La sala-museo della Confagricoltura

Conclusi gli interventi è stata riaperta l’area dedicata ad Arrigo Serpieri a Palazzo Della Valle con la partecipazione, fra gli altri, del presidente della CEI, il Cardinale Matteo Maria Zuppi

Restyling completo e completato della sala ‘Arrigo Serpieri’ di Palazzo Della Valle dal 1948 riferimento nazionale di Confagricoltura. Il maquillage ha coinvolto sia l’aspetto artistico, in grado di occupare completamente ogni millimetro di spazio disponibile sulle pareti e sul soffitto, che l’illuminazione aggiornata e migliorata. Tradizionale taglio del nastro e conseguente benedizione per ufficializzare la conclusione degli interventi di riqualificazione da parte del Cardinale Matteo Maria Zuppi, fra l’altro presidente della CEI, la Confederazione Episcopale Italiana, accompagnato dal vertice della Confagricoltura rappresentato da Massimiliano Giansanti e dal sottosegretario all’Agricoltura, alla Sovranità Alimentare e alle Foreste Patrizio Giacomo La Pietra.
La serie degli interventi è stata avviata da Annamaria Barrile, direttore generale di Confagricoltura, che ha anticipato proprio Massimiliano Giansanti, il quale ha ricordato come il settore “sia fondamentale per i territori e le comunità. Le aziende agricole hanno il fulcro di interesse nell’uomo e nella famiglia. La produzione” dei campi, in pratica, “è vitale per l’umanità” e la sala, che “ha visto passare ed è stata frequentata dai protagonisti dell’attività italiana”, è dedicata ad Arrigo Serpieri, originario di Bologna, esperto di economia agraria, senatore dal 1939; sottosegretario, fra cui all’Agricoltura e alle Foreste con delega alla Bonifica Integrale dal 1929 al 1935. È stato, nel Ventennio fascista, anche rettore dell’Università di Firenze dal 1937 al 1942 e presidente dell’Accademia dei Georgofili.
Il sottosegretario La Pietra ha rivolto l’attenzione sul “grande errore di mettere in contrapposizione, come avvenuto negli ultimi tempi, l’agricoltura all’ambiente”, che, invece, sono specchi della stessa facciata, in quanto è impensabile non ritenere l’integrazione, il completamento e il collegamento fra i vari aspetti. “Le preoccupazioni, semmai, riguardano lo spopolamento delle zone dell’entroterra e di quelle montane. Gli abbandoni degli agricoltori condizionano negativamente anche l’ambiente con i dannosi e i dispendiosi risultati registrati negli ultimi anni. Il coltivatore”, sentinella interessata di quelle aree, “è un amico dei territori e della natura”.
“La terra è una cosa vera, caratterizzata dalla manutenzione per le semine e dalla paziente attesa per la crescita e la raccolta. Un lavoro impegnativo, necessario per la sopravvivenza delle comunità, che, comunque, deve essere affrontato e svolto in sicurezza e qualità e riconosciuto con una opportuna retribuzione”, ha sottolineato il Cardinale Zuppi. Nell’intervento non ha mancato di rilevare come “i problemi nascano dall’uso dissennato e irrispettoso per l’ambiente” confermando le tesi e le preoccupazioni di Papa Francesco. Il Santo Padre sul tema ha pubblicato un paio di scritti, ‘Laudate sì’ nel 2015 e ‘Laudate Deum’ lo scorso ottobre. Inevitabile lo sguardo anche verso la flessione delle presenze nelle aree interne e in quota della nostra penisola, che potrebbe creare difficoltà all’intero aspetto geografico, oltre, naturalmente, alla riduzione della produttività agroalimentare.
A ricostruire la storia del Palazzo della Via Papalus, l’attuale Corso Vittorio Emanuele II e della relativa sala del piano sollevato, è stata l’esperta Laura Orbicciani. “Il Palazzo è stato la dimora del Cardinale Andrea Della Valle, Vescovo di Crotone e di Mileto e anche umanista e mecenate, che ha commissionato la costruzione su quella strada romana percorsa dai cortei papali intorno al 1510. Ancora incerto il protagonista, probabilmente la realizzazione è di Lorenzo Lotti, meglio noto come il Lorenzetto. Per altri, invece, l’architetto è stato Andrea Sansovino o Antonio da Sangallo il Giovane”. Nel condensato percorso riepilogativo è emerso che “il Palazzo ha accorpato edifici esistenti di proprietà della stessa famiglia Della Valle, comunque riproposti dopo l’abbattimento deciso da Papa Sisto IV nel 1484 in seguito alla sconfitta con i Colonna ad opera degli Orsini al termine delle solite dispute cittadine”. Innumerevoli i passaggi di proprietà fino “al 1941 quando è stata segnalata la cessione alla Confederazione Fascista dei Commercianti che hanno affidato il restauro all’architetto Carlo Forti”.
La sala ‘Arrigo Serpieri’ ha “un soffitto a cassettoni con al centro lo stemma a colori del Cardinale e il relativo cappello. Le pareti sono completamente affrescate e aperte su paesaggi agresti con rovine, figure di guerrieri e femminili alternate a finte finestre con la prospettiva verso l’esterno. Su un lato il grande camino e ai quattro lati l’unione fra un personaggio storico con una virtù: Augusto per la prudenza, Giulio Cesare per la forza, Marco Aurelio per la temperanza e Traiano per la giustizia”. Un’altra caratteristica riguarda i riferimenti alle quattro condizioni relative all’acqua, all’aria, al fuoco e alla terra.

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