App(etito) antispreco

‘Too good to go’ consente anche in Italia l’acquisto a prezzi ribassati degli alimenti invenduti

L’illuminante intuizione ha origine in Danimarca nell’anno 2015. L’obiettivo dichiarato è il massimo contenimento dello spreco di generi alimentari, che genera disagi morali e sociali e danni a livello economico e ambientali. ‘To good to go’ ha esteso la presenza organizzativa finora in tredici paesi europei, fra cui l’Italia. Il meccanismo per superare la dispersione dei vitali alimenti è relativamente semplice attraverso un’opportuna applicazione. La App ‘Too good to go’ è scaricabile da Apple Store e da Google Play e tramite la geolocalizzazione sul display è possibile vedere la mappa dei punti commerciali aderenti all’iniziativa. In questo modo è possibile ordinare il ‘Magic Box’ predisposto da supermercati, hotel, ristoranti, panifici, pasticcerie, bar e da qualunque esercizio commerciale che intende eliminare l’invenduto della giornata. L’acquisto e il pagamento a quota ultraribassata avviene on-line.
Almeno quattordici milioni di persone sono coinvolte nel ‘Too good to go’, fra cui di Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Polonia, Spagna e anche il nostro Paese. Sette, finora, le regioni rappresentate: l’Emilia-Romagna con Bologna, la Liguria con Genova, la Lombardia con Milano, il Piemonte con Torino, la Toscana con Firenze, il Veneto con Verona e, d’ora in poi, anche il Lazio con Roma e prossimamente la Campania con Napoli e il Friuli-Venezia Giulia con Trieste. In Italia a sviluppare il sistema antispreco e a coordinare l’attività pensa Eugenio Sapora. A livello internazionale il riferimento è Mette Lykke.
In soli cinque mesi in Italia i richiedenti hanno superato il livello di 230 mila con straordinarie percentuali di successo: a Bologna quotidianamente è venduta l’intera offerta, a Torino il 95% e a Milano e a Verona l’85%. La maggior parte delle richieste riguardano i giovani e gli studenti sia per la familiarità con le aggiornate tecnologie che per i prezzi notevolmente abbattuti. Ogni sacchetto, mediamente, costa fra i 2 e i 6 euro, praticamente un/terzo del valore iniziale dei prodotti. “Da aprile”, è stato rilevato da Eugenio Sapora, “sono stati salvati dalla discarica oltre 70 mila pasti”. Sono ormai oltre un migliaio i punti-vendita che hanno offerto la disponibilità a preparare le ‘Magic Box’ con prodotti freschi e piatti di qualità, ma non riproponibili il giorno successivo. A Roma e anche nelle altre città della nostra penisola sono coinvolti anche i marchi di Carrefour e Eataly. Nella capitale hanno aderito all’iniziativa oltre duecento negozi, fra gli altri, i Sushi Daily e i Sushi Shop; il Mercato rionale di Testaccio; Alice Pizza; Accor Hotel; Natura Sì e lo storico ‘Gianfornaio’ con i locali dell’EUR, dei Parioli, di Ponte Milvio, di Prati e di Testaccio. Carrefour collabora a Roma con 25 punti-vendita e segue l’esperienza in Francia dove la disponibilità supera quota-mille.
Più di venti milioni le ‘Magic Box’ vendute in Europa, che hanno consentito un risparmio di emissioni nell’aria di 50 milioni di chili di anidride carbonica causati dallo smaltimento del cibo come rifiuto. A sentire la FAO un’ampia percentuale degli alimenti finisce nelle discariche. Un quantitativo che potrebbe soddisfare più volte chi, invece, ha gravi problemi per il reperimento delle risorse alimentari. Solo in Italia lo spreco alimentare è quantificabile in un valore intorno ai 15 miliardi di euro.

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