Corruzione internazionale

Transparency. L’Italia guadagna posizioni, fino alla 53^, nell”Indice di Percezione’, ma è ancora insufficiente

Pian piano, anno-dopo-anno, l’Italia risale posizioni e percentuali nella classifica dell”Indice di Percezione della Corruzione’ definita da Transparency International seguendo e analizzando alcune condizioni e parametri di 180 paesi. I dati sono stati resi noti nella capitale da Virginio Carnevali, riferimento in Italia di Transparency International e approfonditi anche da Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione e da Giulia Sarti, responsabile della Commissione Giustizia della Camera.
L’Italia, dunque, conquista una posizione rispetto al 2017, la 53^ e un paio di punti percentuali e arriva a 52, comunque sempre sotto il convenzionale limite della sufficienza, ma ben distante dai fondali toccati nel 2012 quand’era alla piazzola 72 a quota 42 e l’anno successivo, ultima fra le nazioni europee. L’inversione di tendenza è stata sospinta molto probabilmente da un paio di importanti passaggi: il primo, fra il 2012 e il 2013, con l’approvazione della ‘legge-Anticorruzione’ e, l’altro, nel 2014 con la nascita dell’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.
“Non è sempre certo il rapporto fra i fatti di corruzione e la percezione, che, comunque, non è uniforme ed omogeneo in tutto il mondo”, ha sottolineato lo stesso magistrato. “I casi nella pubblica amministrazione sono gravi anche per l’immagine del Paese e nel riflesso internazionale e non è assolutamente dimostrato che i particolareggiati controlli e le minuziose verifiche sono causa di ritardi e danni per concessioni e appalti. L’esempio dell’Expo di Milano è eloquente”.
Pungente, ma concreto e anche realistico il parere di Carnevali, quasi tagliente su come “in Italia è ancora alta l’idea” della continua e costante bustarella per agevolare e risolvere un iter burocratico o ottenere lavori e rifornimenti di qualsiasi genere per gli uffici della pubblica amministrazione. “Ed è pericoloso affermare che la lotta ai fenomeni di malaffare aumenta la percezione della corruzione, semmai è il contrario”.
Lo studio internazionale è articolato in tredici sondaggi e valutazioni di esperti sul fenomeno nel settore della pubblica amministrazione, i quali assegnano punteggi da zero, per le condizioni di alta irregolarità, a cento, per una completa immunità. Oltre due/terzi dei paesi ha raccolto giudizi inferiori a 50, come dire che la situazione non è proprio l’ideale e rassicurante per i rispettivi cittadini. La media dei 180 paesi è di 66/100. Dal 2012 solo una ventina di nazioni hanno migliorato significativamente il punteggio e la posizione, fra cui l’Italia. Quasi altrettante sono scivolate, piombate nel meridione della graduatoria, fra cui l’Australia, l’Ungheria e la Turchia. Danimarca leader, in grado di scavalcare la Nuova Zelanda. Al di sopra del parallelo 80 figurano una dozzina di nazioni, fra cui nove europee a stragrande maggioranza nordica. Singapore e Canada le altre due extraeuropee. Gli Stati Uniti sono ventiduesimi con 71 punti alle spalle della Francia, del Belgio, del Giappone e, persino, dell’Estonia. L’Italia pareggia con Grenada e l’Oman, ma precede, fra gli altri, grandi e importanti paesi anche dal lato commerciale, economico e politico, come la Cina, ottantasettesima con 39 punti e la Russia, centotrentottesima con 28 punti, alla pari di altri cinque realtà geografiche. La lunga lista è chiusa dalla Somalia, che ha rastrellato solo 10 preferenze da parte degli esperti.
Giulia Sarti, presidente della Commissione Giustizia della Camera, ha ricordato le norme già approvate e sottolineato l’importanza della raccolta e della diffusione dei dati elaborati da Transparency International. “Indicatori utili per le prossime iniziative legislative rivolte, ad esempio, alle attività delle fondazioni e dei partiti”. Importanti “le funzioni degli agenti infiltrati e le attività di intercettazione”.
Una minaccia continuativa “gli alti livelli di corruzione e la scarsa trasparenza di chi gestisce la cosiddetta ‘cosa pubblica’, conflitti di interesse fra finanza, politica, affari e istituzioni, che rappresentano una minaccia alla stabilità e al buon funzionamento di un Paese. Le istituzioni, sia nazionali che europee, devono per prima cosa riacquistare la fiducia dei cittadini, mostrando trasparenza, credibilità e inattaccabilità sul piano dell’integrità” etica e morale, hanno ribadito alla Transparency International, l’organizzazione non governativa impegnata nella lotta alla corruzione. Contrastare il fenomeno in tutte le forme e un giro d’affari illecito a più zeri; analizzare e studiare le soluzioni e gli strumenti idonei; promuovere le normative ideali e utili; incoraggiare gli operatori economici pubblici a formulare e applicare i necessari principi etici e organizzare incontri e convegni per sensibilizzare le istituzioni e la pubblica opinione, sono i carburanti delle iniziative e delle attività per avvicinare e centrare gli obiettivi di Transparency International.

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