Il pallone rigonfiato

Da metà giugno di corsa per finire la stagione del calcio italiano. In una sessantina di giorni quasi 130 partite

Voglio, fortissimamente voglio. È stato il comun denominatore negli oltre due mesi di black-out dovuto al Coronavirus, che ha accompagnato un po’ tutte le componenti del calcio. Una sequela di incontri, soprattutto attraverso le evolute tecnologie; confronti; ipotesi; protocolli e linee-guida scritte, rivedute e corrette, riformulate e finalmente approvate per salvare e salvaguardare l’incolumità e l’integrità di tutti i protagonisti e l’organizzazione dei campionati, delle coppe e dei tornei internazionali. L’aspetto sportivo era inevitabilmente intrecciato con quello economico e sociale. È quasi superfluo ricordare l’esercito di persone coinvolte nell’industria-calcio, che stagionalmente alimenta, con un vorticoso giro d’affari, interessi a molteplici zeri.
I calciatori nell’isolamento domestico hanno cercato di conservare un minimo di tonicità atletica e mentale sostenuti dai rispettivi specialisti dello staff. Infatti l’obbligata inattività è stata più lunga e sostanziosa delle solite e tradizionali tre-quattro settimane di vacanza, fra la conclusione e l’avvio della successiva stagione. L’eventuale ripresa dello spettacolo sportivo era compressa fra le varie necessità sospinte dalla Federazione, dai rappresentanti degli allenatori e dei calciatori, dalle società, dalle emittenti televisive in possesso dei diritti per la diffusione delle immagini delle partite, dal Governo attraverso i ministeri competenti e interessati, della Salute e soprattutto dello Sport e anche dall’UEFA e dalla FIFA, i riferimenti politico-amministrativi delle competizioni europee e mondiali. La delicata situazione riguarda l’intero pianeta flagellato da mesi dal termibile Covid-19.
Passano giorni e settimane, che diventano mesi. La curva dei contagiati, intanto, mostra una continua e costante flessione, generalizzata su tutta la nostra penisola, anche se le tragedie arricchiscono amaramente l’ormai voluminoso catalogo delle scomparse. E, così, i provvedimenti asciugano pian piano le restrizioni e anche il calcio e i calciatori con le dovute cautele riconquistano gli abituali spazi e scenari. Prima individualmente e alle consigliate distanze e, poi, in gruppo e con le attente e specializzate consulenze di allenatori, preparatori, accompagnatori e sanitari. Le precise disposizioni impongono ripetuti e ravvicinati controlli per verificare le condizioni dell’intera comunità del club. Le competizioni in sospeso dall’inizio di marzo, quindi, possono essere completate nel nostro Paese. Il campionato potrà riprendere dal prossimo 20 giugno con i recuperi della 27^ giornata spalmati su tre momenti con lo start a Torino, fra i granata e il Parma. Il turno successivo oscillerà fra il 26 e il 28 giugno diluito su un tris di orari, le 17 e 15, le 19 e 30 e le 21 e 45. Il tour de force dovrebbe essere concluso, secondo la tabella ufficializzata, il 2 agosto. Il sipario sulla stagione, comunque, sarà calato inderogabilmente il 20 agosto. Limitate, viste le temperature, le gare con il fischio d’inizio pomeridiano, alle 17 e 15. Solo 10 sulle 124 partite in programma. In precedenza sarà noto l’epilogo della Coppa Italia. Tutto in pochi giorni, anticipando l’atteso 20 giugno per la riaccensione dell’interesse sul campionato.
Spalti deserti per l’assenza del pubblico, sottopassaggi spopolati, ai bordi del campo sfrattati i raccattapalle minorenni e, comunque, partecipi in numero limitato e presenze sulle tribune ridotte al minimo necessario per i vari servizi rispettando le misure metriche di salvaguardia. Sul terreno di gioco previste straordinariamente cinque sostituzioni, ma in soli tre momenti dell’incontro. I ripetuti impegni potrebbero portare sorprese e ribaltamenti in classifica per l’assegnazione dello scudetto tricolore, dei posti validi alla partecipazione alle prossime competizioni europee e lo scivolamento nella categoria inferiore.
Sulla scia della A è stata decisa anche la ripresa della B, dal week-end del 20-21 giugno. Lo svolgimento dei tornei, naturalmente, sarà condizionato dagli esiti dei continui esami e dalle prevedibili e preferibili ripetute negatività di tutte le comitive delle varie squadre. L’ombra della quarantena e il rischio del blocco dell’attività aleggia pericolosamente sull’intera situazione sportiva.
Un’altra vicenda riguarda le mensilità dei calciatori. Le società saranno chiamate a sbrogliare, probabilmente singolarmente, le scadenze economiche dei contratti dei rispettivi tesserati.
Al termine dei campionati nazionali l’UEFA, che ha rinviato al 2021 l’Europeo, ha annunciato l’organizzazione, probabilmente inedita, della fase finale delle competizioni continentali. Aggiornate, naturalmente, anche le ‘finestre’ per gli ingaggi e gli scambi dei calciatori, il ben noto calciomercato.

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