Novità. Intanto. Genialità, originalità e innovazione. Assolute, di qualità e del Made in Lazio, da immettere sul mercato sia nazionale e, perché no?, internazionale, da proporre ai curiosi, appassionati e attenti consumatori, che, con il passare del tempo, hanno modificato gusti e abitudini, in grado di apprezzare anche le preparazioni di menu variegati, ma, comunque, senza abbandonare troppo le tradizioni culinarie. ‘Food Innovation Hub’ è l’iniziativa promossa e organizzata dalla Regione Lazio per “migliorare le offerte sugli scaffali dei negozi e per gli acquisti on-line e, inevitabilmente, la competitività su un mercato in continua evoluzione” sia per la miriade di confezioni in commercio che per i ritmi e i tempi quotidiani a disposizione. La ‘rivoluzione’ guarda e deve sfociare nei piatti di domani, delle future generazioni. Poker di indicazioni per gli eventuali candidati, soprattutto delle piccole e medie imprese, ma anche delle micro, a livello familiare o consorziate o compartecipanti: ‘bevande non alcoliche e birra artigianale’; ‘conserve alimentari’; ‘prodotti snack’ e quelli ‘lattiero-caseari e relativi sostituti’. Alla prima tranche hanno risposto, almeno finora, un centinaio fra professionisti e operatori specializzati dell’intera regione. L’interesse potrà essere espresso fino al prossimo 29 novembre digitando bracciano@lazioinnova.it dopo aver raccolto ogni tipo di informazione e documentazione da compilare su www.lazioinnova.it. I prescelti da una particolare Commissione chiamata a valutare idee e fattibilità di realizzazione e successiva commercializzazione saranno affiancati e assistiti gratuitamente nella ricerca e nello sviluppo da esperti di enti, centri, università e associazioni di categoria. Oltre quaranta quelli che già hanno offerto la competente disponibilità a collaborare all’iniziativa della promossa dalla Regione attraverso Agro Camera e Lazio Innova e sostenuta con i fondi dell’Unione Europea inseriti nel Piano triennale 2019-2021. Gli appositi e opportuni laboratori saranno predisposti nello Spazio Attivo di Bracciano e in quello di Latina, ma, come ha sottolineato il direttore di Lazio Innova Luigi Alfonso Campitelli, i cosiddetti ‘cantieri’ “potrebbero essere spostati, anche per seguire le eventuali necessità dei partecipanti”. Il ‘Food Innovation Hub’ è illustrato itinerantemente per la parte di indirizzo dal vicepresidente regionale Daniele Leodori e dall’assessore allo Sviluppo Economico e alle Attività Produttive Paolo Orneli, per quella regolamentare e amministrativa da Luigi Alfonso Campitelli e pratica dal direttore generale di Agro Camera Carlo Hausmann. “Diversificazione” è la parola d’ordine, che continuamente e incessantemente è rimbalzata nello Spazio Attivo di Palazzo Rospigliosi a Zagarolo, ma protagonista anche negli altri riferimenti di Bracciano, Civitavecchia, Colleferro, Ferentino, Latina, Rieti, Viterbo e nei due di Roma. Hausmann ha rilevato che “il Lazio in alcuni settori riguardanti le assolute specialità è quasi inesistente sul mercato alimentare. Le buone idee favoriscono i buon prodotti e il buon risultato commerciale. L’iniziativa offre la possibilità di concretizzare quella trovata, prima con la realizzazione di un prototipo e, poi, con l’analisi del marketing e il gradimento del consumatore”. Elencati i requisiti per una maggiore soddisfazione relativamente all’originalità; alla tipicità; al gusto; al contenuto; al modo di essere salutare, nutrizionale e naturale; durevole, per avere la possibilità di un export; artigianalmente locale; pronto al consumo; esteticamente etico e interessante, anche per poter essere un cadeau e, ovviamente, fresco. Nel Lazio sono operativi un’ottantina di punti-vendita di prodotti naturali. La presentazione del primo esperimento del genere sulla nostra penisola di un settore che “vale 30 miliardi di euro in esportazioni e il doppio in contraffazione del Made in Italy” è stata arricchita da alcuni esempi a testimonianza di una trasformazione comune del mercato, chiamato a seguire le richieste soprattutto di qualità e di velocità nella preparazione. E anche di alimenti e bevande, veri e propri condensati proteici. Da inseguire l’utilizzo di ingredienti speciali, particolari, in sostituzione dei conservanti e degli insaporitori chimici a vantaggio di quelli naturali, come potrebbero essere le spezie. A fine anno dovrebbero essere ufficializzata la lista degli operatori coinvolti e a metà 2020 sono previste le prime sperimentali produzioni. Fissati i requisiti e gli obiettivi per individuare le nuove specialità alimentari con l’analisi dei potenziali mercati per la commercializzazione attraverso una completa assistenza specialistica e con l’applicazione e la valorizzazione della cosiddetta economia circolare per una riduzione degli sprechi e l’utilizzo delle materie prime e seconde.
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