposo, 3.448 chilometri e 600 metri da consumare, di cui 70 chilometri e 600 metri individualmente per le tre prove a cronometro, la distanza complessivamente più estesa dopo quella del 2015, 77 chilometri. Non trascurabile il dislivello, che sommato offre 51 mila e 300 metri. Svelato a Milano, all’interno del riqualificato Teatro ‘Giorgio Gaber’, il Giro d’Italia, della serie iniziata nel 1909, numero 106. Previsto un blitz in Svizzera, il 20 maggio, per tagliare il traguardo a Crans Montana, giusto per non perdere l’internazionalità, non solo dei ciclisti, ma anche inglobando il percorso.
Il sipario è stato alzato alla presenza, fra gli altri, delle guide federali passate ed attuali, Renato Di Rocco e Cordiano Dagnoni e dei responsabili delle nazionali della strada, di ieri, Davide Cassani e di oggi, Daniele Bennati, oltre, naturalmente, degli ex protagonisti del ciclismo professionistico e dell’ultimo possessore della maglia rosa, l’australiano di Perth Jai Hindley. I misteri, più o meno intensi, riguardano i partecipanti, che, sperano gli organizzatori, siano i migliori della disciplina per rendere ancora più spettacolare e competitivo il Giro a pedali. Per scacciare equivoci, comunque, il direttore Mauro Vegni ha ricordato come sia “sempre il Giro a fare il campione”. Tutta “la corsa è magica e consente una crescita nel mondo del brand-Italia”, hanno ammesso in platea.
Montagne, colline, specchi d’acqua non solo salata, città d’arte, borghi e piccoli centri carichi di storia e di brillanti tradizioni artigianali ed enogastronomiche. Questo il campionario mozzafiato che non tanto i ciclisti, ma il pubblico televisivo e gli appassionati al seguito avranno l’opportunità di ammirare, apprezzare e ricordare e, perché no?, visitare nell’immediato o prossimo futuro. Cartoline dall’Italia, saluti da strepitosi orizzonti, spot sportivi e gratuiti a favore del turismo, voce importante per il commercio e l’economia nazionale.
Il via alla ‘corsa rosa’ sarà dato dall’abruzzese Fossacesia Marina, provincia di Chieti, con la cronometro di 18 chilometri e 400 metri per arrivare ad Ortona lungo la ‘Via Verde’, la ciclabile della Costa dei Trabocchi, fiancheggiando l’Adriatico. Un’altra ‘fettuccia’ protetta caratterizzerà il Giro e, forse, essere decisiva per l’epilogo finale. La cronoscalata del 27 maggio, penultimo atto della competizione, da Tarvisio a Monte Lussari. 18 chilometri e 600 metri con arrampicate anche del 22% sulla ciclovia Alpe Adria e l’orizzontale in cemento ecologico. Uno sguardo interessato anche all’ecologia. Le ciclabili, dopo la riqualificazione delle vecchie parallele ferrate, sono diventate ad uso, spasso e disponibilità della cittadinanza, in particolare dei cicloamatori e degli appassionati del jogging, pur sempre in quota. Dopo l’impegno cronometrato il circus delle dueruote volerà in direzione della capitale per la passerella finale. A Roma, infatti, appariranno i titoli di coda con i rispettivi responsi delle molteplici classifiche. Le ineguagliabili bellezze della Città Eterna saranno lo scenario, probabilmente i Fori Imperiali, dell’ultimo show del Giro 2023. È la quinta volta che Roma vede l’atto conclusivo e incorona il vincitore dopo Luigi Ganna nel 1909; Carlo Galletti nel 1911; lo svizzero Hugo Koblet nel 1950; il russo Denis Menchov nel 2009 e il britannico nativo a Nairobi, in Kenya, Chris Froome nel 2018. La capitale, Roma, un’altra volta, ma mai paragonabile a Parigi, sempre protagonista della conclusione del Tour de France. Dall’Abruzzo, invece, il Giro, organizzato da Rcs Sport, era scattato il 19 maggio del 2001. Al prologo di Pescara di 7 chilometri e 600 metri s’era imposto il belga Rik Verbrugghe. Alfredo Binda è leader nella particolare graduatoria dei vincitori con cinque, collezionati nel 1925, dal 1927 al 1929 e nel 1933, in compagnia di Fausto Coppi, 1940, 1947, 1949, 1952 e 1953 e del belga Eddy Merckx, 1968, 1970 e dal 1972 al 1974. Cinque gli arrivi in salita oltre alla cronoscalata del penultimo giorno. Due le pause, di lunedì, il 15 maggio dopo la nona tappa e il 22 maggio, alla fine della quindicesima frazione. Quasi tutte le regioni della nostra penisola saranno attraversate dalla carovana. Evitato in questa edizione solo l’estremo sud dello ‘Stivale’. Un particolare richiamo va al ricordo della tragedia del Vajont, che risale al 9 ottobre del 1963. Nella diciannovesima tappa, il 26 maggio, fra Longarone e le Tre Cime di Lavaredo, proprio nell’anno dei sessant’anni da quella infausta nottata.

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