Italia leader anche nel riciclo dell’alluminio, fra cui delle capsule di caffè. Raggiunto in anticipo il target previsto dall’Europa
Nel 2022 è stato raccolto e avviato al riciclo il 73,6% dell’immesso sul mercato, 78 mila e 400 tonnellate, oltre la quota finita nel termovalorizzatore, quasi 4 mila tonnellate, che riguarda l’imballaggio cosiddetto ‘sottile’. Evitata la dispersione di più di 37 mila tonnellate di CO2 e risparmiata energia per oltre 159 mila tonnellate equivalente di petrolio. Sono solo alcuni dati resi noti dal CIAL, il Consorzio Italiano dell’Alluminio, impegnato nel recupero degli imballaggi del prezioso materiale completamente riciclabile e utile per una nuova lavorazione e per il successivo riutilizzo. Il nostro Paese, anche in questo settore, è uno dei leader avendo, fra l’altro, già ampiamente raggiunto i parametri fissati dall’Unione Europea, il 65% entro il 2025 e il 70% prima del 2030 della quantità posta in commercio.
La raccolta differenziata, per lo più unita alla plastica o al vetro, coinvolge quasi 5 mila e 700 comuni, al di là del 71% del totale e 47 milioni di cittadini, un dato che sfiora l’80% della popolazione italiana. Al CIAL, istituito nel 1997 e sostenuto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e da quello dello Sviluppo Economico, aderiscono più di 250 imprese che impiegano quasi 500 operatori. 270 le piattaforme e una dozzina le fonderie attive sull’intera penisola.
Il Consorzio ha anche indicato le modalità per una corretta gestione della raccolta differenziata di lattine di bibite, vaschette per alimenti, barattoli di legumi, bombolette spray di prodotti sanitari e cosmetici con l’importanza di essere vuote. Cinque i protagonisti delle strategie, che riguardano i produttori, gli importatori, i fabbricati e i trasformatori, le imprese specializzate agli imballaggi, i recuperatori e i riciclatori.
La cosiddetta ‘economia circolare’ dell’ alluminio è arricchita da un’ulteriore iniziativa, ‘Da chicco a chicco’, che consente la raccolta e il recupero delle capsule in alluminio all’interno del comparto ‘multimateriale leggero’. Dal 2011 il progetto consente di trasformare un chicco di caffè in uno di riso per un’altra utilizzazione. La convenzione sottoscritta dal CIAL, da Utilitalia, dal Consorzio Italiano Compostatori e da Nespresso permette il recupero dei materiali, l’alluminio e il caffè residuo. Un particolare sistema avvia la separazione per il completamento della lavorazione e del successivo recupero e riutilizzo. L’alluminio è destinato alle fonderie, il caffè è trasformato in compost e destinato alle risaie italiane. La produzione ottenuta è acquistata dalla Nespresso per essere donata al Banco Alimentare del Lazio, della Lombardia, del Piemonte e, da quest’anno, anche della Puglia. Il risultato è estremamente positivo, in quanto finora sono stati offerti oltre 5 milioni di porzioni di riso.
Nespresso, riferimento internazionale del caffè porzionato che coinvolge oltre 120 mila agricoltori di una quindicina di paesi attraverso il programma del 2003 ‘AAA Sustainable Quality’, da ormai sei anni con il Consorzio nazionale specializzato e Seruso, la municipalizzata della provincia di Lecco e Como, ha promosso la raccolta delle capsule in oltre 150 comuni di un territorio esteso anche a Milano, Monza e Lodi per una partecipazione di più di milione di residenti. Sfruttando un’unica e avanzata tecnologia è stato possibile trattare, dal marzo del 2017 alla fine del 2022, quasi 7 tonnellate di capsule per un recupero di oltre 280 tonnellate di alluminio. Nespresso, che ha la base operativa a Veney, in Svizzera, è presente in 81 paesi occupando almeno 130 mila persone. Nel 2021 ha gestito una rete complessiva di vendita al dettaglio di 802 boutique, utilizzate anche per la raccolta delle capsule, almeno sulla nostra penisola per l’iniziativa ‘Da chicco a chicco’.