Il patrimonio della cucina italiana

Assemblea della Coldiretti a Roma indirizzata soprattutto sui cambiamenti climatici, la falsificazione dei prodotti e l’inflazione

580 miliardi di euro, un/quarto del Prodotto Interno Lordo nazionale, che riguarda oltre 4 milioni di occupati. Questa in estrema sintesi l’analisi del presidente della Coldiretti Ettore Prandini espressa all’annuale Assemblea organizzata a Roma, a cui hanno partecipato alcuni rappresentanti del Governo e dell’attività agricola e zootecnica arrivati da ogni area della nostra penisola. La candidatura della ‘Cucina Italiana’ a Patrimonio Immateriale dell’UNESCO ha esaltato ancor di più la bontà degli alimenti nazionali, che, praticamente, sono l’essenziale riferimento della cosiddetta ‘dieta mediterranea’, riconosciuta ormai universalmente come equivalente di benessere, stili e comportamenti di vita, almeno a tavola. “La ristorazione italiana è la più diffusa ed apprezzata al mondo con un valore che raggiunge i 205 miliardi di euro con una crescente presenza negli Stati Uniti e in Brasile, ma anche in Francia, in Spagna, in India, in Germania e in Cina”, ha sottolineato Prandini, il quale nella relazione non ha mancato di ricordare la grande funzione “dell’export, in grado di salire del 9% nei soli primi quattro mesi del 2023, come dire 60 miliardi e 700 milioni di euro”. Francia, Germania e Gran Bretagna i mercati con le maggiori richieste e tutte a due cifre percentuali. “Il Made in Italy coinvolge dal campo al piatto 740 mila aziende agricole, 70 mila industrie alimentari, oltre 330 mila realtà della ristorazione e 230 mila punti-vendita al dettaglio”.
Un settore dai grandi numeri e dai considerevoli risultati confermati anche da altri aspetti. “La cucina è diventata la principale ‘voce’ del budget della vacanza nel nostro Paese con oltre un/terzo della spesa turistica nell’estate del 2023 destinato ai consumi di pasti in ristoranti, trattorie, pizzerie e agriturismi, ma anche per il cosiddetto ‘street food’ e per i souvenir enogastronomici acquistati nei mercati, nelle feste e nelle sagre”. 15 i miliardi di euro sarebbe il valore “con gli stranieri che scelgono la nostra penisola per le bontà offerte dai menù tipici e dai prodotti tradizionali”.
Brilla una faccia della medaglia e lo splendore ha da tempo attirato e interessato in termini affaristici e di opportunità i taroccatori e gli imitatori anche “per una mancanza di chiarezza delle ricette Made in Italy. La contraffazione alimentare internazionale causa di danni economici e anche di immagine con le esportazioni che potrebbero triplicare” e con i consumatori in grado di apprezzare le vere produzioni. “L’agropirateria nei confronti dell’Italia ha raggiunto ormai la stima di 120 miliardi di euro”. Le indicazioni e le grafiche sono sempre più ingannevoli assomigliando agli originali, ma non certo per colore, sapore e odore. La particolare graduatoria mostra in vetta i formaggi, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. “Le copie sono rappresentate, ad esempio, dal ‘parmesao’ in Brasile, dal ‘reggianito’ in Argentina e dal noto ‘parmesan’. Hanno superato per quantità la produzione originale. Ci sono anche le imitazioni del provolone, del gorgonzola e del pecorino romano e, in altri scaffali, del prosciutto di Parma e San Daniele, della mortadella Bologna, del salame Cacciatore, delle conserve con i pomodori San Marzano e degli oli extravergine vergine di oliva. Alla credenza degli orrori non potevano mancare i vini con il Prosecco leader non solo per il valore delle vendite, ma anche per i tentativi di imitazione”. Il sostegno alle produzioni italiane e alle esportazioni ha sentieri obbligati, passaggi che prevedono la tutela e una corretta informazione ai consumatori e “il miglioramento delle infrastrutture del nostro Paese con una rete di collegamenti e snodi” marittimi, ferroviari, stradali e aerei. “L’obiettivo è far crescere il livello delle esportazioni ad almeno 100 miliardi di euro entro il 2030”.
Gli agricoltori italiani devono affrontare altri temibili avversari rappresentati dai fenomeni atmosferici. “I cambiamenti climatici sconvolgono le campagne a causa della siccità e delle alte temperature in alcune zone della nostra penisola e delle alluvioni che hanno devastato il nord dell’Italia, in particolare la Romagna”. E rispetto allo scorso anno sono crollati i raccolti della frutta e delle verdure e anche del miele e del latte “per lo stress termico segnalato nelle stalle dove le mucche mangiano poco e consumano molta acqua, quasi 140 litri al giorno”, praticamente il doppio. L’intero settore ha visto innalzare i prezzi che hanno condizionato il dato dell’inflazione e conseguentemente gli acquisti con la ricerca “dei discount, i cui affari sono saliti nei primi cinque mesi del 2023 del 9%”. Le famiglie italiane, quindi, per fronteggiare i rincari del costo della vita evitano di acquistare frutta e verdura, fonti ancora più importanti e necessarie nella stagione estiva o “abbassando il livello della qualità” della proposta domestica.
A sentire Prandini e anche gli osservatori della Coldiretti “l’eventuale iscrizione della ‘Cucina Italiana’ nella Lista dell’UNESCO del Patrimonio Immateriale dell’Umanità potrebbe contribuire positivamente alla difesa e alla valorizzazione dell’agricoltura nazionale e della cultura enogastronomica del nostro Paese. “La candidatura è un riconoscimento per il ‘padre’ della cucina italiana, Pellegrino Artusi”, che già nell’Ottocento aveva ben compreso l’importanza e la funzione del cibo e delle molteplici combinazioni, varie e originali a seconda delle zone di un Paese appena unito. Storico e preveggente il volume di ricette anche tradizionali e popolari, “La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene”.
Sono numerosi i riconoscimenti dell’UNESCO per il nostro Paese, una quindicina, fra cui ‘L’arte dei pizzaiuoli napoletani’, ‘La vite ad alberello di Pantelleria’, ‘La Dieta Mediterranea’ e ‘La cavatura del tartufo’. Nel mondo, complessivamente, sono 677 in rappresentanza di 140 paesi.

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