Deserto italiano

Allarme-siccità. Ennesimo richiamo sulla mancanza di acqua da parte dell’ANBI, che chiede interventi urgenti per le infrastrutture

“Non è più un’emergenza, ma ormai possiamo affermare che è una situazione strutturale”, ha rivelato Francesco Vincenzi, presidente dell’ANBI, che da quasi un anno ha alzato i toni e intensificato le frequenze dei richiami relativi alla crisi idrica nel nostro Paese. Prima registrata nelle regioni settentrionali e, poi, anche nelle zone centrali e meridionali. L’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue da tempo ha predisposto e consegnato numerosi interventi per migliorare l’attuale realtà allo scopo di conservare il prezioso liquido utile agli agricoltori e agli allevatori.
L’allarme rosso e il suono della sirena sono scattati nonostante le ossessive segnalazioni da parte dell’ANBI anche per la mancata realizzazione dei lavori progettati, per i quali è stato anche studiato e stabilito il necessario intervento finanziario. Disagi annunciati anche per i cambiamenti climatici con l’innalzamento delle temperature sul pianeta e per il continuo rischio idrogeologico. L’ANBI ha richiamato a raccolta nuovamente i rappresentanti delle istituzioni e, per l’occasione, anche un esperto del settore meteorologico. All’incontro, promosso nella capitale sul ‘Deflusso ecologico. Osservatorio ANBI. Futuro climatico’, è stata confermata la gravità della situazione, che già mostra in questa primissima parte di stagione assolata con l’impennata delle temperature i segnali più minacciosi. Fiumi e laghi con i livelli ai minimi storici, torrenti praticamente prosciugati e la risalita dell’acqua marina salata di una quindicina di chilometri lungo il Po, al delta del fiume più lungo d’Italia.
“Catastrofica” è considerata l’attualità nel centro del nostro Paese, in particolare ai Castelli Romani dove i laghi hanno un deficit idrico quantificabile in oltre 50 milioni di metri/cubi, fra quello di Nemi e di Castelgandolfo. Sofferenza anche nei laghi del nord, in quello d’Iseo, di Como e Maggiore. In Veneto, Lombardia e Trentino Alto-Adige l’eventualità di un razionamento è ormai più di una clamorosa ipotesi. Il procedimento, fra l’altro, potrebbe essere esteso nelle prossime settimane anche nel resto della nostra penisola. In Umbria il lago Trasimeno ha registrato il più basso livello dal maggio del 2003, ma la siccità incombe pericolosamente e implacabilmente.
“È confermato e riconosciuto da tutti il riscaldamento generale del pianeta. Insomma i cambiamenti climatici sono acclarati e questo comporta una maggiore evaporazione dell’acqua, lo scioglimento dei ghiacci ed effetti meteo, fra cui caratterizzati da violente piogge concentrate in tempi relativamente limitati e altri fenomeni comunque irregolari. L’esempio è dato dalle alluvioni nel Sahara, nello Yemen, in Sudan e dalla neve in Algeria”, ha rilevato Paolo Sottocorona, con un passato nell’Aeronautica Militare, ma da anni meteorologo ed esperto anche in vari programmi televisivi nelle previsioni del tempo. “Questa nuova espressione degli eventi crea disagi e danni materiali e all’ecosistema con una drammatica prospettiva sull’aspetto idrogeologico”.
All’appuntamento organizzato dall’ANBI hanno partecipato anche i presidenti della Commissione Agricoltura di Senato e Camera, Gianpaolo Vallardi e Filippo Gallinella e alcuni componenti delle stesse commissioni a Palazzo Madama e a Montecitorio, Giuseppe L’Abbate, Raffaele Nevi e Mino Taricco. A coordinare gli interventi ha pensato Massimo Gargano, direttore generale dell’Associazione di via di Santa Teresa. Oltre le proposte e le progettazioni l’ANBI ha chiesto un’accelerazione alle realizzazioni anche attraverso un iter snello per evitare le sabbie mobili burocratiche infarcite da documentazioni di autorizzazioni firmate e controtimbrate da parte dei vari uffici delegati e competenti soprattutto per la calamità che è in corso nel nostro Paese. “L’ANBI”, ha ricordato il presidente Vincenzi, “è impegnata a gestire 220 mila chilometri di canali” e più volte ha ribadito l’assoluta necessità di raccogliere e conservare l’acqua piovana, in quanto la stragrande quantità è continuamente dispersa. L’importante, quindi, sarebbe concretizzare il ‘Piano laghetti’, riqualificare le vasche abbandonate o, addirittura, interrate. Alla dispersione del prezioso liquido va sommata quella della rete idrica, che reclama da anni interventi di manutenzione.
Un po’tutti i rappresentanti del Parlamento hanno assorbito le problematiche assicurando l’impegno nel cercare di fronteggiare gli attuali e gli altri imminenti disagi previsti anche per le quotidianità domestiche. Alcuni hanno anche ribadito le differenti difficoltà fra le varie aree della nostra penisola. È l’ennesima conferma di un Paese che procede a due o più velocità con le cosiddette esigenze ‘a macchia di leopardo’.
Intanto è stata congelata “l’applicazione della normativa comunitaria sul ‘Deflusso Ecologico’, in quanto i parametri previsti, limitando le disponibilità idriche sul territorio, avrebbero pregiudicato l’equilibrio agricolo ed ambientale di altre zone del Paese”, ha dichiarato il presidente Vincenzi. Il ‘DE’, il ‘Deflusso Ecologico’, in passato riconoscibile come ‘DMV’, il ‘Deflusso Minimo Vitale’, è il quantitativo di acqua che, a tutela dell’ecosistema dei fiumi, deve essere rilasciato a valle di ogni sbarramento fluviale attraverso cui la risorsa è derivata per i diversi utilizzi, civile, irriguo, idroelettrico. “Opportuna la revisione dei parametri, in quanto la situazione dei paesi mediterranei non può essere paragonata a quella delle zone dell’Europa Centrale e del nord del Continente”.

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