Dai rifiuti il biometano

L’economia circolare del Consorzio Italiano Compostatori produce una possibile soluzione alternativa all’elettrico nella mobilità

 

I biopropellenti potrebbero essere una delle soluzioni alternative all’elettrico nel settore dei trasporti. Il nostro Paese è in una situazione avanzata nella produzione soprattutto del ‘Biometano da rifiuti organici. Una filiera innovativa per l’economia circolare’. Il tema è stato il riferimento dell’incontro promosso a Roma dal CIC, il Consorzio Italiano Compostatori, con il sostegno del MASE, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. All’iniziativa hanno partecipato i rappresentanti del Ministero, dell’ISPRA e del GSE, oltre a Luca Squeri della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera e agli operatori del settore.
A scattare la prima ‘fotografia’ sulla realtà italiana, dopo l’apertura del presidente del Consorzio Lella Miccolis, è stata Valeria Frittelloni dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. “Passato il delicato periodo dovuto al Covid-19 è aumentata la quantità di rifiuti prodotta e anche quella relativa alla raccolta differenziata, anche se non è stato raggiunto il limite prefissato. L’Italia, mediante, è al 64% della produzione, comunque vicina all’asticella posta al 65%. È una realtà disomogenea, in quanto se le regioni settentrionali sono a livello dei migliori paesi europei con il 70% di differenziata raccolta, il centro, poco più del 60% e, soprattutto, il sud, a fatica il 50%, sono ben al di sotto degli standard. La frazione organica, quella che interessa particolarmente il settore, è il 40% del totale e la maggior parte, quasi il 70%, arriva dagli scarti di cucine e mense e il 26,1% da parchi e giardini. Nel 2021 sono state raccolte 7.387.201 tonnellate, più di 210 mila tonnellate rispetto all’anno precedente. Nel 2011, una decina di anni fa, le tonnellate erano state 4.500.756″.
359 gli impianti attivi per la lavorazione e la relativa trasformazione, operativi soprattutto al nord. E per riequilibrare geograficamente, numericamente e industrialmente l’impiantistica la maggior parte delle risorse sarà destinata proprio per quelle aree. Il 39,3% della raccolta differenziata dei rifiuti urbani è immesso nel sistema del Consorzio. “È il 75% di quello prodotto sull’intera penisola”, ha sottolineato il direttore Massimo Centemero. “Il Consorzio produce annualmente 2 milioni e 200 mila tonnellate di compost, ma soprattutto è in grado di generare dalla digestione anaerobica del rifiuto urbano 130 milioni di metri/cubi di biometano”. Le potenzialità e la relativa autorizzazione “per gli impianti sarebbero in grado di assorbire anche un possibile aumento quantitativo della raccolta differenziata nonostante lo sbilanciamento e la mal distribuzione regionale”. I biopropellenti prodotti sono proposti sul mercato.
Nelle prossime stagioni è prevedibile un ulteriore incremento della produzione di biocarburanti. Il CIC, che rappresenta 144 aziende, collabora con oltre 6 mila e 200 amministrazioni comunali impegnate a sollecitare “una differenziata corretta e adeguata per evitare l’abbassamento della qualità della trasformazione”. Biogas, biometano, compost. 2 milioni e 100 mila tonnellate di fertilizzante, 80 mila tonnellate di nutrienti rinnovabili per il suolo, 430 mila tonnellate di carbonio riportato al suolo e 5 milioni e 400 mila tonnellate di CO2 risparmiate. 780 milioni di euro il volume d’affari creato dal riciclo dei rifiuti organici. Un settore che occupa quasi 12 mila operatori. Alcuni impianti integrati hanno prodotto da 4 milioni e 200 mila tonnellate di rifiuti quasi 370 milioni di Nn3 di biogas equivalenti ad almeno 740 GWh di energia elettrica, come dire un consumo medio di 320 famiglie.
Delle strutture di una eventuale riconversione e di nuove realizzazioni hanno parlato Antonio Panvini, direttore del Comitato Termotecnico Italiano e Federico Mandolini del GSE, il Gestore dei Servizi Energetici, ma dal lato esclusivamente normativo. Giovanni Perrella del MASE, invece, ha sollecitato gli imprenditori ad allargare l’interesse per il biometano, in quanto “il nostro Paese deve utilizzare tutto il ventaglio delle tecnologie disponibili”. La decarbonizzazione potrebbe passare anche da questa disponibilità vista anche “la momentanea riflessione decisa dall’Unione Europea sui tempi per il passaggio relativamente veloce all’elettrico nel settore della mobilità”. Le difficoltà sono ancora evidenti nei “trasporti, in particolare per i mezzi pesanti e nel settore agricolo e navale. Le stazioni di rifornimento sulla nostra penisola, comprese quelle da riconvertire, sarebbero oltre 1.600”. Perrella ha ipotizzato che “nel 2050 anche nell’industria sarà utilizzato solo o in gran parte il biometano. In Europa attualmente la produzione da rifiuti è intorno ai 35 miliardi di tonnellate, l’Italia oscilla fra i 6 e gli 8 miliardi di tonnellate dimostrando di essere un paese leader in questo particolare settore, che potrebbe diventare nevralgico nei prossimi anni”.
Squeri, al di là di avere nel Consorzio “un riferimento” per il cambiamento e non essere più condizionati dai fossili, ha rilevato che ”i ricercatori sono impegnati a trovare alternative e soluzioni. Negli Stati Uniti, fra l’altro, sarebbero allo studio interventi per commercializzare delle microbatterie innovative, addirittura nel 2026″.
Il Consorzio, che vanta lo slogan, ‘Dalla terra alla Terra’, da trent’anni è impegnato in ricerche, approfondimenti e collaborazioni anche con enti, società partecipate e riferimenti istituzionali. È coinvolto, fra l’altro, nella promozione e nella valorizzazione delle attività di riciclo della frazione organica dei rifiuti per la produzione di compost e biometano. Gli interventi nella giornata romana di approfondimento sono stati coordinati dalla giornalista Stefania De Francesco.

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