In Italia, al momento, sarebbero da smaltire all’incirca 40 milioni di tonnellate di materiale contenente amianto, di cui 32 milioni di tonnellate friabile. Una specie di bomba a orologeria. Un determinante danneggiamento degli apparati soprattutto respiratori a lungo termine. Anni. Potenziali, che avviene in maniera subdola, invisibile e fino a qualche tempo fa forse inconsapevolmente e inconsciamente. La ricerca, le associazioni e il numero crescente e riconosciuto delle vittime hanno spostato l’attenzione verso un materiale altamente pericoloso e, risultato e ormai dimostrato, drammaticamente fatale a distanza di un lungo periodo. L’ONA, l’Osservatorio Nazionale sull’Amianto, ha promosso nella Sala del Carroccio del Campidoglio un incontro, ‘Amianto: come fermare la strage’, a cui hanno partecipato, fra gli altri, Ezio Bonanni, presidente della onlus; Luciano Mutti, docente di Oncologia Medica e Ricerca Oncologica alla Facoltà di Medicina dell’Università inglese di Salford di Manchester; Nicola Forte, commercialista; amministratori pubblici; politici; esperti del settore e qualche familiare delle vittime dell’amianto. Nel nostro Paese, fino alla legge del 1992 con la messa al bando del materiale, sono state impiegate oltre 3 milioni e 740 mila tonnellate di amianto, che miscelate con altri prodotti hanno portato il killer nei luoghi di lavoro e della vita quotidiana. Per una completa e corretta bonifica sarebbero necessari 85 anni, ha stimato il presidente dall’INPS Tito Boeri. “Previsione fin troppo ottimistica quella del responsabile dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, in quanto, procedendo con questo ritmo, la proiezione dovrebbe essere spostata di 120 anni”, ha replicato Bonanni. L’amianto è stato utilizzato nella produzione industriale e nell’edilizia. Nel corso degli anni sarebbero stati esposti a polveri e fibre di amianto oltre 3 milioni di persone. L’anno clou di colpiti dovrebbe essere il 2025. Bonanni ha puntualizzato che nel 2016 contati 6 mila decessi, 10 mila nuovi diagnosticati, altri 54 mila fino alla critica e almeno 100 mila vittime nel prossimo ultrasecolo. Ad oggi, comunque, sono già numerose le vittime, fra cui nelle file delle forze armate dello Stato. Il riconoscimento come morti sul lavoro, del dovere, passa attraverso un lungo, estenuante e complicato procedimento giudiziario. Non sempre dal finale per ottenere un adeguato indennizzo per un familiare vittima della micidiale e silenziosa fibra killer. L’Italia è stato uno dei maggiori produttori e utilizzatori di amianto, che causa in Europa oltre 100 mila decessi per i soli casi di mesotelioma, cancro polmonare e asbestosi, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Alle cifre è opportuno aggiungere, per dimostrare che quella è solo la punta dell’iceberg, le altri fatali patologie riconosciute, come il cancro dell’apparato gastrointestinale e delle ovaie e per esposizioni extraprofessionali. Ingente e pesante il costo sociale: l’ONA parla di 41 mila euro l’anno e se dovesse sommarsi anche il costo di un farmaco di nuova generazione il totale lieviterebbe oltre i 100 mila euro. Insostenibile per le famiglie, probabilmente anche per il Servizio Sanitario Nazionale. Un esborso ipotizzato alla fine dei dodici mesi di quasi 400 milioni di euro, oltre ai conti per le prestazioni previdenziali e assistenziali per un totale iperbolico intorno ai 5 miliardi di euro per i prossimi 10 anni. “Il costo del Sistema Sanitario Nazionale potrebbe essere abbattuto se venissero utilizzati esclusivamente i medicinali per i quali è stata dimostrata la capacità di aumentare la sopravvivenza di un malato oncologico”, ha rilevato Luciano Mutti, che pensa anche a un sostegno per le case farmaceutiche impegnate nella ricerca. Cure, ma anche prevenzione, sia sui posti di lavoro che nelle frequentazioni quotidiane. Ancora elevato il numero dei posti dove la presenza dell’amianto è rilevata. Immobili sia pubblici che privati. Istituti scolastici, ospedali e impianti sportivi. Appartamenti con tettoie, case e palazzi con cassoni per l’acqua. Sorprendente, ma non tanto vista la generale realtà nazionale, di una completa mancanza della mappatura dei luoghi a rischio, in particolare pubblici. A questo proposito l’ONA ha definito un documento accolto dal parlamentare Massimiliano Manfredi, diventato primo firmatario di un disegno di legge che dovrebbe trovare un’adesione trasversale da parte di ogni colorazione politica, per una serie di misure di agevolazione fiscali, fino al 50% attraverso il credito d’imposta all’effettivo pagamento, per la bonifica definitiva dei materiali contenenti amianto a favore delle imprese e dei privati. La proposta potrebbe essere velocizzata se fosse collegata con un eventuale emendamento alla Legge di Stabilità e di Bilancio prossima all’esame del Parlamento. Possibile, ma forse poco probabile, visti i tempi cosiddetti ristretti. L’iter normale, invece, potrebbe essere stoppato dall’ormai imminente fine della legislatura.
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