Un’altra meraviglia del nostro Paese è stata riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dall’UNESCO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, le Scienze e la Cultura. I Portici di Bologna, infatti, sono stati inseriti nella prestigiosa lista internazionale. È la cinquantottesima ‘perla’ ammirabile sulla nostra penisola. 1.154 le aree e le strutture individuate dagli esperti in ogni angolo del pianeta, 897 culturali, 218 naturali e 39 cosiddette ‘miste’, posizionate in 167 nazioni. L’Italia è la leadership nella particolare graduatoria e precede la Cina, ferma a quota cinquantasei. In Europa sono quasi quattrocento. Diciotto le regioni italiane finora premiate, con la Lombardia capofila e maggiormente gratificata. I Portici del capoluogo emiliano rappresentano una testimonianza storica, architettonica e anche artistica. La lunghezza complessiva è da guinness dei primati, sui 53 chilometri, fra cui 38 chilometri nella stretta cinta cittadina. L’ineguagliabile estensione è praticamente unica. Alcune curiosità riguardano il tratto più ampio della ‘galleria aperta’, che va dalla Basilica di Santa Maria dei Servi con il quadriportico realizzato al cospetto della facciata. È stato progettato dall’architetto Antonio Di Vincenzo. La costruzione è stata singhiozzosamente complessa. Iniziata nel 1393 è stata completata lentamente, nel 1855. Quello limitato, meno spazioso, al contrario, solo 95 centimetri, è in via Senzanome, nel quartiere Saragozza. Il più alto e al Palazzo dell’Arcidiocesi, che sfiora i 10 metri. Esteso e tortuoso, ben noto maggiore al mondo, è il Portico di San Luca. 3.796 metri caratterizzati da 489 gradini e 666 archi, numerati e contrassegnati, che, secondo la tradizione o la leggenda, un serpentone paragonabile al demonio, schiacciato ed eliminato dalla Madonna simboleggiata dal Santuario in cima al Colle della Guardia. Innumerevoli i pellegrinaggi promossi continuamente su quell’originale e spettacolare percorso ideato da Francesco Dotti dall’Arco Bonaccorsi, con vista sullo stadio ‘Renato Dall’Ara’, di via Saragozza. La Basilica domina dall’alto la città ed è visibile anche a distanza. Inedita la formazione delle caratteristiche strutture. Le prime apparizioni risalgono intorno all’anno 1000 per ampliare con mensole e travi balconate degli spazi domestici, abitativi. Lo sbalzo, il vuoto, poi, è stato puntellato con una serie di colonne di sostegno per evitare spiacevoli e pericolosi rischi di cadute dell’impalcatura. E questa nuova situazione offriva riparo sia dal sole che dalla pioggia, ma anche altri spazi per le attività artigianali e commerciali dell’epoca e opportunità di una migliore condizione per chi risiedeva al piano stradale. Poco prima del 1300 l’amministratore locale, oltre a sanare sopportando gli abusivismi, ha deciso di concedere il via-libera per le realizzazioni di queste opere, ma solo se avessero avuto una larghezza e una altezza sufficiente al passaggio di persone a cavallo. Almeno, quindi, 2 metri e 66 centimetri, in seguito misure minime aggiornate a 3 metri e 60 centimetri. Con il passare degli anni il legno è stato sostituito da altri materiali come pietra o laterizi. In alcune aree della città emiliana è possibile trovare ancora gli allestimenti in legno. Tradizione e storia. E viceversa. L’UNESCO, che ha l’obiettivo di valorizzare, sostenere e tutelare l’esistente patrimonio culturale e naturalistico del pianeta, attualmente ha come riferimento la Francia, in particolare Parigi. È stato istituito a metà novembre del 1945 in Inghilterra, a Londra. Al momento sono coinvolti nelle varie iniziative 195 paesi.
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