Roma, kaputt… basket

Inizio d’anno senza la Virtus della capitale dopo il ritiro dal campionato deciso dal patron Claudio Toti

Addio Roma. Almeno per ora, per l’attuale stagione sportiva e chissà per quante altre. Addio Roma dalla pallacanestro d’élite. Addio Roma proprio in questo calendario condizionato e scandito dal temibile Covid-19. Lascia la Roma del basket, quella del travolgente scudetto del 1982/83; della sensazionale conquista della Coppa dei Campioni nell’annata successiva strabiliarmente condita anche dalla conquista dell’Intercontinentale nell’84; della Supercoppa italiana nel 2000 e del trofeo europeo Korac posto in bellamostra sulla mensola nel 1986 e nel 1992 al culmine del doppio decisivo derby, prima contro la Juve Caserta e, poi, contro la Scavolini Pesaro. Addio a quella maglia indossata e sudata, nel corso degli anni, da alcuni assoluti protagonisti del mondo dei canestri, fra cui Dejan Bodiroga, Michael Cooper, Luigi Datome, Rodrigo De La Fuente, Gregor Fucka, Enrico Gilardi, David Hawkins, Ricky Mahorn, Carlton Myers, Roberto Premier, Fulvio Polesello, Dino Radja e Larry Wright. Addio alla Roma diretta dalla panchina anche da Valerio Bianchini, Matteo Boniciolli, Attilio Caja, Mario De Sisti, Paolo Di Fonzo, Nello Paratore, Giancarlo Primo, Jasmin Repesa e Bogdan Tanjevic come direttore tecnico.
Un tragico e doloroso addio era stato dato anche a Davide Ancilotto, nell’agosto del 1997, scomparso a soli 23 anni in seguito ad un fatale malore accusato nel precampionato, in un’amichevole a Gubbio. Nel 2001 la ‘sua’ maglia numero 4 era stata ritirata e la curva della Roma, come quella della Juve Caserta, era stata dedicata al giovane cestista veneziano scomparso. Tutta la storia, comunque, non sarà cancellata, resterà nel grande volume della pallacanestro italiana e internazionale, anche se il parquet sarà desolatamente deserto, come attualmente gli spalti a causa del Coronavirus e il campionato nazionale orfano di una rilevante società di una grande città.
Campionato azzoppato, in quanto la decisione di lasciare la compagnia, tutto e tutti, è arrivata poco prima del giro di boa, quando nella bisaccia erano finite un paio di vittorie. I risultati sono stati cancellati d’impeto e le rimanenti 15 squadre osserveranno a rotazione un turno di riposo. E un’unica retrocessione. “Un gravissimo danno d’immagine per l’intero movimento”, hanno commentato nelle stanze della Federazione e della Lega. Un precedente, relativamente recente, aveva portato Desio, da cui Roma acquisì il titolo sportivo nel ’94 evitando la discesa monella serie inferiore, aveva comunque concluso dignitosamente la stagione 1989/90 collezionando solo sconfitte. Per Roma, invece, neanche l’onore delle armi.
La capitolazione è arrivata ai primi giorni di dicembre. Claudio Toti, al timone della società da una ventina d’anni, ha alzato bandiera bianca dopo non aver erogato i versamenti dovuti. Alla Virtus, per la rinuncia, è stata affibbiata anche la prevista sanzione economica e per conservare l’affiliazione e la conseguente possibilità di iscrizione nella prossima stagione all’eventuale primo campionato a libera partecipazione sarà necessario soddisfare anche i conti in sospeso con le casse della Federazione Italiana Pallacanestro. Nella regione geografica di competenza, il Lazio, la competizione interessata dalla paracadutata sarà quella di Promozione. Dirigenti, tecnici e giocatori, naturalmente, sono stati svincolati e pronti ad accasarsi in altre realtà cestistiche.
La società di Claudio Toti aveva vacillato per motivi economici già nel 2015 con la discesa organizzata e pilotata in A/2 e sanata dal ritorno nella massima serie dopo un quadriennio e alla vigilia di questa stagione attraverso la perplessità di iscrivere regolarmente la squadra. Intenzione evitata in extremis per la possibilità di trovare sostegni concreti da parte di partner o con il passaggio delle quote societarie ad altri interessati e appassionati investitori. Visto l’esito ogni eventualità è stata infruttuosamente esaurita in qualche settimana.
Sulla vicenda della società, affiliata alla FIP dal 1960, sono intervenuti con un comunicato ufficiale gli Ultras della Virtus Roma, che, in passato era stata urtata indirettamente anche dall’inchiesta milanese di ‘Mani pulite’, in quanto all’epoca la proprietà apparteneva al Gruppo Ferruzzi e la presidenza era stata affidata a Carlo Sama.
Il 2021, quindi, inizia senza un parterre ormai consolidato e radicato nel panorama nazionale dei canestri e il rimpianto delle agguerrite, spettacolari e tradizionali sfide con Bologna, Cantù, Milano, Pesaro e Varese. L’orizzonte non sembra dei più sereni e luminosi possibili. Un po’ di malinconia riavvolgendo il nastro dei ricordi che porta all’84, al ‘Partinoire’ di Ginevra, 79 a 73 al Barcellona e Coppa dei Campioni innalzata e in Brasile, a San Paolo, con il trofeo dell’Intercontinentale portato orgogliosamente a Roma.

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