Foresta scientifica

Indicato il progetto per il Museo nelle ex caserme di via Guido Reni a Roma. È stato disegnato da ‘Adat Studio’. Ecologico e sostenibile

 

È ‘Science Forest’ del romano ‘Adat Studio’ di Antonio Atripaldi e Andrea Debilio, il progetto indicato dalla competente giuria internazionale per il nuovo Museo della Scienza, che sarà realizzato in via Guido Reni, nell’area delle ex caserme del quartiere Flaminio. Una zona che sarà arricchita di un altro riferimento di qualità e culturale dopo l’Auditorium-‘Parco della Musica’ dedicato a Ennio Morricone, il Ponte della Musica e il MAXXI, il Museo delle Arti del XXI secolo, che, praticamente, è proprio di fronte alla nascente struttura.
L’ufficializzazione è arrivata direttamente dal sindaco Roberto Gualtieri nella Sala della Protomoteca del Campidoglio alla presenza, fra gli altri, degli assessori all’Urbanistica Maurizio Veloccia e alla Cultura Miguel Gotor e del presidente del Secondo Municipio Francesca Del Bello. E con l’annuncio, contemporaneamente, sono stati alzati anche i veli sui plastici e sulle immagini del futuro Museo della Scienza, che è parte del piano di riqualificazione dell’intero e più ampio perimetro, curato da CDP Real Asset SGR e rappresenta uno dei principali interventi di rigenerazione urbana avviata nella capitale. Una parte del contributo arriverà proprio dalla Cassa Depositi e Prestiti Real Asset Società Gestione del Risparmio, che opera a sostegno delle politiche abitative, della valorizzazione del patrimonio pubblico, della crescita del settore turistico e del mercato infrastrutturale italiano. L’investimento è di quasi 75 milioni di euro.
Il concorso internazionale era stato proposto lo scorso novembre dall’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Roma. Una settantina i progetti presentati, che sono stati ridotti a cinque per fattibilità tecnica ed economica e, quindi, indicato il prescelto. “Abbiamo rispettato i tempi fissati dal cronoprogramma”, ha assicurato il sindaco Gualtieri, “e entro il 2023 potrebbe essere affidata allo Studio romano la concretizzazione”, ma i lavori potrebbero iniziare solo nel 2025 risolti tutti i passaggi amministrativi. Della giuria, coordinata dall’architetto polacco naturalizzato USA, Daniel Libeskind, facevano parte l’olandese Fokke Moerel, l’italo-spagnola Benedetta Tagliabue, Alessandro D’Onofrio e l’ingegnere, l’unico, Ernesto Dello Vicario. Gli altri quattro progettisti finalisti erano lo ‘Studio Luigi Franciosini’, ‘Labics’, ‘Nemesi Studio’ e ‘Schiattarella Associati’.
Il progetto integra il paesaggio interno con quello circostante attraverso un paio di importanti aspetti: il contenimento dell’impatto ambientale e l’assicurazione di una flessibilità dell’immobile, la cui facciata sarà mantenuta, mentre l’interno sarà demolito e riciclato. Il piano terra sarà completamente accessibile per incontri e iniziative con il filo conduttore rappresentato proprio dalla scienza. Oltre al verde aperto alla città, gli interessati frequentatori potranno trovare aree di ristoro, il bookshop, la galleria per le visioni e gli spazi per la ricerca. Quelli espositivi, invece, saranno diversi per le varie esigenze, allestimenti condizionati dalla possibilità di collegamenti con l’esterno anche con la nuova terrazza. All’ultimo piano la visione è sul parco sfruttando anche i corridoi vetrati. L’immobile avrà numerosi impianti fotovoltaici per garantire una rilevante produzione di energia elettrica.
La trasformazione riguarderà un’area di 51 mila metri/quadrati. La previsione, riportata sulle pagine comunicative dell’Assessorato, è di una edificazione di 72 mila metri/quadrati, fra la realizzazione di alloggi sociali, residenze private, spazi commerciali, strutture ricettive e attrezzature pubbliche per il quartiere.
L’ex caserma è stata costruita nel 1906 come Stabilimento Militare di Materiali Elettronici e di Precisione, che, appunto, diventerà un riferimento scientifico di espansione internazionale in grado di accogliere, esporre e rendere accessibile al grande pubblico il sapere anche tecnologico in tutte le evoluzioni e articolazioni. Nel 1915, in prossimità della Prima Guerra Mondiale, l’area è stata acquisita dall’allora Ministero della Guerra. Solo dagli anni Novanta il Demanio Militare ha iniziato a cedere al Comune di Roma alcune aree del complesso di via Guido Reni.

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