Prodotti da forno

Tour formativo e conoscitivo a metà ottobre in alcuni centri del’La Sicilia che piace’ fra straordinarie ceramiche e creazioni di pani e biscotti

Alla ricerca del comun denominatore, del filo che collega la produzione di ceramiche a quella degli alimenti cotti, cosiddetti ‘da forno’, all’apparenza un po’ sospetto dall’essere individuato in un battibaleno. E, invece, la risposta, una volta conosciuta, è anche abbastanza semplice, ragionevolmente ovvia ed è offerta dagli organizzatori dell’iniziativa, ‘La Sicilia che piace! Viaggio alla scoperta delle città della ceramica e dei prodotti da forno’, che prevede un tour dal 12 al 15 ottobre nei centri riconoscibili nell’Associazione Italiana Città della Ceramica: Burgio, Caltagirone, Collesano, Monreale, Sciacca e Santo Stefano di Camastra. L’iniziale curiosità è stata soddisfatta da Gianmichele Messina dell’Associazione Italiana Panificatori, operativo nell’area palermitana di Monreale, a San Martino delle Scale, con la ‘Forneria Messina’ e riguarda, in particolare, l’abilità manuale nell’impasto, il calore della cottura e la decorazione, l’abbellimento artistico. In passato quella ceramica provvedeva anche al mantenimento degli alimenti.
Roma e, poi, Milano le platee informate del giro promozionale sostenuto dalla Regione Sicilia attraverso l’Assessorato per le Attività Produttive. A illustrare gli obiettivi e le specialità e le bellezze dei territori hanno pensato i vertici delle rispettive amministrazioni comunali: Francesco Re, sindaco di Santo Stefano di Camastra e vicepresidente dell’AICC; Vincenzo Galifi di Burgio; Fabio Termine di Sciacca; Toni Armanno di Collesano; Claudio Lo Monaco di Caltagirone e Sabrina Mancuso dirigente del locale Liceo. In collegamento audiovideo è intervenuto Marco Failla di Collesano, storico della ceramica.
La lavorazione della materia risale ad almeno il IV millennio avanti Cristo, “secondo alcune scoperte e testimonianze provenienti dall’Estremo Oriente, ma è antica anche la tradizione nel nostro Paese, soprattutto in Sicilia”. Quasi tutti i centri hanno le classi scolastiche per la formazione specialistica, uno spazio espositivo e storie da raccontare. Sull’isola, complessivamente, sono oltre trecento le botteghe artigiane che impiegano e impegnano quasi duemila persone per una composizione economica, sociale, occupazionale e artistica. Il tour formativo, conoscitivo ed esperienziale inizierà da Santo Stefano di Camastra, area di Messina; per proseguire verso Caltagirone, provincia etnea e il terzo giorno, arrivo a Sciacca e, quindi, a Burgio, terra agrigentina e conclusione con la sosta finale nella palermitana Monreale, in modo da apprezzare visivamente e gustare papillarmente anche pani e biscotti nella ‘Forneria’ di Gianmichele Messina.
Un po’ tutti gli amministratori pubblici locali hanno sottolineato l’importanza di associare le rispettive unicità e tradizioni dell’artigianato e della panificazione e della pasticceria per sostenere e valorizzare gli storici racconti e le prelibatezze d’un tempo. “A Caltagirone, fra l’altro, sono conservati gli elementi identitari dei grani antichi della Sicilia”, ha rivelato Claudio Lo Monaco, uno dei componenti del Direttivo dell’Associazione Italiana Città della Ceramica, che ha il riferimento a Faenza, il centro emiliano-romagnolo gravemente colpito nei mesi scorsi dall’alluvione e dagli smottamenti idrogeologici. Una cinquantina le realtà riconosciute e iscritte nell’Associazione.
Un altro passo in avanti per l’intero settore potrebbe essere il varo di una vera e propria ‘Strada della Ceramica’ fra i sei comuni, in modo da estendere l’interesse per l’artigianato e lo sviluppo del turismo e l’ulteriore allargamento delle possibilità per l’economia e il commercio. Economia e commercio a rischio per la contraffazione come quasi per l’intero campionario del Made in Italy. Segnalate più volte le apparizioni nei container, sbarcati nel nostro Paese e salpati da porti lontani e le presenze nelle vetrine di imitazioni delle proposte degli artigiani dell’isola siciliana. Pezzi unici e, proprio per questo, inimitabili e inconfondibili, creati, rifiniti e abbelliti singolarmente. “Dovremmo preparare e definire un disciplinare, un protocollo con la descrizione dei componenti e della quantità e della relativa lavorazione per evitare queste situazioni”, ha affermato Francesco Re. Insomma tutta la procedura necessaria per completare ed esaltare la solitudine di una ideazione. Il procedimento resta articolato, anche se è stato adattato e adottato dalle proposte enogastronomiche riconosciute e certificate dalla comunità internazionale ed essere salvaguardate dalle imitazioni più o meno riuscite, ma ingannevoli per il palato e l’olfatto degli acquirenti.

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