Dal 23 al 25 marzo del 1922, praticamente cento anni fa, nella veneziana San Donà di Piave un numero, probabilmente imprecisato, ma qualificato e di estrema visione progettuale, di esperti, studiosi, politici e amministratori, ha partecipato a un incontro per riqualificare il territorio e rivitalizzare il settore agricolo dopo le devastazioni della Prima Guerra Mondiale. E una riunione inizialmente circoscritta, da confini locali, è ben presto diventata nazionale, con interessi e relative soluzioni comuni, anche se diverse nei tempi e nei modi viste le condizioni dei territori. A quello storico appuntamento hanno preso parte, fra gli altri, Giuseppe Benedice, Giovanni Bertini, Mario Augusto Martini, Umberto Merlin, Antonino Pais, Vittorio Peglion, Arrigo Serpieri, ma anche don Luigi Sturzo e Silvio Trentin. All’ordine del giorno la sistemazione dei bacini montani e il recupero produttivo delle pianure per consentire una ripresa socio-economica e alimentare nelle aree del Paese. Inevitabile un coordinamento per superare le difficoltà, gestire il risanamento e le ristrutturazioni e avviare le opere per il generale salvataggio. In quella tre-giorni sono spuntati i consorzi di bonifica, delle zone, dei campi, dei contenitori per la necessaria acqua, delle stalle e della trasformazione degli acquitrini e delle paludi in fertilità e produzioni. La rinascita. A un secolo da quello storico confronto, che l’ANBI, la diretta emanazione, il proseguimento dell’impegno sottoscritto e realizzato, ha voluto celebrare con una serie di iniziative in programma nel 2022, fra cui proprio a San Donà di Piave. Dal 14 al 22 maggio, poi, è prevista la Settimana Nazionale della Bonifica e dell’Irrigazione; dal 26 al 29 maggio il Festival della Bonifica nel centro in provincia di Venezia, che precede l’Assemblea Nazionale dell’ANBI fissata il 5 e 6 luglio a Roma. L’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue ha sottolineato come gli interventi promossi nei tempi hanno salvaguardato anche l’ambiente e l’aspetto idrogeologico adeguandosi, fra l’altro, all’evoluzione tecnologica per diventare, alcune strutture, centri di ricerca per l’ottimale uso delle acque e produttori di energia rinnovabile. L’ANBI ha varato il progetto ‘Terrevolute’, che ha coinvolto gli esperti di tredici università della nostra penisola; rappresentanti della CEI, la Conferenza Episcopale Italiana; le imprese e i rispettivi dipendenti; le associazioni ambientaliste e dei consumatori; le Autorità Distrettuali di Bacino e gli istituti pubblici di ricerca con l’obiettivo di determinare nuove e aggiornate linee-guida operative con lo sguardo rivolto all’Agenda 2030 dell’Unione Europea per lo Sviluppo Sostenibile. Rispetto a un secolo fa è mutato lo scenario, ma non l’obiettivo primario e le esigenze, che devono essere sanate in tempi non più rimandabili. I problemi dei cambiamenti climatici, dell’aumentata siccità, dell’ampliamento della desertificazione e dei pericoli idrogeologici rilevati sulla nostra penisola necessitano interventi relativamente veloci e di qualificata professionalità. L’ANBI ha preparato e presentato 858 progetti, per lo più cantierabili, all’interno del Piano Nazionale di Efficientamento della Rete Idraulica, che prevede un investimento di quasi 4 miliardi e 340 milioni di euro e la creazione di almeno 21 mila posti di lavoro. Opere per favorire il recupero dell’acqua piovana e una ‘ragnatela’ di migliaia di chilometri utile per l’attività dei coltivatori e degli allevatori e per i bisogni della collettività. Il cosiddetto ‘piano laghetti’, che è stato predisposto dall’ANBI e dalla Coldiretti, punta alla realizzazione di diecimila serbatoi, seimila aziendali e gli altri consortili, entro il 2030. Una fase sperimentale è stata attuata dal Consorzio Canale Emiliano-Romagnolo nell’area bolognese di Budrio nell’ambito del piano ‘Acqua Campus’, dove al centro c’è la ricerca sull’ottimizzazione dell’uso del prezioso liquido in agricoltura. Le celebrazioni per i cento anni dal Congresso Nazionale delle Bonifiche sono arricchite dall’emissione filatelica, con annullo speciale, da parte di PosteItaliane e abbellite dalla pubblicazione di un volume, ‘La grande storia dell’acqua. Dalle opere di difesa idraulica alla transizione ecologica’, curato da Erasmo D’Angelis, segretario dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale; da Massimo Gargano, direttore generale dell’ANBI e da Elisabetta Novello, docente di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità all’Università di Padova. Nelle 512 pagine dell’Edizione Polistampa è stata ricostruita l’agenda storica ‘dal neolitico ai Consorzi di Bonifica’, il racconto della positiva gestione delle acque per la tutela dei territori e dell’agricoltura, per la difesa ai rischi idrogeologici e climatici. I consorzi gestiscono un patrimonio comune di 231 mila chilometri di canali, 22.800 fra briglie e sbarramenti, 16.600 chilometri di argini a fiume e a mare, 914 invasi e vasche di compenso, 960 impianti idrovori per la sicurezza dei cittadini.
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