Le proposte di Legambiente

Illustrato nella capitale ‘Un nuovo green deal per l’Europa’ in vista della prossima legislazione con gli obiettivi relativi alle emissioni zero, alla competitività e all’inclusione

Tredici capitoli per articolare le proposte che dovrebbero essere inserite diventando fondamentali in ‘Un nuovo green deal’ europeo da varare nella legislatura 2024-2029. Dal 6 al 9 giugno, in Italia l’8 e il 9 giugno, gli aventi diritto dei paesi dell’Unione saranno chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento e, intanto, Legambiente ha presentato l’agenda con un’accurata prefazione e il racconto ampio e approfondito dei delicati argomenti. Il piano dell’associazione ambientalista, racchiuso in 56 pagine copertine comprese, è stato illustrato nella Sala delle Bandiere della Rappresentanza romana del Parlamento Europeo alla presenza, fra gli altri, degli esponenti delle istituzioni, delle forze politiche di tutti gli schieramenti e di ogni colorazione, dei consorzi impegnati nel riciclo dei materiali dopo la raccolta differenziata e delle imprese.
Nel 2019, all’inizio del percorso quinquennale, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen aveva posto al centro del generale interesse e della relativa programmazione proprio la questione-ambientale con l’annunciata e completa decarbonizonizzazione al 2050; il progressivo contenimento delle emissioni inquinanti e dell’utilizzo delle fonti fossili a favore di quelle rinnovabili e la gestione del livello delle temperature. Europa prua della transizione ecologica a protezione del futuro planetario e dell’abbassamento delle temperature per evitare la desertificazione, l’innalzamento pratico della circonferenza dell’equatore, i cambiamenti climatici e le risorse idriche.
Per i cittadini dei paesi dell’Unione, a leggere i dati di una indagine di Eurobarometro, le priorità sono rappresentate dall’economia, dalla giustizia sociale e dall’occupazione e solo dopo quelle dei cambiamenti climatici e dell’ambiente. Le proposte sono state condensate negli interventi del vertice di Legambiente, dal presidente Stefano Ciafani, dal direttore generale Giorgio Zampetti e dal responsabile delle Politiche Europee Mauro Albrizio.
Le iniziative riguardano il clima e l’energia soprattutto in relazione alla riduzione entro il 2030 delle emissioni climalteranti di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990; l’economia circolare con la trasformazione da quella lineare, cosiddetta ‘usa e getta’ e un regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti e la seconda ‘vita’; il piano d’azione del maggio del 2021 ‘verso l’inquinamento zero dell’aria, dell’acqua e del suolo’; il settore agricolo e zootecnico, in particolare sull’uso dei pesticidi, sulla biodiversità, sugli OGM, sulle condizioni dei terreni, sulle aree protette, sulle foreste e sulla nuova PAC. Legambiente non ha dimenticato l’industria, che secondo alcuni interventi è pronta ad investire nella ricerca, nello sviluppo, nelle moderne tecnologie, nella formazione e nella specializzazione del personale con il conseguente allargamento del numero degli occupati. “L’Europa deve essere più attenta e varare una strategia a lungo termine integrata con il green deal con misure e obiettivi ben precisi. Insomma un ‘Green Deal Industrial Plan'”.
Nell’elenco sono inseriti inevitabilmente i settori del trasporto pubblico e della mobilità. In Europa le emissioni sono in continua crescita, +16% rispetto ai livelli del 1990. La proiezione è allarmante, in quanto l’ipotesi è del 44% di CO2. “Nelle città europee alloggia quasi il 70% della popolazione e le emissioni causate dal traffico sarebbero responsabili anche delle condizioni di salute dei cittadini”. Le soluzioni sono ben note e in alcuni paesi sono state adottate e rafforzate e vedono il sostegno al trasporto pubblico, possibilmente con una maggiore elettrificazione, bus a propulsione ‘pulita’ e lievitazione dei chilometri riservati ai tram e alle metro sia sotterranee che ‘leggere’ e di superficie e anche della mobilità condivisa.
L’Europa deve investire per il periodo della transizione, soprattutto per la sostituzione delle auto e per la riqualificazione degli immobili. Per l’associazione guidata da Stefano Ciafani sarebbe opportuna una “tutela penale dell’ambiente”, come più volte è emerso dal Rapporto ‘Ecomafia’, che dimostra i “costanti fenomeni criminali di aggressione alle risorse naturali e al territorio del nostro Paese”. A questo è parzialmente collegata la ‘Giustizia climatica’, che condiziona le politiche migratorie. La drammatica situazione è rivelata dallo studio, ‘Un’umanità in fuga’, della stessa Legambiente con l’UNHCR, l’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati. “Oltre 114 milioni sono le persone costrette a scappare da guerre e violenze e quasi il 60% era nei paesi più vulnerabili all’impatto dei cambiamenti climatici come Afghanistan, Myanmar, Repubblica Democratica del Congo, Siria e Somalia”.
Importante la ricerca e l’innovazione e il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini con una “democrazia rappresentativa”. Il ruolo dell’Europa per il nostro Paese è stato decisivo, fra l’altro, per la realizzazione del depuratore delle acque reflue a Milano nel 2004; per la chiusura della discarica di Malagrotta nel 2013 e per la probabile risoluzione, in seguito alla condanna “della Corte di Giustizia e al pagamento delle sanzioni come quelle sulla mancata realizzazione o il completamento di depuratori e fognature in ben novecento agglomerati urbani sulle quasi duecento discariche non bonificate e sugli impianti assenti per la chiusura del ciclo dei rifiuti urbani in Campania, che sono costate ai contribuenti italiani sugli 800 milioni di euro”.
La serie dei contributi è stata inaugurata da Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia, che ha indicato in “250 miliardi di euro l’anno il prezzo del green deal con l’industria disponibile al investimenti per quasi l’80% in relazione alla ricerca, all’innovazione, allo sviluppo e alla tecnologia. Necessario, quindi, che il nuovo Parlamento e la prossima Commissione sostengano le imprese altrimenti” sarà problematico il decollo del green deal. “Nel mondo gli Stati Uniti hanno investito un altro miliardo di dollari e gli interventi della Cina sono imponenti”. E Mauro Albrizio ha ribadito di sospendere il sostegno alle fonti fossili per essere destinato, semmai, a quelle rinnovabili.

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