Acqua, un bene di tutti

Convegno di ANBI, Coldiretti e UniVerde sul prezioso liquido protagonista anche di un concorso fotografico

I continui e costanti rischi idrogeologici, ormai da tempo trasformate in vere e proprie emergenze; i cambiamenti climatici; l’importanza dell’acqua, bene e risorsa comune da utilizzare correttamente e la progettazione e la realizzazione di interventi infrastrutturali sulla nostra penisola sono stati al centro dell’incontro promosso a Roma dall’ANBI, l’Associazione Nazionale dei consorzi gestione e tutela del territorio e acque irrugue, in collaborazione con la Coldiretti e la Fondazione UniVerde, rappresentate, rispettivamente, dai vertici Francesco Vincenzi, Ettore Prandini e Alfonso Pecoraro Scanio. La serie degli interventi, coordinati dal direttore generale dell’Associazione Massimo Gargano, è stata aperta da Vincenzi, che ha ricordato la funzione e la determinante attività dei vari consorzi, della progettazione e dell’impegno a tutela dei territori e del prezioso liquido. 79 gli interventi finanziati per oltre 641 milioni di euro. 592 le richieste di interventi di irrigazione e più di 3.700 quelle destinate alla riduzione del rischio idrogeologico, che, secondo l’approfondimento dell’ANBI, sarebbero in grado di favorire l’occupazione con quasi 52 mila nuovi posti di lavoro e, in generale, l’economia da alcune stagioni stagnante. Interventi previsti in ogni regione del Paese, che ha registrato un continuo e preoccupante spopolamento soprattutto delle aree interne.
Quasi 200 mila i chilometri di canali consortili utili all’irrigazione di 3 milioni e 300 mila ettari di terreni coltivati. I consorzi di bonifica gestiscono 754 impianti idrovori, 234 di produzione idroelettrica e 46 fotovoltaica. L’Italia ha la non invidiabile leadership dei prelievi di acqua per abitante, 160 metri/cubi. Un/quarto è sprecato. Il nostro Paese tratta il 78% delle acque irrigue rispetto a una planetaria dell’89%. L’Italia, inoltre, è agli ultimi posti in Europa per il livello di investimenti nel settore idrico. Per un allineamento con le altre realità l’impegno finanziario annuale potrebbe aggirarsi sui 3 miliardi e 500 milioni di euro. Uno sguardo al futuro, al 2050, quando la popolazione sulla Terra è stimata in oltre 9 miliardi e 500 milioni e la richiesta di acqua aumenterà almeno del 50%. Una percentuale probabilmente destinata alla sofferenza per trovare la necessaria e vitale risorsa. Al momento quasi un milione e cinquecento mila persone hanno difficoltà nell’approvvigionamento. 700 mila, secondo alcuni amari calcoli, sarebbero le vittime causate dalla carenza idrica.
I cambiamenti climatici condizionano il presente e, soprattutto, modificheranno l’aspetto futuro. Nel 2019 sono state sedici le regioni che hanno richiesto lo stato di calamità naturale. Le uniche a scampare ai danni delle condizioni meteorologiche sono, almeno finora, la Calabria, il Friuli-Venezia Giulia, il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta. Oltre 10 milioni di euro i danni, calcolati fra maggio e luglio. E lo scorso anno ben 14 milioni sono stati gli alberi persi per l’ondata di maltempo. In Italia, nonostante tutte queste allarmanti situazioni, è applicata la pratica della cosiddetta ‘toppa’, della cultura e della scontata fase di emergenza dopo le sciagure e le tragedie. Non è mai sostenuta la regola della prevenzione, se non in alcuni rari casi, per evitare i drammi ambientali e sociali. Il responsabile della Protezione Civile Angelo Borrelli ha ricordato che ogni anno i danni causati dalle calamità naturali sono costati allo Stato ben 7 miliardi di euro, che spesi per anticipare i malesseri diventerebbero un investimento per l’intero Paese. Degli oltre 11 miliardi di euro richiesti, le regioni hanno ottenuto un po’ meno del 10%, 959 milioni di euro. Da una parte piogge, violente e concentrate in tempi e luoghi, trombe d’aria e, poi, frane e crolli del patrimonio naturalistico e storico-architettonico e, dall’altra, i periodi di siccità e l’avanzata desertificazione. Centomila ettari a rischio: il 70% in Sicilia, il 58% in Molise, un po’ meno in Puglia e in Basilicata.
Tempi ormai inaccettabili per la realizzazione di un progetto in Italia del valore superiore ai 10 milioni di euro. Undici anni, mediamente, consumati fra progettazione, realizzazione, gare d’appalto e collaudi. All’incredibile situazione vanno aggiunti i lavori mai completati. Nel settore sono una quarantina le infrastrutture idriche incompiute. Le 539 dighe potrebbero contenere 7 miliardi di metri/cubi di acqua se fossero completamente utilizzate. Burocrazia e malaffare condizionano in molti casi la chiusura degli interventi nei tempi, nei modi e nei costi previsti e sottoscritti. L’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio ha proposto la creazione di un osservatorio per verificare l’andamento dei lavori coinvolgendo,
solo in seguito, gli uffici della pubblica amministrazione.
L’appuntamento nei suggestivi spazi di Palazzo Rospigliosi è stata anche l’occasione per presentare il volume del concorso fotografico nazionale organizzato dall’ANBI, dalla Coldiretti e dalla Fondazione UniVerde, ‘Obiettivo acqua’. Due le sezioni per concorrere: la prima, ‘Acqua, eterno scorrere…’ e, l’altra, ‘Acqua è…’. Individuato il tema della prossima edizione e collegato alla bontà o alla malvagità del vitale liquido, di quanto può essere madre o, in senso negativo, diventare matrigna.

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