Altra pubblicazione sostenuta dal Consorzio Italiano Compostatori. Necessario, comunque, l’aumento della quantità di raccolta differenziata
Quarta pubblicazione per la collana Organic Biorecycling curata da Massimo Centemero, direttore generale del Consorzio Italiano Compostatori, in collaborazione con Elisabetta Bottazzoli e Alberto Confalonieri. In questa occasione i riflettori sono stati rivolti verso ‘La filiera del biowaste per lo sviluppo sostenibile’. 156 pagine per Edizioni Ambiente, che affrontano “con il contributo di molti esperti i temi centrali della bioeconomia in Italia partendo dal rifiuto organico” essenziale per “la produzione di un fertilizzante rinnovabile come il compost e di un biocombustibile avanzato come il biometano”.
Il volume, articolato in tre sezioni, ha come riferimento ‘La filiera dell’organico rappresentata dal Consorzio Italiano Compostatori’, gli ‘Aggiornamenti normativi, ma non solo, dall’Europa’ e ‘I benefici del prodotto compost’. Non mancano, comunque, altre riflessioni sulla base dei dati relativi alla valorizzazione dei rifiuti organici. Il settore rappresenta una realtà consolidata nel contesto economico-infrastrutturale del nostro Paese e dimostra di essere un punto stabile su cui partire per un aspetto importante della strategia per la lotta al cambiamento climatico e per salvaguardare la vita sul pianeta terracqueo.
Nella capitale, nel corso di una tavola rotonda promossa in una sala della Stampa Estera di via dell’Umiltà dallo stesso Consorzio, sono intervenuti, fra gli altri, i rappresentanti delle istituzioni e dell’istruzione come Enzo Favoino della Scuola Agraria del Parco di Monza. La serie delle considerazioni è stata aperta da Lella Miccolis, presidente del Consiglio Italiano Compostatori, che, come in un intervento raccolto sul volume da Matteo Nardi, ha sostenuto “la necessità di un cambiamento del settore. Ridefinito, ridisegnato e ricollocato. È la prima volta che in Italia c’è un ribaltamento fra la quantità di rifiuti organici raccolti in maniera differenziata da destinare al riciclo e il fabbisogno impiantistico”.
Il Parlamento Europeo, nel giugno del 2022, ha sollecitato una velocizzazione sulle attuazioni per l’Agenda 2030 con l’obiettivo di soddisfare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.”Il biowaste”, il rifiuto organico, comprende gli scarti della cucina e il verde. È ancora al di sotto delle potenzialità, evidentemente inespresse. La raccolta differenziata dei rifiuti urbani del circuito del Consorzio arriva al 39%. Il dato più recente dimostra il raccolto, almeno 7 milioni e 387 mila tonnellate di rifiuti producendo quasi 2 milioni e 100 mila tonnellate di compost. 356 gli impianti attivi sul territorio nazionale, che riciclano anche rifiuti urbani. Il Consorzio pone anche un marchio di qualità a garanzia della produzione.
Il Consorzio Italiano Compostatori è stato istituito nel 1992 e rappresenta i produttori e i gestori degli impianti di compostaggio e di digestione anaerobica, le associazioni di categoria, le aziende e gli stessi tecnici impegnati nel settore dei rifiuti, di chi fornisce i macchinari e le attrezzature, i laboratori e gli enti pubblici e di ricerca. 148 gli iscritti.
Gli altri volumi pubblicati hanno riguardato, sempre come comun denominatore sempre Il biowaste, ma ‘Il PNRR, tra Ripresa e Resilienza’ e ‘Pilastro della tradizionale ecologia’. Laura D’Aprile del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha sostenuto “di dover raggiungere almeno i 10 milioni di euro di raccolta differenziata, dell’organico”. La senatrice Silvia Fregolent della Commissione Ambiente ha ricordato che “comunque l’Italia è leader nella raccolta e nella qualità del riciclo, nella produzione di materie prime seconde e nel completamento dell’economia circolare”. Dario Iaia della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Attività Illecite collegate al Ciclo dei Rifiuti e di quella dell’Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, ha rivelato che “i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza saranno utilizzati soprattutto per recuperare il gap impiantistico delle zone meridionali rispetto a quelle del nord e anche del centro”. Un modo anche per contenere le spese e gli inquinati viaggi per trasportare i rifiuti in altre località.