“La pandemia da Covid-19, ufficialmente proclamata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità lo scorso 11 marzo, ha messo in seria difficoltà il sistema politico, economico e produttivo del nostro Paese”, con una raffica di normative ancora attuali e altre in evoluzione, in continuo aggiornamento. Il Coronavirus, tra l’altro, ha anche scatenato “una crisi sanitaria e occupazionale, che ha segnato la prima metà del 2020” e, naturalmente, condizionato il Rapporto dell’ANMIL, l’Associazione Nazionale fra lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro. I risultati dello studio dell’ANMIL, con prevedibile e comprensibile ritardo, comunque, sono stati illustrati a Roma, nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, alla presenza, fra gli altri, del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo e dei responsabili dell’INAIL, l’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro e della stessa Associazione, Franco Bettoni e Zoello Forni. È quasi superfluo ribadire che quando il lavoro entra nei generali argomenti, in particolare sui “fenomeni infortunistici verificati nelle rispettive professioni, è certamente riduttivo analizzare i soli, freddi dati”. Le cifre, però, analizzano la situazione, fotografano una realtà ancora amara e preoccupante nel nostro Paese. E questo “nonostante l’impegno anche a livello nazionale, in quanto è ormai evidente e riconosciuta la necessità di semplificazione e di completare la disciplina prevenzionistica del Testo Unico Sicurezza. “La complessità della gestione è stata ampliata” con il Coronavirus e “sul piano sociale le difficoltà economiche” hanno ulteriormente rafforzato la crisi “del mercato del lavoro e delle imprese”. Dal terzo Rapporto ‘sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro” dell’ANMIL, pronta a celebrare gli imminenti 77 anni di attività, emerge che nel 2019 gli infortuni segnalati all’INAIL sono stati 641.638, di cui oltre mille risultati fatali. Mediamente, quasi tre al giorno. I grafici testimoniano anche un’evidente flessione del numero degli occupati iniziata lo scorso dicembre e ingigantita soprattutto lo scorso aprile, nel secondo periodo di chiusura quasi completa delle attività produttive. La responsabile del dicastero del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo ha ricordato l’ampia disponibilità per “rafforzare la cultura della formazione del cosiddetto ‘capitale umano’, in modo da tutelare i lavoratori, soprattutto quelli più fragili”. Un po’ tutti hanno rimarcato l’importanza di una comune collaborazione per un “investimento sulla sicurezza, che potrebbe diventare un vantaggio per il Paese”. Una tutela per le persone impegnate nelle varie professioni e un contenimento delle risorse per l’assistenza sanitaria ai coinvolti negli incidenti sui posti di lavoro. Il Coronavirus, fra l’altro, ha acceso ancor di più i fari e gli interessi sulla sicurezza sui posti di lavoro. Il Rapporto è suddiviso in sei sezioni. Una riguarda l’andamento degli infortuni e delle malattie professionali. La seconda affronta le tutele destinate ai lavoratori a livello internazionale. Lo scenario nazionale, la programmazione politica e le strategie sulla salute e la sicurezza completa la terza parte dell’approfondimento dell’ANMIL. Di seguito la periodica relazione propone l’analisi delle principali novità sui particolari settori produttivi. Le sostanze pericolose e il rischio degli incendi caratterizzano il quinto capitolo. La conclusione è dedicata e riservata ai provvedimenti internazionali e nazionali in merito al Covid-19. Sono riportate le decisioni varate per limitare la diffusione del temibile virus. Il prossimo 11 ottobre è in programma la Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro. Un modo per sensibilizzare maggiormente le istituzioni, la pubblica opinione e gli operatori del settore sugli importanti temi della formazione e della sicurezza. Il settantesimo cartellone dell’iniziativa sarà definito in maniera più limitata e coinvolgente rispetto al passato proprio a causa dei provvedimenti per contenere il contagio da Covid-19.
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