Il patrimonio dei semi

Convegno al CREA sul Trattato sulle Risorse Genetiche Vegetali e sul Programma nazionale per la conservazione, l’uso e la valorizzazione

Oltre centomila accessioni di specie coltivate per l’uso e il consumo alimentare umano e animale sono conservate fra il CREA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria; il CNR, la struttura Nazionale delle Ricerche; l’RSR, la Rete Semi Rurali e le università del nostro Paese. Un patrimonio che consente l’ampliamento della conoscenza genetica delle specie vegetali, che, comunque, dovrebbero essere censite e catalogate per evitare inutili sovrapposizioni. L’Italia ha ratificato il Trattato internazionale sulle risorse fotogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura con la legge 101 del 2004 che coinvolge le regioni e le province autonome di Bolzano e di Trento per la relativa attivazione. Ogni anno, prima del 30 giugno, sono chiamate a comunicare al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e a quello dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica le misure adottate o previste in relazione ai riferimenti contenuti in alcuni articoli. Il Ministero di via Venti Settembre, fra l’altro, ha varato un Programma nazionale per la conservazione, la caratterizzazione, l’uso e la valorizzazione delle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura. Uno degli interessi maggiori riguarda proprio il recupero, la tutela e il sostegno all’agrobiodiversità, in particolare delle specie cerealicole, frutticole e orticole.
Il tema è stato all’ordine del giorno del convegno promosso a Roma nella biblioteca ‘Corrado Nigro’ del CREA, al quale hanno partecipato i rappresentanti delle realtà coinvolte, anche del CNR e dell’RSR, del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, di alcune agenzie regionali e della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, istituita nel 1945. Ad aprire la serie degli interventi è stato il commissario straordinario del CREA Mario Pezzotti, che ha ricordato come “il Ministero da anni finanzia questa attività, che, attraverso alcuni progetti specifici, consente di avere risorse genetiche rare”.
“Conservare e tutelare”, ha rilevato Graziella Romito del MASAF, ma è stato Ignazio Verde a sottolineare l’importanza di questo impegno testimoniato, fra l’altro, durante i casi di xylella, risultati fatali per alcuni olivi soprattutto pugliesi. Dal relativo approfondimento, infatti, sono state individuate un paio di soluzioni risultate particolarmente utili a superare quella situazione. “L’attività del CREA è sostenuta dal Ministero per il triennio 2023-2025 con 2 milioni 145 mila 464 euro, comunque in diminuzione rispetto ai precedenti, che erano stati di 2 milioni 329 mila 550 euro. Budget più contenuto come il personale disponibile”.
Il programma, ‘Risorse Genetiche Vegetali’, è alla diciottesima esperienza e il coordinamento scientifico è stato affidato alla sezione OFA, Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, del CREA. Trentatré i centri coinvolti e 29 mila 915 le accessioni rese disponibili nel Sistema Multilaterale del Trattato proprio con il Programma. I centri di ricerca del CREA reperiscono, conservano, caratterizzano e valorizzano le RGV, le Risorse Genetiche Vegetali, quasi 40 mila accessioni, che includono 257 specie coltivate per la generale alimentazione e 244 specie selvatiche affini.
Il CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, aderisce al Programma con tre enti, l’Istituto di BioScienze e BioRisorse e quelli di BioEconomia e per la Protezione Sostenibile delle Piante. La Rete Semi Rurali, invece, promuove la gestione collettiva dell’agrobiodiversità ed è impegnata per realizzare una diversificazione dei nostri sistemi agricoli, dalle sementi alle diete, comprese le fasi di trasformazione e di distribuzione. Nella lista delle attività sono inserite le campagne di semina e il mantenimento della collezione di quasi 2 mila e 500 accessioni nella ‘Casa delle sementi’.
Il Programma, oltre alla conservazione e al rinnovo delle collezioni e alla conoscenza delle caratteristiche delle accessioni, ha anche come obiettivo di ampliare la base genetica di diverse specie attraverso la raccolta e l’acquisizione di materiale e di promuovere l’uso sostenibile coinvolgendo, fra l’altro, gli agricoltori nel miglioramento genetico e nella reintroduzione di varietà locali nei sistemi agrari.
“Lo scambio di materiali genetici inseriti nell’MLS, il Sistema Multilaterale di Accesso e Benefici dei Beni, avviene attraverso l’accordo di trasferimento, comunque protetto e garantito in tutto il mondo dal diritto internazionale. Il GLIS, il Sistema Informativo Globale, agevola l’accesso ai dati e a una serie di informazioni collegate al campione di sementi e alla relativa origine. Il GLIS ha catalogato oltre un milione e 300 mila materiali conservati al di fuori dell’ambiente naturale, tipicamente in banche di germoplasma. Almeno 5 mila e 500 gli utenti che hanno contribuito alla registrazione”, ha rilevato in uno scritto su Il Notiziario di RSR Francisco Lopez. A disposizione quasi 2 milioni e 400 mila materiali, in aumento rispetto al 2019 del 2,5%.

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