Un protagonista della storia

‘Herzog incontra Gorbaciov’. Documentario sull’ultimo presidente dell’Unione Sovietica e segretario del PCUS

“Ci abbiamo provato”: un tris di vocaboli scelti da Mikhail Gorbaciov per essere ricordato. Ha precisato di aver letto lo slogan commemorativo sulla lapide di un amico, ma da adattare perfettamente alla sua esperienza politica, istituzionale, da riconosciuto statista. Una considerazione dovuta dalla propulsione per il cambiamento, per la trasformazione dell’allora situazione mondiale, testimoniata dai passati e presenti responsabili delle realtà dei vari paesi. Il lento e inesorabile giro della storia risale agli anni Novanta dello scorso secolo con Gorbaciov assoluto protagonista, almeno nell’oltre largo biennio a capo di una delle più grandi potenze del pianeta, l’allora Unione Sovietica.
Il percorso pubblico e privato è stato ricostruito nel racconto del documentario, ‘Herzog incontra Gorbaciov’, che sarà visibile nelle sale cinematografiche della nostra penisola dal 19 al 22 gennaio. Un filmato realizzato in tre faccia-a-faccia collezionati nell’arco di sette mesi, in condizioni particolari, anche per lo stato di salute dell’intervistato. Mikhail Sergeyevich Gorbaciov, originario dal 2 marzo del 1931 dell’area contadina di Privolnoe in una famiglia impegnata nell’attività rurale, ha studiato con brillanti risultati nell’Università Statale di Mosca, ha ottenuto importanti riconoscimenti, fra cui la Bandiera Rossa del Lavoro, tre volte l’Ordine di Lenin, alcune lauree honoris causa e ha conosciuto nell’ateneo della capitale russa Raissa Maksimonova Titarenko, poi sposata e diventata l’accompagnatrice ufficiale al di là della consolidata consuetudine e anche prima consulente. La donna, iscritta all’anagrafe di Rubvovsk dal 5 gennaio del 1932, s’è unita ufficialmente con Gorbaciov il 25 settembre del 1953. La coppia ha avuto una figlia, Irina, nata nel 1957 e un paio di nipoti, Ksenja e Anastasija. Raissa è scomparsa all’età di 67 anni a Munster, il 20 settembre del 1999 e per Gorbaciov è stato un durissimo colpo, peraltro mai assorbito.
Il documentario del tedesco di Monaco di Baviera Werner Herzog e di André Singer ripercorre l’intera attività di Gorbaciov, anche con le testimonianze di alcune personalità internazionali dell’epoca, fra cui il premier ungherese dall’88 al ’90 Miklos Nemeth, i segretari di Stato americani George Schultz e James Baker, il presidente della Polonia dal 1990 al 1995 e leader di Solidarnosc Lech Walesa, il primo ministro della Gran Bretagna dal 1978 al 1990 Margaret Thatcher e il consigliere per la Sicurezza della Germania per il cancelliere Helmut Kohl, Horst Teltschik.
Gorbaciov, protagonista miliare del percorso storico di fine Novecento, è stato chiamato a guidare l’Unione Sovietica in un momento particolarmente delicato dal punto di vista politico, economico, sociale e delle relazioni internazionali. È stato l’ultimo segretario del PCUS, il più grande e importante Partito Comunista del mondo e anche l’ultimo presidente dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, dal 15 marzo del 1990 al 25 dicembre del 1991. Gorbaciov ha esposto e lanciato all’intero pianeta due termini, ‘perestrojka’ e ‘glasnost’, ristrutturazione e trasparenza, che hanno portato gli obiettivi del grande paese all’attenzione internazionale. L’evoluzione ammodernata e innovativa di Gorbaciov, già intravista nel periodo di responsabilità del settore agricolo, ha portato a superare la cosiddetta ‘guerra fredda’ con gli Stati Uniti attraverso la diplomazia e gli incontri con l’allora presidente Ronald Reagan, fra cui quello storico nell’islandese Reykjavík sul disarmo nucleare; a smantellare il Muro di Berlino e a favorire la riunificazione della Germania; a superare il Patto di Varsavia e ad aggiornare l’andamento interno. Nelle visite all’estero era positivamente accolto al passaggio con un ritmico “Gorby Gorby”. Nei confini natii, invece, ancora adesso, anche se in misura minore, è considerato un ‘traditore’. Sullo scivolo dell’ultima scena, però, è finito non esclusivamente per cause e responsabilità personali. È uno dei rammarichi più evidenti, “dovuti all’ambizione e all’inseguimento del potere di alcuni”, in particolare di Boris Eltsin. Primo passo per la dissoluzione dell’URSS. Dal documentario emergono altri aspetti di quel piano, fra cui la volontà di avvicinare l’Unione all’Europa, al mercato cosiddetto ‘occidentale’ e a un’altra visione politica, amministrativa ed economica.
La considerazione per l’opera di Gorbaciov è sempre positiva ed elevata fuori dai confini delle ex Repubbliche Sovietiche. All’interno è in fase di recupero, condizionata dalle varie evoluzioni registrate nel corso degli anni. “L’opera è rimasta incompiuta, il programma incompleto, il
percorso interrotto”, ha ribadito il Premio Nobel per la Pace nel 1990. Gorbaciov nel tempo ha istituito anche una Fondazione.
L’interessante documentario di Werner Herzog e André Singer sulla vita pubblica e privata di Mikhail Gorbaciov della durata di una novantina di minuti e arricchito da filmati dell’epoca, è sostenuto da I Wonder Pictures, in collaborazione con la sezione Stories e il Biografilm Festival-International Celebration of Lives, la Regione Emilia-Romagna, l’Unipol, SkyArte, la Rai attraverso Radio2 e MyMovies.it.

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