L’arca cittadina

Convegno al Bioparco di Roma sulle presenze di animali selvatici nei centri urbani, fra cui cinghiali, lupi, orsi, topi e volpi. Pericoli economici, sanitari e sociali

L’ormai continue e costanti apparizioni nei centri urbani di animali selvatici ha riportato di estrema attualità i motivi e su come fronteggiare i disagi e i pericoli avvertiti e segnalati dalla cittadinanza. Negli ultimi tempi a Roma sono state evidenziate le presenze di alcune specie che non sono più straordinarie e sporadiche. Le istituzioni, le forze dell’ordine e il personale sanitario hanno rivolto l’attenzione su questo ricorrente fenomeno, fra cui a Roma, dove l’amministrazione comunale ha promosso, in collaborazione con la Fondazione Bioparco, una giornata di approfondimento, alla quale hanno partecipato docenti, studiosi, ricercatori, rappresentanti delle istituzioni, esperti e osservatori del settore. A inaugurare la serie degli interventi al convegno, ‘Non solo cinghiali. La presenza di specie animali selvatiche in città tra rischi di sanità pubblica e valori sociali’, ha pensato Paola Palanza, dal luglio del 2022 presidente della Fondazione Bioparco. L’ex Giardino Zoologico, il più antico d’Italia essendo stato istituito nel 1911, è il riferimento “della conservazione, della ricerca e dell’educazione per la tutela della biodiversità e non solo come luogo e momento ricreativo e turistico. Le competenze scientifiche e le esperienze del Bioparco sono utili a valutare e a indicare le possibili risoluzioni per una situazione complessa come quella della presenza degli animali nelle metropoli, fra cui a Roma”, ha sottolineato l’assessore del Campidoglio all’Agricoltura, all’Ambiente e al Ciclo dei Rifiuti, Sabrina Alfonsi.
‘Non solo cinghiali’, è stata l’indicazione dell’iniziativa e, infatti, gli intervenuti hanno coinvolto, allargando i confini, anche altri rappresentanti della fauna. Cinghiali, lupi, topi, volpi, ma anche volatili, insetti e le sempre più numerose ‘specie aliene’ sono state il comun denominatore dell’incontro come anche l’evidente conclusione di non scambiare bonariamente “gli animali di affezione e di compagnia con gli altri, che restano selvatici”. Dei molteplici avvistamenti dei cinghiali nelle zone della capitale, dei filmati che hanno fatto il giro del mondo e le ‘passeggiate’ per le strade e le ‘visite’ interessate nei pressi dei cassonetti dei rifiuti inserite in alcune canzoni, hanno parlato Marco Apollonio dell’Università di Sassari e Vincenzo Appicciutoli dell’ASL romana. È stato proprio Appicciutoli a richiamare l’attenzione sui casi di peste suina registrati soprattutto nella zona nord-est della Città Eterna e anche al di là del Raccordo Anulare e, estendendo la circonferenza, nel pavese. “Il pericolo è una contaminazione nella zona emiliano-romagnola dove è particolarmente fiorente l’allevamento e l’industria suina”. È necessario un “deciso intervento del Ministero della Salute in collaborazione con le regioni, le Aziende Sanitarie Locali e i rispettivi comuni”. Il docente dell’ateneo del capoluogo sardo, invece, ha puntato l’interesse sulla storia della presenza dei cinghiali in Italia, che nello scorso secolo hanno anche rischiato l’estinzione. Solo la Sardegna, la Maremma e le aree costiere dell’Alto Lazio e la Basilicata confinante con la Calabria, ospitavano “il mammifero, che fra tutti è quello meno sofferente dei cambiamenti climatici per la riproduzione”. Il ripopolamento è stato sostenuto soprattutto dall’uomo che adesso ha un po’ di difficoltà nella gestione, in quanto è anche particolarmente dannoso per l’agricoltura.
