Appare in miglioramento ed è comunque un segnale indicativo la situazione nel Lazio sulla raccolta differenziata dei rifiuti. A rendere note le aggiornate realtà dell’ultima stagione sono stati i vertici di Legambiente nell’annuale appuntamento con ‘EcoForum’ dopo aver raccolto e analizzato i dati dell’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale e dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Aumenta il numero dei cosiddetti ‘Comuni Ricicloni’, quelli che sul proprio territorio hanno valicato la fatidica soglia del 65% di raccolta differenziata. Nell’occasione sono stati 127, il 41% in più rispetto allo scorso anno, a contenere maggiormente la quota degli scarti che finiscono indiscriminatamente nelle comuni discariche. E, di conseguenza, è salito il livello regionale, che dal 45,5% è passato al 47,3% e senza il prevedibile responso infelicemente negativo di Roma la quota sarebbe addirittura del 53%. “Con tutte queste amministrazioni pubbliche locali virtuose il Lazio potrebbe diventare un protagonista di una sana gestione del ciclo dei rifiuti e dell’economia circolare”, ha rilevato il presidente regionale di Legambiente Roberto Scacchi, che a Roma, nelle sale dell’hotel ‘Quirinale’ di via Nazionale, ha consegnato i previsti riconoscimenti ai responsabili dei vari enti territoriali. L’avanzata dell’andamento è straordinariamente continuo e costante, segnale di una sempre maggiore consapevolezza dei cittadini e delle amministrazioni pubbliche. Nel 2015 i ‘Comuni Ricloni’ del Lazio erano appena 11 saliti a 86 nel 2018 e diventati oggigiorno 127. La romana Vallinfreda è sul gradino più alto del podio con l’83,9%, seguita dalla pontina Norma con l’83,67% e la viterbese Canepina con l’82,79%. Il risultato finale potrebbe essere condizionato dall’entità dei residenti, rispettivamente di 291, 4.046 e 3.025 persone. Legambiente ha suddiviso i risultati anche seguendo la concentrazione della popolazione delle diverse località. E fra quelle superiori ai 5 mila abitanti ha primeggiato Fondi, provincia di Latina, con l’81,75%, che ha preceduto la romana Castelnuovo di Porto, arrivata all’80,54% e l’altra pontina, Itri, ferma all’80,06%. La minuziosa statistica dell’associazione ambientalista ha riguardato anche la complessiva quantità della raccolta differenziata, che ha visto la leadership assegnata alla zona aeromarittima di Fiumicino con poco più di 58 mila 609 tonnellate di rifiuti, in grado di sopravanzare un paio di centri dell’area pontina, Aprilia, con 58 mila 593 tonnellate arrotondate in leggero difetto e Terracina, con 41 mila 467 tonnellate guardando l’eccesso. Sguardo rivolto alla pericolosa plastica. Minore produzione per abitante a Paliano, provincia di Frosinone, quindi a Rocca Priora, centro dei Castelli Romani e Colle San Magno, sempre rappresentante della Ciociaria. Il più evidente balzo in avanti a livello provinciale riguarda Rieti, passata dal 38,31% al 47,01% di raccolta differenziata. L’aumento, comunque, è generalizzato, in particolare a Frosinone e a Latina, rispettivamente del 4,59% e del 3,53%. Nell’area metropolitana di Roma, nonostante la debacle della stretta cinta comunale, il recupero è salito dell’1,08%, soprattutto sospinto dall’hinterland. La zona della Tuscia ha registrato un +2,37%. Complessivamente nella regione sono stati raccolti 4 milioni 460 mila 370 tonnellate di rifiuti, in aumento rispetto ai 4 milioni 324 mila 975 tonnellate recuperate nel 2017. La differenziata ha segnato un aumento di 79 mila 200 tonnellate, che ha portato il Lazio al quindicesimo posto nella particolare graduatoria nazionale. Ancora inferiore alle attese il numero delle amministrazioni comunali che hanno applicato la Tariffa Puntuale. È stato ricordato che la Regione ha deciso nel 2016 l’obbligo del passaggio dalla TARI alla TARIP entro il 2020.
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