Nel 2018, complessivamente, il sistema coordinato da Ecodom ha gestito oltre 126 mila tonnellate di RAEE, i Rifiuti delle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, destinati a un corretto smaltimento per il riutilizzo dei vari materiali dei componenti. La quantità è composta anche dalle pile e dagli accumulatori portatili, sulle 8 tonnellate; dai rifiuti aziendali, quasi 20 mila e 200 tonnellate, di cui 4 mila e 808 tonnellate di RAEE professionali. Il cumolo di apparecchiature raccolte e avviate al multiriuso dal Consorzio Italiano per il Recupero e il Riciclaggio degli Elettrodomestici è del 34% del totale trattato, che pesa intorno alle 310 mila e 600 tonnellate. Con questo responso registrato da Ecodom gli esperti hanno confermato una dispersione evitata nell’aria di oltre 808 mila tonnellate di anidride carbonica, pari all’emissione inquinante causata per una mesata da tutti i veicoli immatricolati nella provincia di Milano. E, inoltre, sono stati risparmiati 130 milioni e 800 mila chilowattora di energia paragonabili al consumo annuo di una città di 120 mila abitanti, praticamente come Bergamo. L’attività del Consorzio ha consentito di riciclare 94 mila e 365 tonnellate di materie prime seconde. Il livello del servizio sulla puntualità dei ritiri da parte degli operatori nei numerosi centri di raccolta è stato di ben il 99,84%. Nella suddivisione dell’attività del Consorzio, che raggruppa 124 dei maggiori produttori e coinvolge 4.825 punti di raccolta, emerge uno smaltimento del 43,6% dei RAEE appartenenti al ‘freddo e clima’; del 64,2% dei cosiddetti ‘grandi bianchi’ e in misura ridotta di schermi televisivi, monitor di computer, piccoli elettrodomestici e apparecchi di illuminazione. Dal circuito sono stati recuperate 66 mila e 225 tonnellate di ferro, una quantità di quasi nove Eiffel; oltre 12 mila tonnellate di plastiche, paragonabili a 5 milioni di sedie da giardino; 10 tonnellate di metalli non ferrosi e 3 mila tonnellate di vetro. I dati di Ecodom sono stati comparati ad altre realtà dell’Unione Europea, in particolare di quelli elaborati dai consorzi di Francia, Gran Bretagna, Olanda, Portogallo e Spagna, rappresentati per l’occasione, nel corso di un approfondimento promosso a Roma, rispettivamente da Christian Brabant, Mark Burrows-Smith, Jan Vlak, Pedro Nazareth e Andreu Vilà. Per il nostro Paese, al convegno ‘RAEE: sei nazioni a confronto’, sono intervenuti, fra gli altri, i vertici di Ecodom Maurizio Bernardi e Giorgio Arienti. Annualmente in Europa sono accatastati quasi 9 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, ma, generalmente e mediamente, solo un/terzo è trattato in modo corretto, nel rispetto delle attuali normative. La maggior parte, quindi, è smaltita con il rischio di danneggiare l’ambiente, abusivamente, clandestinamente e nelle discariche improvvisate sparse in ogni angolo del pianeta. Francia leader nel triennio fra il 2015 e il 2017 nell’immissione commerciale di apparecchiature elettriche ed elettroniche per una media stagionale di un milione 487 mila e 418 tonnellate nella raccolta di quelli domestici. L’Italia è riuscita a salire sul gradino più basso del podio, ma è all’ultimo posto per la media del recupero per ogni abitante con 5,1 chili. Meno della metà della Francia, 10,8 chili a persona e quasi rispetto all’Olanda, 9,7 chili per cittadino. Il sistema italiano, comunque, è considerato positivamente dagli altri paesi e, in alcuni casi, un modello da seguire e applicare rispettando le esigenze e le abitudini delle varie comunità. Dei sei paesi europei presenti al convegno, organizzato da Ecodom, solo quattro hanno superato il livello di raccolta del 45% del commercializzato fissato dall’Unione. Olanda, Francia, Spagna e Portogallo, oscillanti fra il 48% e il 50%, hanno già tagliato il traguardo deciso dall’Europa. L’Italia al 37% e la Gran Bretagna al 35% sono chiamate a risalire la china della produttività. Sull’isola, fra l’altro, con il mercato liberal è stata estesa la responsabilità dei produttori. Un po’ tutti i responsabili dei consorzi sono favorevoli alla tracciabilità delle transazioni con l’abolizione, praticamente, del denaro contante, in particolare fra i vari paesi, anche confinanti e ai flussi internazionali dei RAEE.
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