Complicato censire la popolazione dei cinghiali come contenere il numero se non viene modificato l’aspetto urbanistico. Le città hanno allargato i confini, ma anche le aree verdi artificiali: le campagne sono progressivamente abbandonate e, quindi, meno curate, come le zone collinari e montane. Cinghiali che avanzano verso le aree cittadine anche alla ricerca di prodotti alimentari, al pari dei lupi e dei roditori, altri esemplari esaminati dagli intervenuti al confronto organizzato nella Sala dei Lecci del Bioparco, rispettivamente da Valeria Salvatori dell’Istituto di Ecologia Applicata e da Dario Capizzi della Regione Lazio. E anche il lupo era dato prossimo alla scomparsa dalla nostra penisola nel Novecento per poi ritrovare una folta rappresentanza, praticamente in tutto il territorio nazionale e non solo sulla dorsale appenninica di Umbria, Abruzzo e Lazio. “Lupi ‘urbani’ quelli che non mostrano timore nell’avvicinarsi anche nei posti frequentati dall’uomo. Un po’ come le volpi”, ha svelato Valeria Salvatori.
“Evitare l’abbattimento utilizzando le risorse e le scoperte scientifiche e parliamo della sterilizzazione per la proliferazione dei cinghiali e dei vaccini per la peste suina”, ha puntualizzato lo scrittore e insegnante Francesco Cortonesi.
Un altro segmento dell’intenso programma ha interessato le cosiddette ‘specie aliene’, le quali sono state analizzate da Lucilla Carnevali dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. “37 mila quelle più o meno conteggiate, di cui 3 mila e 500 invasive per un indescrivibile e incalcolabile danno naturalistico, economico e sociale. Nel nostro Paese sarebbero 3 mila e 500, 500 quelle altamente pericolose per la biodiversità”. Sull’altro ripiano della bilancia le specie a rischio estinzione, “quasi un milione, il 90% sulle isole e moltissimi sono gli invertebrati”. Nella nostra penisola sono balzate “al centro dell’interesse con la scoperta della formica di fuoco in Sicilia e del granchio blu, che fra l’altro, era da tempo nel Mediterraneo, ma era stato quasi ignorato finquando non ha attaccato le vongole e le cozze”. Le invasioni sono costose per miliardi di dollari e i danni potrebbero quadruplicarsi nel prossimo decennio. Lucilla Carnevali con estrema sicurezza ha reso note le cause, che hanno come costante la globalizzazione e, come al solito, il genere umano, vettore non sempre inconsapevole. Cinque i veicoli: il rilascio in natura e in modo accidentale; i materiali trasportati in aereo, nave e camion; i canali marittimi artificiali con i cambiamenti climatici e le variazioni delle temperature delle acque e il turismo sia avventuroso che organizzato, compresi gli oggetti personali come scarpe e bagagli, le regalìe e i gadget, gli animali di terra e acquatici, i vegetali, fra piante e orticoltura. “Gli ambienti rurali e ambientali delle città sono attrattive” per i volatili e le altre specie.
Roma “è la capitale delle ‘specie aliene’ essendo un incredibile crocevia di scambi di persone e di merci. Almeno 400 quelle ipotizzate”. Presentato il progetto ‘Life’, ‘Alien Species Awarenees Program’, il ‘Programma di Sensibilizzazione sulle Specie Aliene’, ma Lucilla Carnevali ha ribadito la necessità anche di un rafforzamento della consapevolezza per evitare l’abbandono degli animali, soprattutto quelli da compagnia.
A questo aspetto è inevitabilmente collegata la riflessione di Nicola Ferrari, veterinario e docente all’Università di Milano. “I parassiti condizionano la genetica, le insorgenze e le frequenze delle allergie. Il 60% delle infezioni sono causate dagli animali, di cui il 70% da quelli selvatici”.
Su queste importanti e delicate tematiche per le condizioni della città Sabrina Alfonsi ha proposto “un incontro dei saperi, anche per ricucire il rapporto fra la comunità scientifica e la cittadinanza e l’allestimento di alcuni tavoli tecnico-specifici”, sui quali la presidente della Fondazione Bioparco Paola Palanza ha mostrato interesse e ha offerto l’adesione, in quanto “l’ambiente è uno dei cardini del futuro di ogni metropoli”, Roma compresa, naturalmente. Nel Comitato Scientifico della Fondazione Bioparco, gestito e coordinato da Enrico Alleva, sono coinvolti Elsa Addessi, Elisabetta Palagi, Federica Pirrone e Carlo Rondanini. Alla giornata ha portato il contributo anche Simone Pollo dell’Università romana del’La Sapienza’.

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