L’anno terribile per la copertura delle alte vette alpine della nostra penisola è stato proprio l’attuale, il 2022, che, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici e con l’impennata media delle temperature, ha registrato un evidente e visibile arretramento frontale. I risultati del periodico monitoraggio sono stati illustrati a Roma nel corso di un convegno promosso, in occasione della Giornata Internazionale della Montagna, da Legambiente e dal Comitato Glaciologico Italiano. ‘La Carovana dei Ghiacciai’ ha esplorato l’intero arco alpino segnalando le condizioni delle catene montuose, che hanno mostrato un peggioramento rispetto al precedente controllo del 2021. Un’estate dalle temperature continuamente sopra le medie stagionali, quindi elevate, con intense ondate di calore associate alla mancanza di piogge, per mesi quasi completa. Immancabili i conseguenti casi di siccità e di sofferenza idrica a tutte le latitudini. “Sono una cinquantina d’anni che verifichiamo un ritiro dei ghiacciai, quest’anno ancor più rilevante, anche se, stagione-dopo-stagione, sono spariti dalle specifiche mappe oltre duecento ghiacciai. Scomparsi”, ha ammesso il presidente del Comitato Glaciologico Valter Maggi. “Ogni anno i paesaggi cambiano a causa soprattutto dell’intenso calore e della contemporanea riduzione del freddo nei mesi invernali. Sono aumentate le frane e l’apertura di crepacci con il conseguente innalzamento del livello di pericolosità”, ha rilevato Vanda Bonardo, responsabile nazionale del settore ‘Alpi’ di Legambiente. ‘La Carovana dei Ghiacciai’ ha interessato ad agosto e settembre l’intera corona alpina e, in particolare, le zone della Valle d’Aosta, del Piemonte, della Lombardia, del Veneto e del Trentino-Alto Adige. Per comprendere meglio la situazione il vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano Marco Giardino ha precisato come il cosiddetto ‘zero termico’ sulle Alpi della Svizzera, secondo il meteo locale, sia stato registrato a 5.184 metri quando normalmente a luglio e ad agosto la quota era intorno ai 3.500 metri. E, inoltre, “è andato perso e disperso almeno un centinaio di miliardi di litri di acqua dolce”. Quasi impietoso il raffronto fra le foto d’epoca e i flash dell’attualità. Nell’analisi, tracciata sul versante occidentale e su quelli centrale e orientale, è emerso un arretramento tanto da far decadere l’indicazione di ‘ghiacciaio’ a più di un monte. Ad ovest è stato registrato mediamente un arretramento frontale annuo di una quarantina di metri, in cui il lago del Miage appare e scompare, soprattutto nell’ultimo triennio sempre più velocemente. In passato questo fenomeno era segnalato fra i cinque e i dieci anni. Nella parte centrale il ghiacciaio del Ventina ha perso quasi 200 metri, mentre quello del Lupo ha registrato un -60% di quanto smarrito nell’arco degli ultimi dodici anni. Nell’area orientale della Val di Pejo la superficie tipica del Careser è circoscritta nel solo 15% dell’iniziale scenario. Una penosa malinconia. La Marmolada fra una quindicina d’anni potrebbe essere completamente sparita come ghiacciaio se non sarà placata l’ascesa delle temperature sul pianeta. Di “ritardi imperdonabili” sulle “opportune strategie” ha parlato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, fra cui “il ‘Piano di adattamento climatico’, da approvare entro il 2022, come peraltro annunciato e, poi, da attivare anche attraverso le opportune risorse”. Intanto Legambiente ha proposto un controllo e una ricerca continua sulle aree montane; una serie di interventi a livello locale di sensibilizzazione, conoscenza, informazione e formazione sul cambiamento climatico e una programmazione congiunta fra politica, scienza e società, in modo da creare una struttura territoriale. A queste proposte dovrebbero essere sommati il rafforzamento delle funzioni delle autorità di Bacino e di Distretto, l’invito a un consumo consapevole dell’acqua domestica e l’utilizzo in determinate circostanze di quella non potabile. All’incontro romano hanno partecipato anche alcuni rappresentanti del Parlamento, fra cui Chiara Braga, Erica Mazzetti e Patty L’Abbate della Commissione Ambiente alla Camera e Simona Petrucci di quella al Senato e Eleonora Evi della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo a Montecitorio. Tutti gli intervenuti hanno ribadito la necessità di varare provvedimenti per invertire la tendenza della lievitazione delle temperature, del consumo dissennato del suolo e delle risorse e di un disboscamento non coordinato. “Il modello economico, ambientale e della sostenibilità deve essere comune ed è fondamentale ascoltare la scienza, i ricercatori, gli esperti e chi è in quelle aree e conosce la situazione”. Richiamata “una prevenzione sulle zone maggiormente a rischio e la definizione della ‘Carta Geologica’” evitando, però, un “finanza climatica”. Gli scoraggianti dati impongono, quindi, “interventi immediati” e “l’ambiente deve essere guardato e analizzato complessivamente e non a singoli compartimenti”. La prevenzione dei rischi per le aziende è stata affrontata da Marjorie Breyton dell’Unipol anche attraverso il progetto ‘Life Derris’; Paolo Malvaldi di Sammontana e David Fricano di EPhoto hanno confermato la collaborazione con ‘La Carovana dei Ghiacciai’, che va avanti rispettivamente dal 2016 e dal 2013.
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