Una complessa transizione verde

Assemblea annuale della CONFETRA, la Confederazione dei Trasporti e della Logistica, chiamata alla decarbonizzazione per la movimentazione delle merci su strada, acqua e aria

La decarbonizzazione della mobilità e anche per il trasporto delle merci è sempre di estrema attualità visto il periodo indicato come ‘transizione’, caratterizzata, però, dall’evoluzione tecnologica e condizionata da alcune crisi, fra cui “geopolitiche e geoeconomiche”, a causa dei conflitti soprattutto in Europa e in Medio Oriente e al rincaro dei prezzi e all’impennata dell’inflazione”, ha ricordato il presidente Carlo De Ruvo nella relazione di apertura dell’Assemblea della CONFETRA, la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti della Logistica, promossa nella capitale. Nel suggestivo scenario dell’Acquario Romano il filo conduttore è stata la ‘Transizione e la sostenibilità. Sfide e opportunità, visioni e realtà’, che è stato seguito dagli intervenuti, fra cui i ministri Adolfo Urso e Matteo Salvini, la docente universitaria Valeria Termini e la vicepresidente della Confcommercio Donatella Prampolini.
“I primi rallentamenti della crescita economica erano già emersi alla fine dello scorso anno dopo l’exploit del 2021, +8% di Prodotto interno Lordo”, ha rilevato De Ruvo. Intanto c’è ancora la cosiddetta ‘onda lunga’ della ripresa registrata dopo il black-out economico causato dal Covid-19, “ma il prossimo anno il rischio è di tornare agli asfittici livelli del precedente decennio. Il terzo trimestre del 2023, infatti, segna una crescita praticamente azzerata con una previsione a fine anno di +0,7% e nel 2024 la stima è di +0,5%. La tendenza, però, potrebbe cambiare, in quanto non mancano i segnali positivi come l’aumento dell’occupazione, la positiva dinamica del mercato del lavoro, la ripresa dell’import-export e la riduzione dell’inflazione, ma è prevista anche una flessione dei consumi e degli investimenti del settore industriale condizionato dai tassi di interesse che potrebbero restare elevati. Per questo diventa sempre più essenziale il ruolo degli investimenti pubblici ed è fondamentale il contributo del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e degli altri programmi europei e italiani”.
De Ruvo ha rilevato come “il principale motore del trasporto e della logistica, la domanda di consumi, investimenti e scambi nel 2023 ha registrato complessivamente una flessione, mentre il prossimo anno la compensazione dovrebbe avvenire con l’estero. Il rallentamento della crescita mondiale coinvolge gli scambi internazionali, naturalmente, i trasporti, compresi quelli marittimi. È evidente l’esempio dell’81% del trasporto di container fra Shanghai e Rotterdam e il 77% fra Shanghai e Genova”. Gli investimenti pubblici potrebbero rappresentare un appiglio per il settore, in particolare “di quelli nelle ferrovie, nella digitalizzazione, nell’elettrificazione dei porti e negli interventi utili a favorire la transizione energetica e ambientale”.
Il ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso ha comunicato un “sostegno di almeno 5 miliardi di euro” per un piano industriale in grado di interessare il settore, che “ha necessità anche di sostituire i mezzi di trasporto e di movimentazione e per la digitalizzazione dei rispettivi processi produttivi”. L’accelerazione europea con l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 e la riduzione delle emissioni inquinanti del 90% e di almeno il 55% nel 2030 rispetto ai livelli del 1990, pone i paesi, Italia compresa, in una situazione particolarmente disagiata. Per i trasporti il contenimento dovrebbe essere del 36,8% al 2030 e del 61,8% al 2050, come dire, rispettivamente, da 123 milioni di tonnellate di CO2 a 78,3 milioni di tonnellate al 2030 e 47 milioni di tonnellate al 2050.
Nella soluzione stradale per il trasporto delle merci le indicazioni europee sono di una riduzione del 25% al 2025 e del 50% al 2030 per arrivare a zero nel 2035 per i veicoli leggeri. Maggiore flessibilità, invece, per quelli pesanti. “Il raggiungimento dovrebbe avvenire con i veicoli elettrici, a idrogeno o solo utilizzando carburanti rinnovabili o a basse emissioni, ma sarà determinante la pianificazione degli impianti di ricarica elettrica e di produzione e rifornimento alternativo a zero emissioni”. Inoltre, proprio nei giorni scorsi, il Parlamento ha approvato il Regolamento ‘Euro 7’ che dovrebbe accompagnare la transizione verso il raggiungimento degli obiettivi sulle emissioni dei nuovi veicoli. Lo stesso Parlamento Europeo ha chiesto di rinviare l’entrata in vigore di almeno due anni per i veicoli leggeri e di quattro per quelli pesanti per soddisfare le esigenze dei produttori”. Le distanze, comunque, fra il Parlamento Europeo e i governi dei vari paesi restano ampie, in quanto questa normativa condizionerà i prezzi con incrementi fino a 2 mila e 700 euro”. Le stazioni di rifornimento per l’idrogeno dovranno essere poste a una distanza massima di 150 chilometri”.
Sull’acqua la situazione è ugualmente critica, in quanto “è progressivo l’invecchiamento dei navigli. La flotta italiana ha una media fra i 30 e i 40 anni rispetto ai 22 di quella mondiale destinata al commercio. L’incertezza condiziona le scelte della sostituzione con relativi investimenti rilevanti, fra gli 8 e i 28 miliardi di dollari l’anno per decarbonizzare e fra i 28 e i 90 miliardi di dollari, sempre ogni stagione, per sviluppare la produzione e la distribuzione di carburanti a zero emissioni entro il 2050″. Altre stime indicano investimenti per oltre 3 mila miliardi di dollari per i prossimi 25 anni.
Asfalto, acqua e cielo per completare gli scenario. Il trasporto aereo “è responsabile di quasi il 2,5% delle emissioni giornaliere di CO2 e del 3,8% nelle zone dell’Unione Europea. Nell’ultimo ventennio sono aumentate del 12%. Il settore è complicato da decarbonizzare a causa dei limiti tecnologici all’utilizzo dei carburanti alternativi”. La quota inquinante dovrebbe calare del 61% entro il 2050. L’idrogeno è la soluzione più ravvicinata. L’elettrico, invece, è tecnicamente improbabile. Sono sfumati i biocarburanti, ma non derivati da coltivazioni vegetali. Negli scali aeroportuali, invece, la fornitura alternativa sarebbe assicurata. E anche per questo comparto gli investimenti sarebbero notevoli. Il Parlamento Europeo ipotizza almeno 378 miliardi di euro per ammodernare tecnologicamente gli aeromobili.
Meno complicazioni nel sistema ferroviario, in cui è richiesto solo un adeguamento infrastrutturale. La quota dei cargo in Italia è del 12%, la media dell’Unione è del 17% con punte del 30% in Austria. Il settore, comunque, chiede l’avanzata della digitalizzazione nella logistica e della semplificazione burocratica.
Il ministro delle infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha assicurato interventi nei porti, nel sistema ferroviario, per le gallerie e le dighe. “È opportuno associare la sostenibilità economica, ambientale e sociale”.
Gli interventi sono stati coordinati e gestiti dal giornalista Oscar Giannino. A CONFETRA, istituita nel 1946, aderiscono 19 federazioni nazionali e 71 fra associazioni regionali e provinciali, che rappresentano migliaia di imprese della logistica in cui operano oltre 500 mila addetti.

 

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