Dal trattamento alla cura, specialistica, qualificata e, soprattutto, personalizzata. “La rivoluzione in corso porterà interventi sempre più mirati e cuciti sartorialmente sulle singole persone senza distinzioni di territorio o di reddito. Dalle persone alle persone per le persone”. La strada è tracciata ed è stata indicata e illustrata dal presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi nel corso dell’annuale Assemblea con il riferimento al ‘2025, la salute che verrà-L’industria biofarmaceutica in Italia protagonista nelle sfide del futuro’, a cui hanno preso parte, fra gli altri, il ministro della Salute Giulia Grillo, il vice al dicastero dell’Economia e delle Finanze Massimo Garavaglia e il direttore generale dell’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, Luca Li Bassi. “Le nuove terapie non stravolgeranno solo le cure, ma anche i comportamenti e le abitudini delle persone e della comunità. Le spese per la salute sono un investimento” in un Paese dove “l’assistenza sanitaria pubblica è universale”. L’EMA, l’Agenzia Europea dei Medicinali, ha indicato cinque azioni per il domani, che riguardano l’integrazione di scienza e tecnologia nello sviluppo dei farmaci, la generazione collaborativa di evidenze, la promozione dell’accesso alla cura personalizzata, la disponibilità delle terapie e il sostegno alla ricerca e all’innovazione. A questo proposito Scaccabarozzi ha ricordato che sono allo studio oltre “sedicimila prodotti anche per la cura di malattie gravi e di quelle rare. Terapie promettenti come la CAR-T, combinate, geniche, tissutali e antibatteriche innovative. Attuali le terapie digitali, fra l’altro approvate nell’ultimo biennio dalla FDA, l’ente regolatorio degli Stati Uniti”. La digitalizzazione trasforma l’attività di raccolta, analisi e integrazione dei dati relativi al paziente e con la telemedicina le persone anziane e i bambini possono essere continuamente controllati. Migliora anche la comunicazione fra medico e paziente e fra gli stessi specialisti. “Dal 2014 al 2018 annualmente sono stati approvati 46 nuovi farmaci. 36 all’anno nei cinque precedenti e saranno 54 periodicamente per il prossimo quinquennio”. Il settore ha risolto con il Ministero e le regioni la questione del pay-back, l’eccedenza di spesa farmaceutica rispetto ai limiti fissati nel periodo 2013-2017. Le imprese del farmaco hanno investito complessivamente nel 2018 quasi 3 miliardi di euro e con un miliardo e 700 milioni di euro sono leader per l’attenzione economica rivolta all’innovazione. In pratica tre volte la media nazionale. Il settore è in grado di vantare un giro d’affari per 32 miliardi di euro, praticamente capofila nell’Unione Europea, in compagnia della ‘solita’ Germania. Oltre la media continentale anche lievitazione delle esportazioni, +117% in un decennio. Notevoli i numeri, come quelli degli occupati, in totale 250 mila, con un’alta presenza femminile, 42% e degli under 35 assunti negli ultimi tre anni, l’81%. “Farmaci e vaccini” evitano altri costi socio-sanitari, hanno sottolineato gli intervenuti. “Un euro per la vaccinazione consente un risparmio fino a 16 euro per le eventuali cure. In oncologia, fra il 2010 e il 2015, la spesa totale è diminuita di oltre il 10% proprio per i farmaci. Contenimento degli esborsi anche per le cure dell’epatite C e dell’Alzheimer”. Il ministro Giulia Grillo, assente lo scorso anno alla kermesse di Farmindustria, ha rivolto l’attenzione sulla collaborazione fra le varie componenti del settore. Al dicastero sarebbero sul tavolo alcuni temi importanti come un piano per le malattie rare, l’aggiornamento del prontuario e la rimodulazione del prezzo di alcune confezioni di farmaci. Massimo Garavaglia, invece, ha rilevato come “sarebbe opportuno orientare meglio la spesa anche all’interno della stessa regione”. Insomma un’ancora inspiegabile ‘macchia di leopardo’ nella stessa ‘macchia di leopardo’. In quegli spazi un po’ più scoloriti. Luca Li Bassi dell’AIFA ha ipotizzato “una migliore canalizzazione delle risorse”, che sarebbero, invece, “drenate da altre soluzioni farmaceutiche”, poi rivelate inefficaci e inconcludenti. Farmindustria è stata fondata nel 1978 e rappresenta quasi duecento aziende, alcune anche a capitale straniero. Oltre 170 le strutture produttive sparse un po’ su tutta la nostra penisola.
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