L’isola galleggia nell’Oceano Pacifico, vasta come il Madagascar, forse più con il passar del tempo. Ha anche una denominazione di riferimento, indicativa, Pacific Trash Voltex. Qualcuno scherzosamente ipotizza che potrebbe apparire sui testi di geografia o, addirittura, annessa a qualche stato. Fantasie. La realtà riguarda le correnti che concentrano in quelle acque i rifiuti, soprattutto plastica, complicato, poi, smaltire quel materiale naturalmente. Dannoso per la flora e la fauna marina. “Leggero, resistente, inconfondibile”. Erano le tre parole accattivanti dello slogan pubblicitario degli anni Sessanta in una tv in bianco e nero scandite canticchiando dall’indimenticato Gino Bramieri per promuovere i prodotti della Moplen realizzati con quell’innovativo materiale. Era stato Giulio Natta nel 1954, poi Premio Nobel per la Chimica nel 1963 insieme al tedesco Karl Ziegler, a scoprire il polipropilene e gli altri polimeri trasformando l’andamento socio-economico. L’industrializzazione iniziò qualche anno dopo, dal 1957. Plastica utile per realizzare qualsiasi oggetto e marchingegno, finita nel commercio, nell’arte, negli spettacoli. “Bottiglie di plastica in acqua e acqua nelle bottiglie di plastica”, dice Caparezza; per la siciliana cantantessa Carmen Consoli è anche un ‘Amore di plastica”; “Il futuro è nella plastica, Ben”, dal film ‘Il laureato’ del 1967 con Dustin Hoffman; “Voglio essere di plastica”, ribadisce con passione e amore l’invaghito Andy Warhol. Qualche decennio e qualcuno ha cominciato a collegare come smaltire i prodotti plastici senza danneggiare l’ambiente e successivamente in quale modo riutlizzare, con un’appropriata e corretta raccolta differenziata, il materiale da lavorare, trasformare e portare nuovamente sul mercato, in circolazione. L’importante, s’è capito, era non disperdere quella novità, per la quale sono necessari centinaia di anni per un completo degradamento. Da anni Legambiente è impegnata nel monitoraggio sulla presenza dei rifiuti nelle acque e sui litorali. L’associazione ambientalista, la prima in assoluto, lo scorso giugno è riuscita a inserire il problema nel programma della Conferenza sugli Oceani delle Nazioni Unite e, ad ottobre a Malta, a quella internazionale Our Ocean promossa dall’Unione Europea. In quelle occasioni Legambiente è riuscita a rendere noti i dati raccolti e a illustrare alcune proposte. Nel 2015 la produzione complessiva di materiali plastici era di 322 milioni di tonnellate. Un aumento del 40% negli ultimi dieci anni. In Europa il 18%, ma la richiesta è in salita e le previsioni indicano che entro il 2050 la produzione potrebbe essere quadruplicata. Nel Vecchio Continente il 70% delle richieste di quasi 50 milioni di tonnellate arriva da soli sei paesi, fra cui l’Italia, dietro alla sola e solita Germania. Moltiplicate le proposte per contenere l’invasione pericolosa e distruttiva per l’ambiente. Il Mediterraneo non ha ancora raggiunto i livelli del Pacifico con l’isola Trash Vortex. Un Rapporto dell’Unione Europea, comunque, ha stimato la presenza nel Mediterraneo di oltre centomila parti di plastica per chilometro/quadrato. L’80% dei rifiuti nel Bacino euro-afro-asiatico è di plastica ‘Marine Litter: da emergenza ambientale a potenziale risorsa’, è stato il filo conduttore del convegno organizzato all’Accademia Nazionale dei Lincei, a Roma, da Maria Cristina Fossi, Loris Pietrelli e Sandro Pignatti, a cui hanno partecipato rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dell’ENEA, docenti dell’Università di Siena e della Politecnica delle Marche, ricercatori, esperti e operatori del settore e numerosi studenti. Esposti anche una quarantina di poster, testimonianza di ricerche e approfondimenti in ogni zona della nostra penisola con il comun denominatore ben noto. Analizzate le condizioni di fiumi e laghi. Goletta Verde di Legambiente, in collaborazione con l’ENEA, ha monitorato 125 spiagge e le acque interne dei laghi di Albano (Castelgandolfo), Bolsena, Bracciano, Como, Garda, Iseo, Maggiore e Trasimeno. Molti rifiuti sono trascinati dai corsi d’acqua, più nella stagione estiva. Plastiche pericolose per la biodiversità. Ancora non c’è alcuna rispondenza scientifica sull’eventuale impatto sugli umani attraverso gli abitanti delle acque che vengono consumati sulle nostre tavole. Gli esperti hanno deciso di utilizzare alcune sentinelle per testare le condizioni marine, fra cui le tartarughe. I dieci corsi d’acqua che vantano il non invidiabile primato di trasportare più materiali plastici al mondo sono lo Yangtze, il Fiume Giallo e l’Hai, i quali finiscono nel Mar Giallo; l’Indo, nel Mar Arabico; il Nilo, nel Mediterraneo; il Meghna-Brahmaputra-Gange, nel Golfo del Bengala; il Fiume delle Perle e il Mekong, nel Mar Cinese; l’Amur, nel Mar di Ochotsk e il Niger, nel Golfo di Guinea. L’Università del’La Sapienza’, quella Politecnica delle Marche e l’ENEA hanno affrontato in uno studio il delicato tema dei ‘Rischi tossicologici causati dalle materie plastiche sugli organismi marini’. Un intervento ha rivelato che sono almeno un’ottantina i cosmetici contenenti microplastiche. Allarme rosso e suono della sirena per i resti delle sigarette abbandonate nell’ambiente. Nel mondo ogni anno sono lasciati incustoditi oltre 5 trilioni di mozziconi. Nel nostro Paese almeno 51 miliardi. Solo una limitatissima e misera quantità viene raccolta, la stragrande maggioranza finisce nei laghi e nei mari. La combustione del tabacco produce più di 4 mila sostanze chimiche irritanti, tossiche, mutagene e cancerogene e il filtro contribuisce alla contaminazione ambientale con il carbone attivo e l’acetato di cellulosa. Diecimila tonnellate solo in Italia. Se recuperate potrebbero essere utilizzate per la produzione di calore, energia elettrica, oli combustibili e pannelli fonoassorbenti per l’edilizia. Plastica da dannoso rifiuto a preziosa risorsa. COREPLA, il Consorzio per il riciclo e il recupero degli imballaggi di plastica, attraverso il sostegno di quasi 2.600 imprese, ha contribuito nel 2016 al riutilizzo di 960 mila tonnellate, di cui oltre 550 mila proveniente dalla raccolta differenziata urbana terrestre gestita con quasi settemila amministrazioni comunali convenzionate. Complicata, ma non impossibile, la raccolta delle plastiche nelle acque. Necessario un impegno collaborativo internazionale, a causa delle varie normative, che, al momento, non sembra prossimo nonostante le continue segnalazioni da parte dei rappresentanti del mondo scientifico e ambientalista.
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