Nel nostro Paese le 383 discariche operative smaltiscono annualmente quasi 20 milioni di tonnellate fra rifiuti urbani e speciali. Le situazioni migliori nella gestione dei rifiuti sono state registrate in Veneto, in Piemonte e in Sardegna. In molti casi è l’alto costo dello smaltimento in discarica, almeno un centinaio di euro a tonnellata, avvantaggia la raccolta differenziata, che porta al costante contenimento della quantità dell’indifferenziata. Il costo, però, sarebbe ancora troppo limitato, tanto da essere ancora poco conveniente per far salire la quota e l’impegno delle varie realtà locali per una raccolta specifica e di qualità. Questi sono alcuni dei dati emersi nel corso della sesta edizione di ‘EcoForum’ promosso da Legambiente in collaborazione con Kyoto Club e la pubblicazione La Nuova Ecologia; il sostegno del CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi e del CONOU, il Consorzio Nazionale per la Gestione, la Raccolta e il Trattamento degli Oli Minerali Usati e il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e della Regione Lazio. All’appuntamento, con il filo conduttore ‘Rifiuti zero, impianti mille’, hanno partecipato operatori del settore; rappresentati dei vari consorzi, della pubblica amministrazione e delle istituzioni sia nazionali che europee. La direzione è stata chiarita dal presidente di Legambiente Stefano Ciafani, che ha rilevato come “il nostro Paese deve archiviare definitivamente la stagione del monopolio delle discariche con la progettazione e la realizzazione di impianti in grado di rappresentare l’alternativa. Inoltre, è arrivato il momento di modificare la legge sull’ecotassa per lo smaltimento in discarica, vecchio sistema di gestione dei rifiuti. Le nuove strutture per il riuso e il riciclo sono spesso considerate, in modo inesatto e scorretto, come fossero inquinanti e dannose. Impensabile il rapporto fra rifiuti zero in discarica e nessuna costruzione di impianti, quando in realtà sarebbero utili mille”. Come l’indicazione della giornata organizzata nella capitale. A sentire gli esperti dell’ISPRA, al 2017 erano 383 le discariche, mentre gli impianti per il completamento della ben nota economia circolare, soprattutto utilizzati dai consorzi per la lavorazione della plastica, della carta, del vetro, dell’acciaio, dell’alluminio, del legno, degli oli minerali e della frazione organica dei rifiuti, fra piattaforme di stoccaggio e strutture per la selezione e il riciclo, non superavano quota 1.700. Un rapporto 4 a 1 ancora insufficiente e inadeguato per una nazione come l’Italia. In alcune aree della nostra penisola la percentuale della raccolta differenziata multimateriale è anche superiore a quella segnalata dai leader europei. In altre zone la situazione è ancora assolutamente imbarazzante con raccolte modeste. Quasi tutti i recuperi specifici hanno mostrato una lievitazione delle rispettive quantità, fra cui quelli degli imballaggi, che nel 2018 hanno toccato i 10 milioni e 700 mila tonnellate, l’81% del totale immesso sul mercato e del pericoloso, per l’ambiente, olio minerale usato, in grado di raggiungere il 99% del raccoglibile. La quasi totalità, poi, è avviato alla rigenerazione. “Un sistema, quello del CONOU, che negli oltre 35 anni di attività ha consentito la raccolta di 6 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato, la rigenerazione di 5 milioni e 300 mila tonnellate, dai quali sono stati prodotti 3 milioni di tonnellate di materiale base con un risparmio di quasi 3 miliardi di euro sulla bilancia energetica nazionale”, ha sottolineato il presidente Paolo Tomasi. La giornata dedicata a ‘EcoForum. L’Economia Circolare dei Rifiuti’, è stata anche l’occasione per consegnare i riconoscimenti alle varie amministrazioni pubbliche locali, che sono state particolarmente impegnate nella raccolta differenziata. Una sfilata per ritirare l’ormai classico premio di ‘Comune Riciclone’.
|