Tutti fermi. Al Palio

Annullate a Siena le due storiche edizioni annuali di piazza del Campo a causa dell’emergenza per il Coronavirus

Uno dopo l’altro saltano gli appuntamenti, anche importanti e storici, di livello e richiamo internazionale, a causa del temibile Coronavirus. L’avanzata cronologica è inesorabile e continuano ad essere delicati i provvedimenti da assumere per evitare l’estensione dei contagi da Covid-19 e rispettare le norme varate dal Governo. E, così, al termine della riunione organizzata negli spazi di Palazzo Pubblico in vista della coppia di appuntamenti di luglio ed agosto è stato deciso l’annullamento.
Palio di Siena cancellato dal cartellone degli eventi nostrani del 2020. La decisione è stata sottoscritta nel corso del vertice fra il prefetto e il sindaco del capoluogo toscano Armando Gradone e Luigi De Mossi con il magistrato delle contrade Claudio Rossi e i rappresentanti delle agguerrite squadre delle varie anime cittadine e dei capitani.
“Una giostra non può esistere senza persone”, è stato il denominatore comune dei partecipanti al risolutivo incontro. Considerato improponibile e impresentabile un Palio a ‘porte chiuse’, senza gli appassionati spettatori. Una soluzione pesante anche per l’aspetto turistico ed economico, ma apparsa inevitabile. Una quarantina di giorni fa era stato ipotizzato un aggiornamento posticipato degli attesi avvenimenti, al periodo autunnale, più o meno avanzato. L’obiettivo era collegato all’auspicabile miglioramento generale, che avesse determinato il superamento dell’emergenza e il conseguente rischio del fatale assembramento e l’esclusione del cosiddetto ‘distanziamento sociale’.
Il programma iniziale prevedeva la scadenza fissata al 2 luglio in onore della Madonna di Provenzano, che era stata spostata al 22 agosto e al giorno dopo Ferragosto per l’Assunta trasportata al 26 settembre. Alla vigilia dell’attesa cadenza per l’eventuale conferma degli slittamenti delle due date, invece, è stata proposta e avallata la cancellazione.
Non è una novità l’annullamento della spettacolare competizione, considerabile sportiva. Le ultime volte risalgono allo scorso secolo per i devastanti conflitti mondiali: dal 1915 al 1918 in occasione della Prima Guerra e, poi, dal 1940 al 1944 per lo scoppio della Seconda. In precedenza erano state soppresse cinque edizioni fra il 1848, il 1855 e il 1866. Nel 1855 il Palio del 16 agosto era stato soppresso “per motivi di salute pubblica”, in particolare a causa del “colera, che aveva colpito la Toscana”. La prova, comunque, era stata recuperata l’anno successivo con la straordinarietà di un tris di sfide. Risalendo la corrente del tempo le cronache hanno annotato, fra l’altro, lo stop straordinario nel 1803 per la scomparsa del granduca Ludovico I e nel 1824 per quella di Ferdinando III. Riavvolgendo il nastro della storia gli osservatori ricordano un terremoto nel luglio del 1798 e l’arrivo dei francesi pronti ad eliminare le edizioni del 1801. In altre circostanze la sospensione era stata causata da problemi “di ordine pubblico”.
A piazza del Campo cavalli e cavalieri sarebbero i protagonisti dal lontano 1644. Un Albo d’Oro lunghissimo, quasi interminabile. Alcuni documenti sposterebbero ulteriormente all’indietro le sfide, agli anni del Duecento. Memorabili e mozzafiato le giravolte e le alleanze fra le varie contrade. Diciassette i colori e gli stemmi da ricordare in rigido ordine alfabetico: Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Giraffa, Istrice, Leocorno, Lupa, Nicchio, Oca, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre e Valdimonte. Lo scorso anno hanno trionfato le contrade della Selva e della Giraffa. Il maggior numero di successi è dell’Oca. Il vessillo è stato alzato più in alto per ben 65 volte. Chiude la particolare graduatoria l’Aquila a quota 24.
È vero che anche il solo cavallo può tagliare il prestigioso traguardo, ma i fantini dalle migliori caratteristiche di feeling con il Palio sono Francesco Santini, detto Gobbo Saragiolo e Mattia Mancini, conosciuto come Bastiancino, vittoriosi per 15 volte. Uno dal 1823 al 1853 e l’altro, facendo gioire nove diverse contrade, dal 1759 al 1779. 14 le affermazioni di Niccolò Chiarini, in arte Caino; Andrea Degortes, chiamato Aceto e Pavolo Roncucci, noto come Pavolino.

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