Le barriere non tecnologiche per favorire la diffusione del biogas-biometano nel mercato italiano e rendere la realizzazione degli impianti più semplice sono essenzialmente di natura economica, legislativa e sociale. Nel primo caso riguardano, in particolare, l’assenza di specifici ed efficaci schemi di finanziamento e la bassa redditività dei piccoli impianti a biogas e l’incertezza collegata ai futuri incentivi. In Italia manca una normativa nazionale sull’immissione in rete del biometano e sull’uso del digestato. L’opacità riguarda la frammentazione dell’iter e delle autorizzazioni per l’installazione, anche in relazione alle competenze. Nel nostro Paese, da più parti, si ritiene che c’è ancora poca informazione fra i cittadini, gli agricoltori e gli allevatori. In particolare, i coltivatori, in special modo quelli del meridione, sono poco o per niente favorevoli a una cooperazione per la gestione degli impianti per la produzione di energia necessaria all’attività. Sostenere e sviluppare il settore del biogas in Italia, ma anche in Europa, è stato uno degli obiettivi del progetto finanziato nell’ambito del programma continentale Horizon 2020 ISAAC, Increasing Social Awareness and Acceptange of biogas and biomethane, all’interno della Call for Competitive Low-Carbon Energy, andato avanti dal gennaio del 2016 al giugno del 2018. Le attività e le iniziative sono state al centro di un incontro nella sala ‘Guglielmo Marconi’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma. L’Italia è il secondo produttore europeo di biogas dopo la Germania con grandi potenzialità di espansione, hanno sottolineato gli esperti, soprattutto nelle aree del centro e del sud. A vedere i risultati di un approfondimento del CIB, il Consorzio Italiano Biogas e gassificazione, sarebbero proprio le barriere non tecnologiche a impedire una maggiore diffusione sulla nostra penisola. Nel piano sono state coinvolte numerose aziende, in particolare agricole, per verificare e sostenere l’aumento della quota di energia da biogas dei consumi anche attraverso un accompagnamento sia pratico che informativo-normativo su una nuova fonte di reddito se ammessi nella transizione energetica. Attraverso gli scarti alimentari e le sottocoltivazioni agricole, oltre alle deiezioni animali, è facilitata la produzione di biogas per elettricità e fonti di calore. I progetti hanno coinvolto un paio di zone, ma in sette regioni italiane sono state organizzate campagne informative e incontri con gli esperti, che hanno riguardato anche la parte legislativa. Sono stati promossi anche dei corsi di formazione per i tecnici comunali e regionali. Proposte sono state raccolte per migliorare l’attuale normativa per cercare di interpretare la parte riguardante i sottoprodotti, i coprodotti e i rifiuti. Al CNR sono state promosse alcune tavole rotonde, in particolare sui meccanismi di finanziamento innovativi, sui progetti europei, sull’immissione in rete del biometano e sui processi di partecipazione alla presenza, fra gli altri, dei rappresentanti della pubblica amministrazione, del panorama istituzionale, accademico e della ricerca, di Chimica Verde Bionet, del Consorzio Italiano Biogas, di Confagricoltura, della Confederazione Italiana Agricoltori, di Legambiente, dei Cantieri Animati e di Avventura Urbana.
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