Le vie riciclate

Aumenta la quantità degli scarti delle pavimentazioni stradali, ma è ancora insufficiente. Chiesti interventi per il settore

Un settore in evoluzione, chiamato a recuperare sia le negative differenze della quantità raccolta da riciclare che nell’uso. L’Italia sale di livello nel recupero delle pavimentazioni stradali. Nell’ultimo quinquennio la crescita è stata evidente, +4% dal 2014 al 2018, ma ancora insufficiente in un generale panorama internazionale. La media europea è intorno al 60%, il nostro Paese ha toccato il 25%.
Il recupero annuale potrebbe portare a un risparmio di materie prime quantificato in 1.200 milioni di euro, oltre al contenimento delle emissioni inquinanti nell’atmosfera paragonabili a quelle di un tris di raffinerie di medie dimensioni o, per rendere ancora più evidente il parallelo, al tubo di scappamento di 330 mila camion in circolazione sulle strade nazionali. Dai dati elaborati dal Siteb, l’associazione Strade Italiane e Bitumi, emerge che la leadership della particolare classifica del fresato recuperato dalla rimozione stradale è degli Stati Uniti con il 96%. In Europa è in Gran Bretagna la maggiore diffusione con il 90% del riutilizzato, quindi in Germania e in Spagna con l’84% e l’83%. Negli Stati Uniti è lavorata la maggiore quantità di materiale, 72 mila e 500 tonnellate. Nel Vecchio Continente la Germania predomina con 13 mila tonnellate. L’Italia con 9 mila tonnellate lavorate, per il 25% del totale, è costretta a risalire la graduatoria internazionale con il peso buricratico, la non uniforme normativa relativa alle autorizzazioni e l’ancora handicap del giudizio sulla bontà e validità del prodotto da riutilizzare. Su questo aspetto da tempo, sottolineano gli operatori del settore, dovrebbe essere maggiormente incisiva e determinante l’azione della pubblica amministrazione, che potrebbe prevedere nell’assegnazione degli appalti una quota di prodotto riciclato da utilizzare.
 L’Italia, comunque, resta fra i principali paesi per disponibilità di conglomerato bituminoso, l’asfalto per le strade. Il fresato, oltre a mantenere quasi completamente le caratteristiche tecniche per essere opportunamente riutilizzabile negli interventi stradali, favorisce anche la parte economica. Il nostro Paese, anche con quella ancor minima percentuale, risparmia sulle 300 mila tonnellate di nuovo bitume e, quindi di petrolio e registra e recupera 7 milioni e 500 mila tonnellate di inerti per un valore, di sole materie prime, di quasi 320 milioni di euro. E se la fase fosse completata il risparmio, in soldoni, sarebbe anche di un miliardo e 300 milioni di euro ogni anno. A questo dovrebbero essere sommati gli altri vantaggi relativi all’ambiente, al consumo delle cave e ai minori costi per i trasporti delle materie e di lavorazione.
L’importanza di questo settore da sostenere e sviluppare è stato compreso e apprezzato negli altri paesi, mentre “in Italia, nonostante il recente decreto EndOfWaste, è ancora complicata la riutilizzazione del prodotto lavorato”, ha rilevato Stefano Ravaioli, direttore del Siteb, “e proprio dove è maggiore la disponibilità di un fresato ‘pulito’, senza l’inquinamento da catrame e totalmente riciclabile”. Da superare le difficoltà delle imprese in merito a una ancora complicata procedura per completare, anche in questo settore, l’iter di economia circolare.

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